mercoledì 30 novembre 2016

Affrettarsi se si vuole andare al festival di Salisburgo in Tempi 30 novembre



Affrettarsi se si vuole andare al festival di Salisburgo

novembre 30, 2016 Giuseppe Pennisi e Patrice Poupon
Apre le danze la “settimana mozartiana” dal 26 gennaio al 5 febbraio
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A Salisburgo non c’è aria di crisi. Il Land di Salisburgo, che produce sostanzialmente arte (e manifattura di lusso), è cresciuta dal 1995 al 2008 del 4% l’anno rispetto a una media del 2,5% per l’Austria nel suo complesso. Dal 2008 al 2015, il Pil è cresciuto complessivamente del 17% (oltre il 3% l’anno), nonostante la crisi dell’eurozona. Con meno di 600mila abitanti nell’intero Land, Salisburgo genera l’8% del valore aggiunto totale austriaco. La cultura rende se si sa metterla a frutto bene.
Accantonando per il momento le arti visive, soffermiamoci sui festival di arti e spettacoli dal vivo, anche perché sono stati finalizzati in questi giorni i programmi del 2017, e chi vuole trovare posto deve correre alle rispettive biglietterie elettroniche, nonché ai servizi di viaggio o per agenzia o per internet. Quest’anno, ho pensare di andare con tutta la famiglia: cinque adulti, nostro figlio e sua moglie, il loro bambino che questa estate avrà 14 mesi, e nostra figlia. Abbiamo anche pensato di non andare alla solita pensione che mia moglie ed io frequentiamo da quindici anni ma di prendere un appartamento al fine di poter cucinare le pappe per il piccolo. Se noi andiamo a teatro la sera, ci sono meravigliose escursioni da fare Il 29 novembre mi sono rivolto a booking.com e per la settimana indicata (27 luglio-3 agosto) era disponibile un solo appartamento ad un chilometro dal centro storico, dotato del necessario (anche WI-FI) e ad un prezzo accettabile.
Il programma del festival estivo (sei settimana, circa 150 spettacoli in una dozzina di luoghi differenti) è stato pubblicato su internet a metà febbraio, ma la biglietteria era aperta già dal 14 ottobre per il precedente festival di Pentecoste ed ancora prima per la settimana mozartiana di fine gennaio-inizio febbraio ed il festival di Pasqua, che rispondono a differenti enti ed organizzazioni.
Una premessa: ci sono numerosi festival minori e solo il LandesTheater (il teatro stabile) offre circa venti titoli di opera e balletto e altrettanti di prosa. I quattro festival più importanti iniziano in gennaio e terminano all’inizio di settembre.
Apre le danze la “settimana mozartiana” dal 26 gennaio al 5 febbraio (Mozart nacque a Salisburgo il 27 gennaio 1756). È incentrato sul Mozarteum, l’elegante scuola di specializzazione musicale costruita in suo nome. Vi si possono ascoltare le maggiori orchestre ed i più noti solisti del mondo in concerti mozartiani ed il Requiem (diretto da Marc Minkowski e les Musiciens du Louvre con solisti di livello ed in contemporanea giochi equestri di Bartabas, la celebre scuderia di cavallerizzi di Versailles che illustrano la musica mozartiana.
Il Festival di Pasqua (8- 17 Aprile) compie cinquant’anni. Fu fortemente voluto da Herbert von Karajan . Il suo direttore artistico è Christian Thielemann e l’orchestra ‘in residence’ la Staatskapelle di Dresda. Oltre a numerosi concerti anche della Vienna Philharmonic e dei Berliner Philharmoniker, il pezzo forte è una ripresa –rievocazione de Die Walkürie in un allestimento il più simile possibile a quello predisposto da Karajan cinquanta anni fa; altra chicca l‘opera da camera Lohengrin di Salvatore Sciarrino Quest’anno offre Ariodante di Georg Friedrich Händel e (in versione da concerti La donna del lago di Gioachino Rossini) in forma di concerto, oltre a numerosi concerti, tra cui un matinée di arie tratte dalle opere di Nicola Porpora, Antonio Vivaldi, Georg Friedrich Händel. Quindi il trionfo del barocco.
Dal 21 luglio al 30 agosto il grande festival estivo con opera,concerti, teatro drammatico, musica contemporanea e sperimentare. Un veloce sguardo al programma formiche un’idea della sua ampiezza Per avere un’idea dei suoi fili conduttori utile ascoltare il Presidente Helga Rabl-Stadler ed il Sovrintendente Markus Hinterhäuser che con Florian Wiegand (alla guida della sezione musica) e Bettina Hering (responsabile della sezione teatrale) hanno messo a punto il programma: L’arte è sempre stata preoccupata dai grandi temi dell’esistenza umana. In questo festival, le vediamo tanto in Monteverdi quanto in Mozart, Shostakovich or Gérard Grisey. Lo leggiamo nei lavori di Hugo von Hofmannsthal e Frank Wedekind. Lo sperimentiamo nelle produzione di Aida by Shirin Neshat and Wozzeck by William Kentridge. Investigheremo i nessi tra arte e società in tutte le nostre opera da La clemenza di Tito di Mozart a Lear di Aribert Reimann, dei drammi Rose Bernd di Gerhart Hauptmann e Lulu di Frank Wedekind in tutto il programma di concerti.
Foto: Jedermann 2015 Cornelius Obonya (Jedermann), Johanna Bantzer (Werke) © Salzburger Festspiele / Forster

lunedì 28 novembre 2016

Tristano e Isotta inaugura in grande stile la stagione dell'Opera di Roma in



WAGNER/ Tristano e Isotta inaugura in grande stile la stagione dell'Opera di Roma

Pubblicazione: lunedì 28 novembre 2016
Foto di Y. Kageyama Foto di Y. Kageyama
NEWS ROMA

WAGNER/ Tristano e Isotta inaugura in grande stile la stagione dell'Opera di Roma

LICEO OCCUPATO/ Roma, i genitori portano i figli a casa a schiaffi

Il 27 novembre la stagione del Teatro dell’Opera di Roma è stata inaugurata con la nuova produzione di Tristan und Isolde di Richard Wagner. La serata è iniziata alle 16,30 quando Daniele Gatti ha alzato la bacchetta in un teatro stracolmo dove dominavano abiti da sera per le signore e black ties per i signori. L’opera, interrotta da due intervalli di circa 45 minuti ciascuno (per esigenza dei cantanti e degli orchestrali), è durata sino alle 22,30 circa. Successivamente, un folto gruppo di personalità si è trasferito nel museo dei costumi musicali allestito a Via dei Cerchi, nei pressi del Circo Massimo per una cena di gala. Chiara indicazione, tra l’altro, che l’inaugurazione del Teatro dell’Opera di Roma gareggia con quella del Teatro alla Scala , e con la cena alla Società del Giardino, anche in termini di mondanità e di ruolo tra i templi della lirica italiani ed europei.
Lo spettacolo, co-prodotto con il Théâtre des Champs Elysées di Parigi (dove ha debuttato lo scorso maggio) e con De Nationale Opera di Amerdam, è il frutto di una stretta collaborazione tra  Daniele Gatti (che debutta al Teatro dell’Opera di Roma dove l’anno prossimo inaugurerà la stagione 2017-28 con  La Damnation de Faust di Hector Berlioz) ed il regista Pierre Audi ed il suo team creativo (Willems Bruls per la drammaturgia, Christof Herter per scene e costumi, Jean Kalman per le luci ed Anna Bertsch) per i video.
La regia di Pierre Audi e dei suoi collaboratori, in sintonia con i tempi dilatati di Gatti, presenta un Tristan und Isolde quasi visto attraverso il filtro della memoria: i frammenti astratti della nave, i denti delle balene, le rocce che ci fanno sentire che il mare è vicino. Ci sono altri aspetti simbolici  come il corpo di una mummia (Tristano? Suo padre?  Una terza persona? ) elevato verso il cielo, come si fa in Africa dove la morte è concepita come un passaggio, un  viaggio verso l’Alto.
Questa visione, al tempo stesso onirica e simbolica di Tristan und Isolde ha una sua coerenza,  costruita su dettagli. Ad esempio, il mare si intravede sempre, ma non si vede mai: nel primo atto, la scena mostra i frammenti della nave che conduce Isotta dall’Irlanda alla Cornovaglia, nel secondo atto il giardino del castello di Re Marco viene mostrato tramite una pianura (od una spiaggia?) costellata da denti di balene, nel terzo i ruderi del castello di Tristano in Bretagna sono scogli su cui si infrange il mare dove arriva il battello di Re Marco con Isotta.
L’orchestra del Teatro dell’Opera di Roma (trovata un po’ sciatta nel 2006 alla più recente esecuzione di Tristan und Isolde nel teatro della capitale) fa miracoli sotto la direzione di Gatti, il quale esalta i singoli strumenti (quali il clarinetto) e tiene un equilibrio perfetto tra buca e palcoscenico ed infonde un clima quasi sognante a tutta la partitura. In tal modo è in perfetta simbiosi con la lettura astratta di Audi. Dall’inizio percepiamo che quello dei due protagonisti è un viaggio verso la morte. Anche se l’intreccio della aktion in tre atti (così la chiamò Wagner) ha una premessa ed un intreccio dove l’eros predomina è un eros fattibile solamente dopo la morte, un incontro tra anime.
Nella lunga notte del secondo atto – la prima ed ultima volta in cui  dopo l’improvviso innamoramento, i due amanti’ si vedono (quasi) da soli– invocano l’unione tra eros e thanatos ma, fisicamente, si sfiorano appena. Concettualizzano l’amore, anzi la lussuria sublime e completa (höchste Lust) considerata possibile unicamente nell’aldilà.
Veniamo alle voci, iniziando dalle parti impervie dei due protagonisti. Tristano è Andreas Schager , che nel 2016 debuttò al Teatro dell’Opera di Roma in Rienzi, ed è stato il protagonista di Siegfried alla Scala. Non solamente ha retto, senza un cenno di stanchezza, la difficilissima parte (nel solo terzo atto il suo sofferto monologo dura tre quarti d’ora) , ma ha sfatato una leggenda: quella secondo cui il ruolo sarebbe stato scritto per un bari-tenore o per un tenore con la voce brunita. Wagner concepì il ruolo per un tenore lirico spinto. Tale era Ludwig Schnorr con Carolsfeld che, sotto gli occhi vigili del compositore, interpretò la parte a Monaco nel 1865. Morto a soli 29 anni, Schnorr era un grande interprete di Verdi. Era anche un tenore lirico Wolfgang Windgassen che proprio al Teatro dell’Opera di Roma, ascoltai nel 1959 (con Birgit Nilsson nel ruolo di Isolde e con Heinz Wallberg sul podio). A differenza di altri interpreti recenti, Schager ha un timbro chiaro ed magnifico acuto.
La Isotta di Rachell Nicholls è anch’essa di grande rilievo, ma è arrivata stanca al finale e nel primo atto ha a volte ‘strillato’ il suo, anch’esso lungo, monologo. Brett Polegato e John Relyas sono ottimi Kurwenal e Re Marco. Michelle Breedt è una Brangania di lungo corso. Bravi gli altri.
Ben dieci minuti di applausi ed ovazioni, dopo altre cinque ore in teatro e prima di altri tre in festeggiamenti.


© Riproduzione Riservata.
 

La Ue cambia le regole Nuove insidie per il credito italiano in Avvenire 29 novembre



La Ue cambia le regole Nuove insidie per il credito italiano
Vi ricordate l’entrata in vigore, quasi di soppiatto (almeno in Italia), delle prime due 'gambe' o 'pilastri' dell’unione bancaria europea? Allora scoppiò, quasi a ciel sereno, il problema del 'bail in' al momento del dissesto di Banca Etruria e di altri tre istituti dell’Italia centrale ; altri Stati membri dell’Unione Europea (UE),avevano risolto, spesso con interventi pubblici, problemi analoghi durante il negoziato (circa tre anni) dell’unione bancaria, le cui regole si rivelano oggi un ostacolo ad alcuni dei piani di risanamento del Monte dei Paschi di Siena, il cui eventuale crollo inciderebbe su parte importante del sistema bancario del Paese. La settimana scorsa è stata presentata una 'Comunicazione' della Commissione dal titolo 'Verso il completamento dell’unione bancaria'. Si tratta in effetti di un progetto per modificare i primi due pilastri dell’unione bancaria e, al tempo stesso, cercare di superare le obiezione della Germania e di altri Stati europei al terzo pilastro: la garanzia comune sui depositi in conto corrente sino a 100.000 euro. La 'Comunicazione' non è stata molto notata in Italia, e invece è un primo passo di un processo molto lungo , che forse non porterà all’aspirata garanzia comune sui depositi e nemmeno a modifiche di fondo dell’assetto ora in vigore. È bene che l’Italia faccia sentire la propria voce.
La 'Comunicazione' ha come obiettivo quello di ridurre i rischi. A tal fine, verrebbero introdotti nuovi requisiti di capitale e nuovi limiti all’impiego della leva finanziaria, riducendo,al tempo stesso, gli oneri amministrativi sugli istituti di più piccole dimensioni. Ciò comporta modifiche ad alcuni strumenti di base dell’unione bancaria quali i regolamenti e le direttive sui requisiti di capitale , il regolamento sul meccanismo per le risoluzione bancarie e la direttiva sul riassetto e la risoluzione bancaria. I dettagli della 'Comunicazione' fanno supporre che ci siano state consultazioni informali con esperti o dirigenti di alcuni Stati Ue;l’Itali è stata inclusa in questo giro od ignorata? Il rafforzamento degli istituti (e di misure speciali per quelli di piccole dimensione) è senza dubbio auspicabile, ma è fattibile in una fase in cui il sistema bancario europeo ha crediti incagliati ed inesigibili pari al triplo di quelli di ogni altra area continentale (con l’Italia che ha più problemi degli altri)?
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Cosa frena o accelera la competitività delle PMI in Italia in ImpresaLavoro del 29 novembre



Centro studi Impresa Lavoro
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Cosa frena o accelera la competitività delle PMI in Italia

Cosa frena o accelera la competitività delle PMI in Italia

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Il Rapporto Cerved PMI è dedicato all’analisi delle piccole e medie imprese italiane (PMI), individuate in base alla classificazione della Commissione Europea (CE). In particolare, il documento analizza il complesso di società di capitale non finanziarie che soddisfano i requisiti di dipendenti, fatturato e attivi definiti dalla Commissione. In base agli ultimi bilanci disponibili soddisfano i requisiti di PMI 137.046 società, tra le quali 113.387 rientrano nella definizione di ‘piccola impresa’ e 23.659 in quella di ‘media impresa’.Queste società, che rappresentano più di un quinto (il 22%) delle imprese che hanno depositato un bilancio valido, hanno occupato 3,9 milioni di addetti, di cui oltre la metà lavorano in aziende piccole o piccolissime.
Le PMI realizzano un volume d’affari pari a 838 miliardi di euro, un valore aggiunto di 189 miliardi di euro (pari al 12% del Pil) e hanno contratto debiti finanziari per 255 miliardi di euro. Rispetto al complesso delle società non finanziarie, pesano per il 36% in termini di fatturato, per il 41% in termini di valore aggiunto e per il 30% in termini di debiti finanziari. Sono, quindi, una realtà importante e dinamica dell’economia italiana.
Come si può estendere il loro potenziale, specialmente in materia di innovazione? Alcune risposte interessanti sono nello studio “Design Contribution to the Competitive Performance od SME: The Role of Innovation Capabilities” appena pubblicato nella rivista Creativity and Innovation Management (Vol. 25 No.4 pp. 484-499) a cura di Claudio Dell’Era, Gregorio Ferraloro, Roberto Verganti (Politecnico di Milano), Paolo Landoni (Politecnico di Torino), Helena Karlsoon (Malerden University) e dell’economista Mattia Peradotto. Il loro lavoro merita di essere letto e studiato per comprendere meglio il ruolo dell’innovazione attraverso lo studio di sei piccole e medie imprese in Lombardia che hanno recentemente ricevuto finanziamenti per l’innovazione, analizzando il nesso tra questa e la loro accresciuta competitività sui mercati.

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