Nella Basilica Superiore di Assisi
(stracolma di spettatori) le note di
Mozart, incluse nel cartellone della
Sagra Musicale Umbra, sono state
giustapposte alla magia degli affreschi
di Giotto. Non c’e` un legame
tra Mozart e la pittura di Giotto, c’e`
pero` un nesso tra la storia di San
Francesco, oggetto dei dipinti di
Giotto, ed i tre brani di Mozart scelti
per il concerto: il Kyrie in re minore,
il Misericordias Domini ed il
Requiem. Il nesso e` il re minore,
una tonalita` severa, cupa, che ben
si adatta agli affreschi giotteschi,
anche essi severi nella loro essenzialita`
e nel loro realismo stilizzato.
E soprattutto al Giubileo della Misericordia.
Di grande livello l’esecuzione
affidata alla bacchetta di Gary
Graden, all’Orchestra da Camera di
Perugia, al St. Jacob’s Chamber
Chorus di Stoccolma ed a quattro
bravi solisti (Elisaveta Martirosyan,
Ewa Guban´ ska, Emanuele D’Aguanno
e Adriano Gramigni). Un cast internazionale,
come si addice ad un
festival di livello internazionale.
Il 17 settembre la Sagra ha presentato
il Concerto di Premiazione del
concerto internazionale di composizione
sacra « Francesco Siciliani »,
uno dei piu` ambiti riconoscimenti
in assoluto. Viene conferito ogni
due anni in seguito ad un concorso
internazionale a tema. In sei anni
sono state presentate circa 600 partiture,
quasi 150 in questa ultima
tornata, il cui tema era una composizione
corale sul Kyrie. Ci sono
tra distinte giurie: una presieduta
da Helmuth Rilling (Presidente), Arvo
Pa¨ rt (Vice Presidente), con Gary
Graden, Pietro Caraba e Alberto
Batisti, tutti noti esperti internazionali
di musica corale; una composta
dai critici musicali presenti al concerto
finale ed una dal pubblico del
concerto medesimo. I tre finalisti (il
tedesco Steven Helien, l’italiano
Carlo Alessandro Landini ed il canadese
Julian Darius Revie) sono
stati tutti premiati: l’italiano ed il
canadese dalla giuria ex aequo; il
tedesco ed il canadese, rispettivamente,
dai critici musicali e dal
pubblico.
Da quest’anno, poi, la Sagra Umbra
offre concerti di mezzogiorno che
vedono protagonisti giovani del
Conservatorio, al Palazzo della Penna
e nella magnifica delle conferenze
della Galleria Nazionale dell’Umbria.
Tra quelli da me ascoltati, di
particolare rilievo quello sul Seicento
Stravagante. Molto bravi i cinque
componenti dell’ensemble, che suonano
strumenti il piu` simili possibili
a quelli d’epoca, ricostruiti dopo
lunghe ricerche nei musei di strumenti
musicali. Di clima opposto
era lo spettacolo-concerto sufi nella
millenaria Chiesa templare di San
Bevignate, intriso di melanconia,
pur con un’esplosione di gioia nel
numero finale. I protagonisti sono
stati due cantanti, Abir Naraouini e
Moufadhel Adhoum, un percussionista
– Mohamed Abdelkater Ibn
Haj Kachem – un pianista Se´ bastien
Willemins – ed il direttore In-Sang
Hwang. Il complesso e` prevalentemente
tunisino, ma con un direttore
coreano, un coro italiano diretto da
una francese ed un pianista belga:
una prova di come il canto sufi a
Dio Grande e Misericordioso sia
universale. Cio` spiega le ovazioni
del pubblico al termine del concerto.
Molto piu` classico, infine, il concerto
di chiusura, il 18 settembre al
Teatro Morlacchi di Perugia, in cui
Juraj Valcˇ uha ha scelto due brani
del mondo dove e` nato e cresciuto:
e se la Sinfonia n. 9 di Dvorˇa´k e`
notissima, meno conosciuta in Italia
e` la Missa glagolitica di Jana´ cˇ ek,
che proprio alla Sagra Umbra del
1951 ebbe la sua prima esecuzione
italiana. Si tratta di una Messa assai
insolita perche´ , pur seguendo il canone,
ha le proprie radici musicali
nell’antica tradizione morava. L’alfabeto
« glagolitico », derivato con
ogni probabilita` dalla grafia greca
del settimo e dell’ottavo secolo,
quello del « Verbo » (glagol, o «verbum
»; glagola, o « dicit ») fu congegnato
dai fratelli Metodio e Cirillo,
mandati da Bisanzio per evangelizzare
i popoli dei paesi slavi a meta`
del nono secolo, e fu il pretesto
scelto da Jana´ cˇek per dare voce al
suo credo personale, profondamente
umanistico, e per dare un gran rilievo
alla parola. Alla guida di 120
esecutori, Valcˇuha ha cesellato con
cura l’equilibrio tra sacro e profano
della Missa, dandole un’impostazione
molto raffinata e delicata anche
nei momenti che, con altre bacchette,
diventano impetuosi. Esecuzione
di gran livello, come gia` si era
ascoltato nella Sinfonia «Dal Nuovo
Mondo ». Successo intensissimo.
Giuseppe Pennisi
(stracolma di spettatori) le note di
Mozart, incluse nel cartellone della
Sagra Musicale Umbra, sono state
giustapposte alla magia degli affreschi
di Giotto. Non c’e` un legame
tra Mozart e la pittura di Giotto, c’e`
pero` un nesso tra la storia di San
Francesco, oggetto dei dipinti di
Giotto, ed i tre brani di Mozart scelti
per il concerto: il Kyrie in re minore,
il Misericordias Domini ed il
Requiem. Il nesso e` il re minore,
una tonalita` severa, cupa, che ben
si adatta agli affreschi giotteschi,
anche essi severi nella loro essenzialita`
e nel loro realismo stilizzato.
E soprattutto al Giubileo della Misericordia.
Di grande livello l’esecuzione
affidata alla bacchetta di Gary
Graden, all’Orchestra da Camera di
Perugia, al St. Jacob’s Chamber
Chorus di Stoccolma ed a quattro
bravi solisti (Elisaveta Martirosyan,
Ewa Guban´ ska, Emanuele D’Aguanno
e Adriano Gramigni). Un cast internazionale,
come si addice ad un
festival di livello internazionale.
Il 17 settembre la Sagra ha presentato
il Concerto di Premiazione del
concerto internazionale di composizione
sacra « Francesco Siciliani »,
uno dei piu` ambiti riconoscimenti
in assoluto. Viene conferito ogni
due anni in seguito ad un concorso
internazionale a tema. In sei anni
sono state presentate circa 600 partiture,
quasi 150 in questa ultima
tornata, il cui tema era una composizione
corale sul Kyrie. Ci sono
tra distinte giurie: una presieduta
da Helmuth Rilling (Presidente), Arvo
Pa¨ rt (Vice Presidente), con Gary
Graden, Pietro Caraba e Alberto
Batisti, tutti noti esperti internazionali
di musica corale; una composta
dai critici musicali presenti al concerto
finale ed una dal pubblico del
concerto medesimo. I tre finalisti (il
tedesco Steven Helien, l’italiano
Carlo Alessandro Landini ed il canadese
Julian Darius Revie) sono
stati tutti premiati: l’italiano ed il
canadese dalla giuria ex aequo; il
tedesco ed il canadese, rispettivamente,
dai critici musicali e dal
pubblico.
Da quest’anno, poi, la Sagra Umbra
offre concerti di mezzogiorno che
vedono protagonisti giovani del
Conservatorio, al Palazzo della Penna
e nella magnifica delle conferenze
della Galleria Nazionale dell’Umbria.
Tra quelli da me ascoltati, di
particolare rilievo quello sul Seicento
Stravagante. Molto bravi i cinque
componenti dell’ensemble, che suonano
strumenti il piu` simili possibili
a quelli d’epoca, ricostruiti dopo
lunghe ricerche nei musei di strumenti
musicali. Di clima opposto
era lo spettacolo-concerto sufi nella
millenaria Chiesa templare di San
Bevignate, intriso di melanconia,
pur con un’esplosione di gioia nel
numero finale. I protagonisti sono
stati due cantanti, Abir Naraouini e
Moufadhel Adhoum, un percussionista
– Mohamed Abdelkater Ibn
Haj Kachem – un pianista Se´ bastien
Willemins – ed il direttore In-Sang
Hwang. Il complesso e` prevalentemente
tunisino, ma con un direttore
coreano, un coro italiano diretto da
una francese ed un pianista belga:
una prova di come il canto sufi a
Dio Grande e Misericordioso sia
universale. Cio` spiega le ovazioni
del pubblico al termine del concerto.
Molto piu` classico, infine, il concerto
di chiusura, il 18 settembre al
Teatro Morlacchi di Perugia, in cui
Juraj Valcˇ uha ha scelto due brani
del mondo dove e` nato e cresciuto:
e se la Sinfonia n. 9 di Dvorˇa´k e`
notissima, meno conosciuta in Italia
e` la Missa glagolitica di Jana´ cˇ ek,
che proprio alla Sagra Umbra del
1951 ebbe la sua prima esecuzione
italiana. Si tratta di una Messa assai
insolita perche´ , pur seguendo il canone,
ha le proprie radici musicali
nell’antica tradizione morava. L’alfabeto
« glagolitico », derivato con
ogni probabilita` dalla grafia greca
del settimo e dell’ottavo secolo,
quello del « Verbo » (glagol, o «verbum
»; glagola, o « dicit ») fu congegnato
dai fratelli Metodio e Cirillo,
mandati da Bisanzio per evangelizzare
i popoli dei paesi slavi a meta`
del nono secolo, e fu il pretesto
scelto da Jana´ cˇek per dare voce al
suo credo personale, profondamente
umanistico, e per dare un gran rilievo
alla parola. Alla guida di 120
esecutori, Valcˇuha ha cesellato con
cura l’equilibrio tra sacro e profano
della Missa, dandole un’impostazione
molto raffinata e delicata anche
nei momenti che, con altre bacchette,
diventano impetuosi. Esecuzione
di gran livello, come gia` si era
ascoltato nella Sinfonia «Dal Nuovo
Mondo ». Successo intensissimo.
Giuseppe Pennisi
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