Opera, un “Rigoletto” da gustare alle Terme di Caracalla
Roma, 28 lug (Il Velino) - In questa stagione estiva di festival (in Italia se ne contano una quarantina), c’è il rischio che passino inosservati quelli più a portata di mano, quasi sottocasa. Sarebbe un errore considerare tra le manifestazioni minori quella in corso alle Terme di Caracalla di Roma, tradizionale stagione estiva del Teatro dell’Opera della Capitale con titoli di richiamo per il grande pubblico. Dopo l’“Aida” presentata due anni fa e che ha trionfato in Estremo Oriente, è in scena sino all’8 agosto “Rigoletto”, opera assente dal grande palcoscenico di Caracalla da 15 anni. E’ un nuovo allestimento che vede sul podio dell’orchestra e del coro Donato Renzetti e Andrea Giorgi; la regia è di Lamberto Puggelli, le scene e i costumi di Maurizio Varamo. Nella “trilogia popolare” di Verdi, “Rigoletto” supera i “numeri chiusi” con declamati, ariosi e concertati (il terzo atto non è divisibile in “numeri”); ha un flusso orchestrale continuo al cangiare delle atmosfere (il secondo quadro del primo atto); e, soprattutto, ha personaggi con psicologie scavate a fondo. Rigoletto è il grande reietto, sfigurato nel corpo, con un’anima sincera e una seconda vita nascosta. Costretto a fare il compagno di bagordi del Duca di Mantova, si accorge che costui gli ha sedotto la figlia, Gilda. Assolda un killer per ucciderlo. Ma il pugnale trafigge la fanciulla. Dramma, quindi, cupo.
L’impianto di Puggelli è suggestivo e grandioso: illustra con un abile gioco di luci non solo i luoghi dell’azione, ma pure gli stati d’animo. “Tutti si travestono, si mascherano, sono altro da sé – spiega il regista -. Il Duca despota libertino e prepotente, ma anche lo studente povero; Rigoletto il buffone laido e il padre amoroso; Gilda si traveste da uomo e si fa uccidere per amore e il suo sentimento, nascosto al padre, la conduce al finale tragico, dove gioca l’ultimo equivoco”. La grande opera di Verdi è messa in scena come una tragedia degli equivoci, essenziale nel suo dolore, sfruttando al massimo la meravigliosa cornice archeologica che circonda il palcoscenico. “A Caracalla – aggiunge ancora Puggelli- in questo rudere intriso di antichità e storia, s’ innalza il dolore di un padre, evocato dalla musica, a cui assistono indifferenti e immobili maschere bianche, in un tempo fuori dal tempo. Poi improvvisamente, siamo fra i magnifici arazzi dei Gonzaga, siamo a una festa cinquecentesca opulenta e carnale, esattamente come volevano Verdi e il librettista Piave”. Renzetti ha una bacchetta precisa e puntuale. Nel ruolo di Rigoletto si alternano Vladimir Stoyanov e Stefano Antonucci; in quello del Duca di Mantova, Celso Albelo, Valter Borin e Jean-Francois Borras; nei panni di Gilda, Jessica Pratt ed Ekaterina Sadovnikova. Due cast, in breve, d’ottimo livello.
(Hans Sachs) 28 lug 2010 13:51
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