Le buone idee corrono. E chi è destro e svelto se ne appropria. Questa volta, però, non dobbiamo prendercela perché è nell’interesse di tutta Europa (e dell’Italia e di Roma in particolare). La sera del 4 luglio al termine della mega conferenza annuale organizzata a Aix-en-Provence dal “Club des Economistes” francese, il poliedrico Ing. Jacques Attali ha lanciato la proposta di una maxi-emissione d’obbligazioni europee (ossia dell’Ue o garantite dall’Ue) per “ritonificare il Vecchio Continente tramite, principalmente, l’ammodernamento dell’infrastruttura (ed anche il potenziamento dell’industria di punta)”.
Una proposta analoga – ne ha parlato Il Tempo del 17 giugno – era tra quelle avanzate al seminario internazionale organizzato nella capitale italiana, all’Accademia dei Lincei, dalla Cassa Depositi e Prestiti (CDP) in quanto membro fondatore del Long Term Investors’ Club (LTIC). Non dobbiamo adombrarci se un’idea lanciata sotto il sole di Roma, venga rimbalzata sotto il sole della Provenza e trovi come megafono un convegno internazionale di tre giorni in cui cento economisti e politici con responsabilità in materia economica discutono della “ricerca della nuova crescita” (questo il tema dell’assise). E’ segno che si è fatto centro e che occorre rendere al più presto l’idea un progetto ben definito e puntuale ed avviarne l’attuazione.
Da un lato, infatti, le previsioni più recenti dei 20 maggiori istituti econometrici internazionali (tutti privati, nessuno italiano) indicano che la manovra di bilancio coordinata all’interno dell’Eurozona, minaccia di frenare la leggera ripresa in atto e di farla slittare in una nuova recessione: è di queste ore, ad esempio, l’annuncio che la Francia propone di attuare un taglio complessivo di spesa pubblica di 100 miliardi di euro entro il 31 dicembre 2012 (unici settori esentati: difesa, università e ricerca, aiuto allo sviluppo). Da un altro, lo stesso Nouriel Roubini (uno dei pochi economisti che aveva previsto già all’inizio del decennio la crisi dei mutui sub-prime) pone “la politica dei grandi lavori nell’area dell’euro”, unitamente ad “una politica monetaria
Perché l’Italia in generale e Roma in particolare possono essere tra i principali beneficiari della misura se verrà attuata? Da anni, dal Ministero dell’Infrastruttura all’Isae ed a centri privati di ricerca e di analisi (dal Censis alla Svimez) viene documentato come sia la carenza d’infrastrutture i ritardi nel loro ammodernamento sono uno dei vincoli alla competitività ed alla crescita non solo del Sud (che spesso non utilizza le risorse pur messe a disposizione dalla stessa Ue) ma del Centro e del Nord. Roma richiede , in particolare, un programma straordinario d’infrastrutture non unicamente in vista delle Olimpiadi ma per potere utilizzare a pieno la vitalità di un’agglomerazione urbana di quattro milioni d’abitanti, mediamente più istruiti e meglio formati della media del Paesi ma la cui produttività è frenata da una complicata mobilità e da scarsa efficienza dei servizi.
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