L'EVENTO/ I Pink Floyd vanno all'Opera (di Roma)
Un balletto impostato sulle
musiche celeberrime del gruppo rock dei Pink Floyd, ma non è una novità. Questa
volta si distingue per una coreografia di grande bellezza. GIUSEPPE PENNISI
30 gennaio 2018 Giuseppe
Pennisi
Foto Yasuko
Kageyama
Chi si ricorda dei Pink Floyd, uno dei maggiori
gruppi musicali rock degli anni sessanta? Nel corso di una lunga e travagliata
carriera, il gruppo è riuscito a riscrivere le tendenze musicali della propria
epoca, diventando uno dei più importanti della storia. Dedicatisi inizialmente
alla musica psichedelica ed allo space rock, si sono successivamente
specializzati nel rock progressivo, caratterizzato da una coerente
ricerca filosofica, esperimenti sonori, grafiche innovative e spettacolari
concerti. Una stima effettuata nel 2008 afferma che hanno venduto 250 milioni
di dischi, di cui 75 milioni negli Stati Uniti. Per festeggiare i 50 anni di
carriera della band, nel 2016 la Royal Mail britannica ha prodotto una serie di
10 francobolli dedicati ai migliori album del gruppo.
Del gruppo iniziale di cinque giovani (nel 1965) oggi ne
sopravvivano solamente tre. Anziani e non in grande salute, non hanno potuto
essere presenti alle vere e proprie ovazioni tributate, il 28 gennaio, alle
loro canzoni nel paludato Teatro dell’Opera di Roma in occasione della ripresa
del Pink Floyd Ballet.
Non è uno spettacolo nuovo; a Roma se ne è vista un’edizione alcuni
anni fa nella stagione estiva alla Terme di Caracalla. Nacque nel 1972 a
Marsiglia, al Palazzo dello Sport; davanti ad una folla in delirio, il gruppo,
collocato su un palco dominante la scena, suonò in una nube di fumogeno, mentre
al di sotto dei musicisti i ballerini, in accademica uniforme bianca, fornivano
un contrappunto coreografico alle canzoni prescelte. L’idea iniziale era stata della
figlia, allora decenne, del grande coreografo Roland Petit, il quale, dopo
un’esperienza amara all’Opéra de Paris, aveva accettato l’invito di Marsiglia
di creare nella città mediterranea una compagnia di balletto di grande
livello.
La bambina, appassionata dei Pink Floyd, aveva
chiesto al padre di coreografarne le canzoni. Petit contattò il gruppo, scelse
con loro le canzoni e ne risultò un balletto in quattro movimenti con uno gioco
di luci estremamente raffinato. Dal 1972 ad oggi ha girato in tutto il mondo, a
volte con i Pink Floyd che cantavano dal vivo, molto più spesso
con le canzoni su nastro registrato (come al Teatro dell’Opera di Roma.
E’ coreografia di grande bellezza e che richiede anche notevoli
qualità atletiche. Nello spettacolo domina la parte visiva. Tuttavia la musica
dei Pink Floyd vive ancora, non solo grazie ai ricordi dei
coetanei (o quasi) del gruppo ma anche allo loro influenza su musica
contemporanea come quella dei Nine Inch Nails, dei Dream Theater e dei
Porcupine Tree.
Il virtuosismo dei ballerini ha una grande presa sul pubblico anche
perché il Pink Floyd Ballet è la seconda parte di un
programma complessivo intitolato Soirée Français nella cui prima parte
è stato presentato un altro balletto, raffinatissimo ma non acrobatico, firmato
da Serge Lifar – Suite en Blanc, su musica di uno dei protagonisti del
romanticismo francese. Èdouard Lalo, di cui si rappresenta ancora spesso
(soprattutto in Francia ) l’opera Le Roi de Lys. Al pari del Pink
Floyd Ballet, in Suite en Blanc - in cui danza la direttrice del
corpo di ballo, Eleonora Abbagnato - non c’è un intreccio , ma esclusivamente
coreografia. I ballerini sono rigorosamente in bianco e danzano su un fondale
nero sulle dolcissime note di Lalo.
Grande meritato successo.