La Storia Rss
[Un'orchestra (privata) di giovani porta l'Italia in giro per il mondo]
Un'altra dimostrazione che, anche per la cultura, "non è tempo di piagnistei"
Un'orchestra (privata) di giovani
porta l'Italia in giro per il mondo
di Giuseppe Pennisi Dal 17 al 24 febbraio si svolgerà la tournèe in Austria dell’Orchestra Sinfonica di Roma, diretta dal Maestro Francesco La Vecchia, e patrocinata dalla Fondazione Roma. Tappe a Graz, alla Mozart Saal dell’Universitat Salzburg e chiusura il 23 febbraio nella prestigiosa sala del Musikverein di Vienna. L’Osr, dopo la tournèe dello scorso anno culminata con la standing ovation nella sala dei Berliner Philharmoniker a Berlino, porta in Austria un programma che include i Quadri da un’esposizione di Modest Mussorgskj e le Fontane e i Pini di Roma di Ottorino Respighi. Programma che verrà replicato a Graz, Salisburgo e Vienna. In aggiunta, presenterà un matineé tutto italiano a Salisburgo: Colore Orientale op. 44, Notturno op. 70 e Tarantella op. 44 di Giuseppe Martucci, l’Intermezzo da “Manon Lescaut” di Giacomo Puccini, la Sinfonia da i “Vespri Siciliani” di Giuseppe Verdi e la Sinfonia da “Guglielmo Tell” di Gioachino Rossini.L’Osf, da molti snobbata quando circa otto anni fa è nata a conclusione di un corso di formazione per giovani orchestrali, porta quindi, senza un euro di contributo pubblico, la cultura italiana nel mondo.Quando è iniziata l’avventura dell’orchestra, pensare di fare nascere una formazione sinfonica privata con un gruppo di giovani appena usciti dai conservatori, era considerato poco credibile. Pure perché “i ragazzi” e il loro animatore, Francesco La Vecchia, non andavano con il cappello in mano dalle pubbliche amministrazioni, ma speravano di farcela con il contributo di privati e con gli incassi. Il progetto era di portare altri giovani ad ascoltare la “musica colta” con una politica di bassi prezzi, coniugando il repertorio più popolare, del Settecento e dell’Ottocento con la sinfonica del Novecento, e con qualche spruzzo di contemporaneità.La Fondazione Roma è il mecenate che ha creduto nel progetto: stanzia quasi 5 milioni d’euro l’anno (a titolo di raffronto il bilancio dell’Accademia di Santa Cecilia sfiora i 50 milioni d’euro l’anno, di cui due terzi da enti pubblici). Ora l’Osr ha una stagione da novembre a giugno all’auditorium di Via della Conciliazione (1800 posti) a Roma: vi suona le domeniche pomeriggio alle 17,30 ed i lunedì sera alle 20,30. La sala strabocca di giovani (e anche d’anziani) a ragione della politica di prezzi orientata proprio a loro. La vera carica innovativa è nei programmi che combinano Nono con Schubert, Stravinskij con Bruckner, Casella con Brahms, Ciacovskil con Malipiero, Liszt con Shostakovich, Mahler con Dukas eseguiti da una formazione stabile di 90 strumentisti di cui due terzi circa hanno attorno ai 30 anni d’età. Una ventata d’aria nuova che mancava nella capitale da quando è stata chiusa la sezione romana dell’orchestra sinfonica della Rai. Una ventata che ha innescato competizione in un comparto spesso refrattario tanto alla concorrenza quanto alla cooperazione tra istituzioni. I costi di produzione sono tenuti bassi da un organico amministrativo all’osso. L’autorevolezza si è imposta a ragione della consacrazione internazionale. Da un canto direttori stranieri di livello (come Gunter Neuhold, Lior Shamdal, Amos Talmon) hanno spesso guidato l’Osr. Da un altro, orchestre straniere importanti come i Berliner Sinfoniker sono state ospiti dell’Osr. Da un altro ancora, l’orchestra è stata invitata ripetutamente ad esibirsi all’estero.«Con il progetto Orchestra Sinfonica, la Fondazione Roma – afferma il suo Presidente, il professor Emmanuele F.M. Emanuele – ha voluto dotare la Capitale d’Italia di una grande orchestra che si affiancasse alle storiche istituzioni cittadine, allineando Roma al livello di altre grandi metropoli europee e nordamericane che contano non meno di tre, quattro o cinque (quando non addirittura dieci) Enti dediti alla produzione musicale con complessi orchestrali stabili. Con questa iniziativa abbiamo contribuito a creare occupazione in un settore, quello della musica, che risentiva da troppo tempo di vuoti e lacune lasciati sia dal lato pubblico che da quello privato. Il progetto, con tutto il valore sociale che esso contiene, è ormai giunto a piena maturità e notorietà internazionale. Lo testimoniano l’afflato con cui il lavoro dei giovani professori d’orchestra è seguito e sostenuto, così come questa nuova opportunità, che segue le ultime tournèe in Cina e Germania, di testimoniare la produzione musicale italiana nelle sedi estere più prestigiose».L’esperienza e il successo dalla Osr mostrano che c’è uno sprazzo di luce da cui emergono indicazioni precise. Serve una maggiore collaborazione tra pubblico e privato. Il ministro Bondi sta lavorando ad una revisione della normativa sugli sgravi fiscali per le donazioni alle attività culturali. Occorre pensare a un sistema di “matching grants”: il contributo pubblico affianca quello privato in misura a esso equivalente. I Festival di Aix-en-Provence e Glyndebourne si finanziano, ad esempio, per un terzo grazie al mecenatismo, per un terzo grazie al supporto pubblico, e per un terzo grazie alla biglietteria, le tournée e la vendita di spettacoli.Serve una più intensa cooperazione tra istituzioni al fine d’effettuare sinergie e proporre una gamma più vasta di offerta agli spettatori. Serve un incoraggiamento speciale per le orchestre giovani e per quelle che si dirigono a un pubblico giovane. E serve prendere esempio infine da Piero Bargellini, sindaco di Firenze, quando nel novembre 1966, agli Uffizi con il fango sino alle ginocchia disse a voce alta: «Non è tempo di piagnistei».
16 febbraio 2010
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