CLT - Lirica, al ROF di Pesaro il giovane Rossini in mani giovanili
Roma, 12 ago (Il Velino) - Dell’opera di Gioacchino Rossini “Demetrio e Polibio” se ne ricorda una sola messa in scena in tempi moderni: diversi anni fa al Festival di Valle d’Itria a Martina Franca. La produzione allestita al Rossini Opera Festival (ROF) di Pesaro, sino al 19 agosto, di questo breve “dramma serio” in due atti, si basa su una revisione critica delle fonti. E’ il primo lavoro per il teatro del giovane Gioacchino che, all’età di 16 anni, lo ebbe commissionato dalla compagnia di giro Mombelli, composta essenzialmente da una famiglia di quattro persone guidata dal capocomico, marito dell’autrice del libretto Vincenzina Viganò Mombelli. Allora i Mombelli giravano di città in città operando nei magnifici teatri approntati da principi e “palchettisti”. Nel 1812 venne rappresentata al Teatro Valle di Roma ed ebbe una certa fortuna sino al 1825 sino a quando sparì. Difficile dire quanto della musica sia del giovanissimo Rossini e quanto dei Mombelli. La trama è tipica dell’”opera seria”, un genere in quel periodo in declino. Richiede quattro personaggi, un piccolo coro e un organico strumentale essenziale. Presenta due novità importanti: l’uso di un mezzo soprano e non di un castrato (categoria che allora stava sparendo) per la parte “en travesti” del giovane amoroso e quello di un bari-tenore per il ruolo del “padre nobile”. Sono innovazioni che resteranno nel teatro rossiniano e più in generale in quello dell’epoca. La partitura è leggera e convenzionale ma contiene almeno due buoni duetti, un paio d’arie apprezzabili e un interessante concertato al termine della prima parte.
L’allestimento di Davide Livermore è efficace e in economia: le scene e i costumi sono stati approntati dall’Accademia delle Belle Arti d’Urbino. Il pubblico, prima che lo spettacolo in programma inizi, vede un teatro dal fondale dove “Demetrio e Polibio” viene allestito dai fantasmi della famiglia Mombelli. Il tutto è molto aggraziato ed elegante. Data la semplicità dell’allestimento si presta a essere esportato verso circuiti come quelli emiliani o lombardi o verso sale di piccole dimensioni come il Teatro Nazionale di Roma. Corretta la concertazione di Corrado Rovaris alla guida di un’orchestra sinfonica messa insieme per la bisogna. Giovani i cantanti, in gran misura provenienti dall’Accademia Rossiniana. Spicca Yijie Shi, che conoscemmo come tenore d’agilità un anno fa ne “Le Comte Ory” e ora è un efficace bari-tenore. Di livello Mirco Palazzi. Ottima la vocalità di Victoria Zayrseva, ma il volume è ancora piccolo. La “prima donna” Maria Josè Moreno ha voce da vendere ma deve curarla ed evitare di forzare gli acuti.
(Hans Sachs) 12 ago 2010 13:23
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