LE MILLE VRTU’ DEL FESTIVAL DELLO SFERISTERIO
Giuseppe Pennisi
Il Festival dello Sferisterio a Macerata (29 luglio-10 agosto) è un primo significativo banco di prova poiché il Direttore Artistico Pierluigi Pizzi si è posto come obiettivo di offrire un cartellone vario (cinque opere ed un oratorio in forma scenica; quindi sei distinti spettacoli nell’arco di due settimane) , con interpreti di alta qualità ma a costi contenuti. Non è un festival monografico dedicato ad un autore (come quelli di Torre del Lago e di Pesaro imperniati rispettivamente su Puccini e Rossini) ma un festival “a tema”. Dopo “l’iniziazione”, “la seduzione” e “l’inganno” , nel 2010 il tema è “La Gran Gloria di Dio”. Da quattro anni, il Festival chiude i bilanci in leggero attivo, attirando quindi sponsor; può contare su circa 30.000 presenze (alta la percentuale di stranieri) ed un milione di euro d’incassi. E’ ancora da vedere se e come questa estate la crisi economica , che ha influito sulla biglietteria di festival all’estero di rango internazionale (come quelli di Aix en Provence e Salisburgo), avrà effetti sugli incassi.
Il Festival ha tre luoghi scenici: l’Auditorium San Paolo (ove avverrà l’inaugurazione con I Vespri della Beata Vergine di Monteverdi); la vasta Arena Sferisterio ed il piccolo e delizioso Teatro Lauro Rossi (capolavoro settecentesco dei Fratelli Bibiena). Dopo la serata inaugurale si seguono due strade parallele improntate a forte unità stilistica. La prima è centrata su tre notissimi melodrammi del XIX secolo: Faust di Gounod, La forza del destino e I Lombardi alla prima crociata di Verdi. Tanti sono i punti di contatto fra le tre opere, a cominciare dall’eterno conflitto tra il bene e il male, che Pizzi in persona assicurerà la continuità narrativa dei tre titoli, con un comune dispositivo scenico e designo dei costumi, utilizzando un unico coreografo (Gheorghe Iancu), un maestro concertatore francese (Jean-Luc Tingaud per Faust) ed uno solo italiano (Daniele Callegari) per le due opere verdiane.
Analogo procedimento al Lauro Rossi, secondo un’idea drammaturgica di Massimo Gasparon, autore di regia, scene e costumi, vengono apparentate concettualmente due opere fra loro distanti nel tempo ma di sorprendente affinità nell’impianto musicale e nello sviluppo delle trame. Si tratta di Juditha triumphans di Vivaldi del 1716 e di Attila di Verdi del 1846. La direzione musicale è posta nelle mani di Riccardo Frizza. Per rafforzare il carattere di questa operazione, la versione di Attila sarà proposta in una forma per così dire 'cameristica', in modo che le due opere abbiano uno stesso stile musicale e rappresentativo, e possano convivere in uno stesso dispositivo scenico. Economie , quindi, nelle scene e nei costumi.
Nei sei lavori, inoltre, viene utilizzato (in gran misura) lo stesso gruppo di artisti, affiancando giovani già di successo (come Teresa Romano e Zoran Todorovich) con cantanti di fama internazionale (Dmitra Theodossiou, Francesco Meli, Michele Pertusi) e specializzati nei ruoli specifici. Ciò consente di offrire allo stesso artista più rappresentazioni, riduzione i cachet per singola esecuzione.
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