l’analisi Chi ha vinto e chi potrebbe perdere
DI GIUSEPPE PENNISI
C hi ha vinto la scom¬messa della ristruttu¬razione del debito gre¬co è un’insolita coppia: il gio¬vane professore di diritto so¬cietario di Duke University Mitu Gulati ed il sessantenne Lee Buchheit, per 35 anni se¬nior partner di Clearly Got¬tlied Steen & Hamilton che, già alla fine degli anni Ottan¬ta, è stata la mente di Wall Street nel riassetto dell’inde¬bitamente con l’estero dell’A¬merica Latina. Il 7 maggio 2010, proprio nei giorni in cui si pensava che a causa della situazione in Grecia (e non solo), l’unione monetaria eu¬ropea stesse per andare a gambe all’aria, i due studiosi hanno diramato sul web un lavoro intitolato How to re¬structure the Greek debt. Lo studio delinea un piano A ed un piano B, entrambi basati su un’analisi dettagliata dello stock di debito greco e delle norme che lo regolavano. Av¬venire
è stato uno dei rari gior¬nali a darne notizia ed ad in¬dicare come la proposta me¬ritasse attenzione: aveva a¬spetti 'eterodossi' ma, data l’eccezionalità della situazio¬ne, valeva un rapido ap-profondimento e un’azione spedita.
Ci sono voluti circa due anni, ma la Clausola di Azione Col¬lettiva (CAC) proposta da Gu¬lati e Buchheit è stata accet¬tata ed ha avuto nel breve pe¬riodo gli esiti sperati. Ora le quotazioni professionali dei due 'ristrutturatori' sono al¬le stelle. Adesso l’Ue sgancerà i finan¬ziamenti ed il 20 marzo non ci sarà la temuta insolvenza. Ciò non vuole dire, però, che i no¬di sono risolti. Lo ammette lo stesso Gulati: perché il piano sia efficace nel medio perio¬do, è necessaria crescita: ciò comporta non solo un ripen¬samento dei programmi re¬strittivi richiesti dalla 'troika' (alla Bce, dove la proposta Gulati-Buccheit è stata osta¬colata per mesi, si sorride a¬maro) ma anche, per dirla con il lessico della North Carolina (dove è Duke University), 'fresh money'. Dato che ban¬che si sono scottate la mani facendo giochi pericolosi con Atene, è indispensabile un supporto europeo sotto for¬ma di un aumento della do¬tazione dei fondi strutturali, sempre che non si tolga il 'nulla osta' agli Eurobond dei Paesi della zona euro in sur¬plus strutturale delle loro bi¬lance dei pagamenti. Altri¬menti tra un anno o un anno e mezzo ci si troverà in una si¬tuazione analoga a quella di tre mesi fa.
Chi può perdere dallo swap greco? Non solo i 'grandi' creditori soci dell’Institute of International Finance, ma an¬che molti piccoli 'hedge funds' che ha pensato di fare seri guadagni e tanti rispar-miatori. Un milione di titoli greci è spezzettato tra nume¬rosissimi piccoli operatori i¬taliani, che non hanno impa¬rato la lezione dei 'tango bond' argentini, dei 'Cirio bond' e dei 'Parmalat bond'. Soprattutto, altri Paesi con l’acqua alla gola (il pensiero va immediatamente al Porto¬gallo) potrebbero seguire il metodo Gulati-Buchheit con implicazioni molto vaste per l’Unione monetaria. Possibi¬le che ciò non serva a dare un impulso a superare il 'Fiscal Compact' ed ad andare ad un’unione politica che preve¬da trasferimenti tra aree a al¬to e a basso reddito.
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