L'ANALISI
Considerazioni sulle dimissioni dei ministri francesi
di Giuseppe Pennisi Due importanti indicazioni sono emerse la sera di domenica 4 luglio in Francia. Veniamo alla prima, ponendola nel contesto appropriato anche per le lezioni che se ne possono trarre sul piano italiano. Domenica sera due Secrétaires d’Etat (ministri senza portafoglio) hanno rimesso il mandato e le loro dimissioni sono state immediatamente accettate. Alain Joyandet, incaricato della cooperazione alla sviluppo e della francofonia, era finito nell’occhio del ciclone per due vicende: il nolo (116.000 euro) di un jet per uso privato ma posto a carico dell’amministrazione e, soprattutto, lavori fatti a spese proprie nella sua casa di campagna in Provenza dove avere ottenuto dalle autorità locali una concessione in spregio al piano paesaggistico.
Da operetta, quasi, la vicenda relativa a Christian Blanc, responsabile dello sviluppo di Parigi e della regione che la circonda: è un noto fumatore e ha posto, tra le spese di rappresentanza, una ricevuta per 12.000 euro per acquisti di sigari di lusso: l’ufficio di contabilità della presidenza del Consiglio (che controlla le spese dei Secrétaires d’Etat non l’ha mandata giù, con la conseguenza che i rilievi sono finiti sui giornali. Il 68enne Blanc, con alle spalle una lunga carriera nell’unione di centro, aveva proposto di saldare il conto: troppo tardi la frittata era fatta. Dall’Eliseo (presidenza della Repubblica) e da Matignan (presidenza del Consiglio) il messaggio è stato chiarissimo: toglietevi di mezzo per difendervi dalle accuse e, se assolti, ripresentarvi, alla prima occasione utile, agli elettori. Qualsiasi commento sarebbe superfluo.
Dalla cronaca politica al cuore della politica economica: a conclusione di un convegno internazionale di tre giorni (presenti un centinaio di economisti e di politici con responsabilità in materia economica - per l’Italia Carlo de Benedetti, Mario Monti, Tommaso Padoa-Schioppa), il ministro francese dell’Economia e delle Finanze, Christine Lagarde, ha annunciato una manovra finanziaria triennale di 100 miliardi di euro per portare l’indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni dall’8% del Pil nel 2009 a sotto il 3% del Pil nel 2013. La mattina del 5 luglio sono state inviate ai singoli ministeri direttive specifiche su come ridurre la spesa: riduzione di organici, prepensionamenti, contenimento di acquisti di beni e servizi. Tagli alla presidenza della Repubblica ed alla presidenza del Consiglio più severi che agli altri perché diano l’esempio. Il rigore viene coniugato con il “rilancio”, per utilizzare il lessico di Christine Lagarde: tre comparti vengono esentati: difesa, università e ricerca, aiuto pubblico allo sviluppo. Inoltre alla manovra di finanza pubblica vengono accompagnate riforme della previdenza e della sanità e un programma per misurare l’efficacia dei servizi pubblici. È una strategia che vale la pena studiare.
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