CLT - Lirica/ 6 ago (Il Velino) - Non c’è aria di crisi a Pesaro, dove dal 9 al 22 agosto si tiene la 31esima edizione del Rossini Opera Festival (Rof). Secondo uno studio dell’Università di Bologna, infatti, con una spesa (tra contributi pubblici e sponsor privati) di sei milioni di euro, tenendo conto anche dell’indotto se ne attivano 24 di ricavi. Anche qualora i ricercatori dell’ateneo felsineo avessero esagerato del 100 per cento, gli introiti sarebbero comunque il doppio dei costi: un’operazione di fare invidia a finanzieri solidi e prudenti come Warren Buffet. Nell’arco di tre decenni, grazie a Rossini, Pesaro è diventata la Bayreuth o la Salisburgo italiana: le richieste di biglietti eccedono del 25-30 per cento i posti disponibili, tanto che si sta pensando di costruire (come a Bayreuth) liste d’attesa pluriennali, anche se la normativa e la prassi italiana prevedono comunque la vendita di un certo numero di posti di loggione il giorno della recita. Il Rof ha un grande seguito anche fra la stampa straniera, tanto che quest’anno è stato rifiutato a malincuore l’accredito ad alcune grandi testate giapponesi che lo avevano chiesto “tardi”, ossia a fine primavera, e un pubblico fidelizzato: il 70 per cento è straniero, il 30 per cento italiano.
I marchigiani sono appena il dieci per cento del totale, eppure sono proprio loro i maggiori beneficiari del Festival. Non solamente occorre prenotare alberghi con un anno d’anticipo (senza avere peraltro la certezza di acquistare i biglietti) e i ristoranti sono strapieni, ma l’alta moda, le cucine d i mobili eleganti e il lusso in generale sono diventati un abbinamento alla manifestazione. Uno dei maggiori negozi d’abbigliamento della città (con l’esclusiva per le maggiori marche europee) ha dovuto aprire un’alta speciale per le melomani che dal Marrinsly di San Pietroburgo, dal Bolshoi di Mosca, dal Bunka Kaikan e dal New Theatre di Tokio si trasferiscono, con i portafogli pieni di libretti di assegni e carte di credito, nella città marchigiana per le due settimane del Festival. Alcuni compiono un vero e proprio tour che inizia allo Sferisterio di Macerata, prosegue a Pesaro (la tappa dove si compra di più) e dopo una sosta a Verona arriva a Salisburgo. Data la richiesta, i tour operator praticano spesso un mark up del 30 per cento circa sui prezzi di hotel e di biglietti.
Quest’anno, il Festival presenta tre opere del Rossini giovane (“Sigismondo”, “Demetrio e Polibio”, “La Cenerentola”) accanto ad una folta schiera di concerti. La prima è quasi una novità assoluta; se ne ricorda una rappresentazione a Treviso di un’edizione non integrale. La seconda è un’opera rara. La terza torna in un fortunato allestimento di Luca Ronconi che partito da Pesaro una diecina di anni fa ha girato mezzo mondo. Delle tre opera, solo “La cenerentola” è allegra, mentre la prima è addirittura truculenta, come si chiedeva all’epoca per le “opere serie”. Sono però di un Rossini poco più che 20enne che sprizzava energia, gioia di vivere e voglia di amare. Un Rossini anti-crisi, anche se si sarebbe messo in pensione a 37 anni, componendo successivamente poco o nulla. Ma vivendo sontuosamente, grazie proprio a quanto accumulato e a una buona pensione reale.
(Hans Sachs) 6 ago 2010 15:53
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