La Ue cambia le regole Nuove insidie per
il credito italiano
Vi ricordate l’entrata in vigore, quasi di soppiatto (almeno
in Italia), delle prime due 'gambe' o 'pilastri' dell’unione bancaria europea?
Allora scoppiò, quasi a ciel sereno, il problema del 'bail in' al momento del
dissesto di Banca Etruria e di altri tre istituti dell’Italia centrale ; altri
Stati membri dell’Unione Europea (UE),avevano risolto, spesso con interventi
pubblici, problemi analoghi durante il negoziato (circa tre anni) dell’unione
bancaria, le cui regole si rivelano oggi un ostacolo ad alcuni dei piani di
risanamento del Monte dei Paschi di Siena, il cui eventuale crollo inciderebbe
su parte importante del sistema bancario del Paese. La settimana scorsa è stata
presentata una 'Comunicazione' della Commissione dal titolo 'Verso il
completamento dell’unione bancaria'. Si tratta in effetti di un progetto per
modificare i primi due pilastri dell’unione bancaria e, al tempo stesso,
cercare di superare le obiezione della Germania e di altri Stati europei al
terzo pilastro: la garanzia comune sui depositi in conto corrente sino a
100.000 euro. La 'Comunicazione' non è stata molto notata in Italia, e invece è
un primo passo di un processo molto lungo , che forse non porterà all’aspirata
garanzia comune sui depositi e nemmeno a modifiche di fondo dell’assetto ora in
vigore. È bene che l’Italia faccia sentire la propria voce.
La 'Comunicazione' ha come obiettivo quello di ridurre i
rischi. A tal fine, verrebbero introdotti nuovi requisiti di capitale e nuovi
limiti all’impiego della leva finanziaria, riducendo,al tempo stesso, gli oneri
amministrativi sugli istituti di più piccole dimensioni. Ciò comporta modifiche
ad alcuni strumenti di base dell’unione bancaria quali i regolamenti e le
direttive sui requisiti di capitale , il regolamento sul meccanismo per le
risoluzione bancarie e la direttiva sul riassetto e la risoluzione bancaria. I
dettagli della 'Comunicazione' fanno supporre che ci siano state consultazioni
informali con esperti o dirigenti di alcuni Stati Ue;l’Itali è stata inclusa in
questo giro od ignorata? Il rafforzamento degli istituti (e di misure speciali
per quelli di piccole dimensione) è senza dubbio auspicabile, ma è fattibile in
una fase in cui il sistema bancario europeo ha crediti incagliati ed
inesigibili pari al triplo di quelli di ogni altra area continentale (con
l’Italia che ha più problemi degli altri)?
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