L'ANALISI
La teoria dei giochi e il sangue freddo per evitare le trappole L'equilibrio di Nash applicato alla politica
di Giuseppe Pennisi In un quadro politico complesso come l’attuale, un economista può solamente azzardare stime quantitative sui probabili impatti sull’andamento macro-economico in caso di un’eventuale chiamata alle urne prima della scadenza naturale della legislatura, oppure utilizzare la cassetta degli attrezzi del mestiere per contribuire a delineare la strategia. La “teoria dei giochi” si presta particolarmente a questo scopo.
Il primo teorema della “teoria dei giochi” è che un gioco “cooperativo” è di solito superiore a un gioco “conflittuale”. Il primo può dare, in certe condizioni un esito win-win in cui vincono ambedue i contendenti e la società di cui fanno parte; in breve, maggiore valore aggiunto per tutti. Il secondo, nell’ipotesi più favorevole, da un esito win-lose, ossia c’è un vincitore e uno sconfitto. Ma nei casi più frequenti ha, per la società nel suo complesso, un esito lose-lose, ossia qualcosa, anche piccola, la perdono tutti.
Un ramo della “teoria dei giochi” riguarda i “giochi ad ultimatum”, che si verificano quando una delle due parti mette con le spalle al muro l’altro. In questa tipologia di “giochi” non necessariamente il vincitore risulta essere colui che pensa di avere una “scala reale” nella manica. Infatti, nei “giochi ad ultimatum” non si è alle prese con il rischio (che può essere stimato sulla base di sondaggi, di “focus groups” o simili strumenti di analisi oppure solamente sulla base del proprio ricordo delle proprie esperienze personali- Bayesianamente nel lessico dei cultori del calcolo delle probabilità). Si ha, invece, a che fare con l’incertezza, molto difficile da quantizzare se non si ricorre ad analisi complesse delle opzioni reali e della volatilità. Un esempio di “gioco ad ultimatum” si ha nel Don Giovanni di Da Ponte.Mozart . Il “Don” sfida il Commendatore invitandolo a cena nella convinzione che i morti restano sotto-terra. Il “Commenda” non solo si presenta al banchetto ma porta il “Don” all’inferno.
Un altro ramo studia i “giochi a più livelli”. In una coalizione, su un tavolo i leader della coalizione hanno come obiettivo del “gioco” la massimizzazione del loro peso politico, ma su un altro, simultaneamente, giocano la massimizzazione della loro reputazione con i loro elettori. Vi ricordate il film A Beautiful Mind sul Premio Nobel Nash? Nell’ipotesi più positiva, l’esito è un equilibrio dinamico, chiamato “equilibrio alla Nash”, un equilibrio molto delicato che per restare tale richiede moderazione, sangue freddo ed evitare di rispondere a provocazioni per non cadere in trappole tese dagli altri giocatori.
Come rendere tale equilibrio più robusto? Se ne sono interessati gli storici neo-istituzionali dell’economia e gli specialisti di economia dei costi di transazione. C’è un nesso forte tra i due rami: istituzioni ed economie forti si hanno quando i costi per effettuare una transazione economica sono bassi. Di norma, i giochi anche “a più livelli” ripetuti con frequenza sono l’approccio migliore poiché fanno sì che i partner possano conoscere e anticipare mosse e contromosse reciproche, riducendo asimmetrie informative e posizionali. Pericoloso utilizzare i giochi “a esito irreversibile” . Dixit e Pindyck, distinti e distanti dalle nostre lande, ricordano, nella loro opera principale, che l’esito più irreversibile è il suicidio.
23 agosto 2010
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