Il governo tedesco, intanto, sta già elaborando una proposta per l'area euro
Per evitare una "nuova Grecia",
servono regole più rigide
di Giuseppe Pennisi
Non riguarda, fortunatamente, l’Italia grazie alla barra dritta che tiene da lustri la nostra politica di bilancio e alla duttilità mostrata dalle parti sociali nel collaborare con il Governo in materia di politica dei prezzi e dei redditi. Tuttavia, ha implicazioni sul modo di fare politica economica anche in Italia.
Si tratta del documento, in fase finale di elaborazione, approntato dal Governo della Repubblica Federale Tedesca in materia di procedure “europee” da mettere in atto nei confronti di Stati dell’area dell’euro a forte indebitamento e a elevato stock di debito in rapporto al Pil. Ed è un documento che sta suscitando notevole dibattito all’estero, anche se da noi pare se ne occupino pochi specialisti nonostante le sue ricadute politiche oltre che economiche.
Il documento ha origine dal “caso Grecia” e guarda nel breve periodo ai “casi Spagna e Portogallo”. Prende avvio dalla constatazione che la barriera di difesa europea ha “il respiro corto”: può essere utile a evitare una crisi di uno Stato ma non una serie di crisi. Altro assunto: i creditori privati che hanno rischiato - nella prospettiva però di lauti rendimenti, prestando a Stati in difficoltà - devono essere chiamati a fare la loro parte.
In breve, nell’eventualità della minaccia d’insolvenza (come stava per verificarsi per la Grecia), il documento propone una combinazione «di riscadenzamento e di ristrutturazione del debito, con evidente riduzione del suo valore nominale», di aiuti da parte del Fondo monetario e di una specie di “amministrazione controllata” della politica di bilancio non solo da parte del resto degli Stati e delle istituzioni dell’Eurozona (Bce in prima fila) ma anche di un “club di Berlino” di istituzioni finanziarie centrali, che funzionerebbe come il “club di Parigi” – da lustri cassa di compensazione e di risoluzioni di problemi tra i creditori dei Paesi in via di sviluppo maggiormente indebitati.
La proposta indubbiamente ingegnosa solleva anche numerosi problemi: richiede una modifica dei trattati per prevedere “amministrazioni controllate” di Stati sovrani che non vogliano o non possano seguire le regole del patto di crescita e di stabilità.
Difficile dire se e come verrà accolta. È però indicativa di un clima: di fronte alla minaccia di crolli nell’area dell’euro, si irrigidiscono le regole. La Francia si sta mostrando sostanzialmente d’accordo con l’approccio.
Per l’Italia l’implicazione immediata consiste in una politica economica fortemente e genuinamente condivisa, anche se per tale condivisione è necessario un franco e animato dibattito. Non dimentichiamo che se abbassiamo la guardia potremo finire anche noi nell’elenco degli Stati a rischio.
15 luglio 2010
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