martedì 20 aprile 2010

ALITALIA SULLA BOCCA DEL VULCANO Il Tempo del 20 aprile

ALITALIA SULLA BOCCA DEL VULCANO
Giuseppe Pennisi
Cosa implica l’interruzione di traffico aereo, causata dall’eruzione (ancora in corso) del vulcano nella lontana Islanda, per le compagnie aree in generale e per la nuova Alitalia in particolare? E’ una domanda che pochi si pongono in questi giorni, poiché si è preoccupati, principalmente, ed a ragione, del caos che il sinistro sta causando per i passeggeri e per le merci, nonché per i suoi effetti sulla fragile ripresa in atto in Europa dopo una severa contrazione dell’economia. E’ un interrogativo, tuttavia, che va posto non solo per gli aspetti che l’impatto dell’eruzione ha sui conti delle compagnie ma per implicazioni più vaste di politica economica.
L’ACI –Europe (un’associazione che raggruppa 400 aeroporti europei in 46 Paesi) ha diramato la sera di domenica 18 aprile una stima secondo cui i disagi sino ad allora hanno comportato per le compagnie aeree europee una perdita di entrate di un miliardo di euro circa; a questa cifra si devono sommare le spese aggiuntive per dare assistenza ai passeggeri. La perdita di entrate e l’aumento di uscite cresce ogni ora, non solo ogni giorno che il fenomeno persiste. Per la nuova Alitalia si parla di un costo addizionale di 10 milioni di euro al giorno. E’ difficile dire sino a quando durare la situazione in atto e quanto ci vorrà per tornare ad un quadro ordinato di trasporto aereo in Europa.
Il Tempo può esaminare questi numeri con distacco e distanza – sine ira ni studio , come ci veniva insegnato al liceo quando leggevano i testi di Virgilio – perché abbiamo analizzato per anni con occhi critici e severi le vicende di quella che , in un bel saggio, Andrea Giuricin ha chiamato La privatizzazione infinita della compagnia. Il danno si presenta , per l’Alitalia, più serio che per altre compagnie perché arriva in un momento in cui dopo un avvio travagliato dava ogni giorno segni di miglioramento; secondo le statistiche internazionali, negli ultimi mesi era diventata la società aerea più puntuale ed aveva anche portato il load factor, il coefficiente di riempimento degli aerei, a standard elevati. Gli effetti dell’eruzione- nel gergo delle compagnie di assicurazioni anglosassoni lo chiamano “Act of God” (ossia azione imprevedibile venuta dal Cielo) ! – rischia di mandare a monte gli sforzi per portare a termine il risanamento.
Ciò non è unicamente un problema aziendale, ma anche un nodo di politica economica non solamente per il ruolo che Alitalia e l’indotto hanno nel progresso del Paese ma anche e soprattutto perché la politica industriale italiana si base in grande misura sul trasporto aereo. Ciò non vuole necessariamente dire contemplare passi indietro nella privatizzazione infinita tramite finanziamenti pubblici sotto varie forme di incentivi. Alcune misure di sollievo possono essere formulate ed attuate tramite la regolamentazione. Dato che – come si è visto – il problema riguarda non solo l’Alitalia ma tutte le compagnie europee, di grandi e piccole dimensioni, l’Italia potrebbe prendere un’iniziativa appropriata in sede in Ue.

1 commento:

storico sgrz ha detto...

la forza natura piega la tecnologia umana.ogni tanto un po' di umiltà per noi esseri umani non guasta

La forza del vulcano islandese mette in ginocchio il traffico aereo europeo