McVicar, Il flauto magico ritorna giovane di Giuseppe Pennisi
Per comprendere il successo del pluripremiato allestimento de Il flauto magico di Mozart curato da David McVicar, in scena al Teatro dell'Opera di Roma fino all'1 aprile, è utile leggere Tutte le lettere di Mozart, pubblicate di recente in italiano. Lo spettacolo di McVicar, ripreso al Covent Garden quasi ogni stagione dal 2003 e ora per la prima volta in trasferta Oltremanica, fa piazza pulita di buona parte della simbologia massonica e propone una favola a colori sgargianti e ritmo spedito incentrata sul tema che allora più preoccupava Mozart: accelerare il passaggio di potere dalle vecchie alle giovani generazioni.
Per il Principe Tamino e la Principessa Pamina, e per la coppia buffa (Papageno e Papagena) che li interfaccia, il percorso di iniziazione è all'eros, all'amore e, soprattutto, al potere. Nel quadro finale, il Re e Grande Sacerdote (Sarastro) cede mantello e scettro a Tamino, ma anche Pamina ha la sua parte (l'epistolario mostra un Mozart più femminista dei suoi librettisti). Sotto il profilo musicale, Erik Nielsen concerta con brio. Di livello le due giovani coppie (Juan Francisco Gatell e Hanna-Elisabeth Müller, da un lato, e Marcus Werba e Sibylla Duffe, dall'altro) sotto il profilo sia della vocalità sia della recitazione. Leggermente deludenti Peter Lobert (Sarastro) e Hulkar Sabirova (la Regina della Notte). Buon il resto della numerosa compagnia. (riproduzione riservata)
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