Da dove ripartire per le global rules
Roma, 17 feb (Velino) - C’è un aspetto dei problemi che in queste settimane travagliano l’Unione Monetaria Europea (UME) e che per semplicità possiamo chiamare “la crisi greca” che né gli uomini politici né la stampa sembrano avere colto: la certificazione che la strada del “grande negoziato” per giungere a “nuove regole” (pur solamente regionali, non necessariamente “globali”) non è solamente in salita ma è, in pratica, bloccata come un vicolo cielo.
Dalla “crisi greca” emerge che almeno un governo, quella della Repubblica Ellenica, ha taroccato i conti pur di avere un certificato di “ritrovata verginità”, l’accesso all’UME, di avere continuato a imbrogliarli anno dopo anno senza che gli occhialuti ed arcigni censori dell’Eurostat, della commissione Europea, della Banca Centrale Europea, del Fondo Monetario Internazionale, di avere operato presumibilmente in combutta con alcune delle maggiori banche multinazionali. In questo contesto è anche difficile cominciare a pensare ad un negoziato che, come qualsiasi altra trattativa, deve basarsi su un minimo di fiducia reciproca. In effetti, come ribadito in altre occasioni su Il Velino, manca l’elemento di base: quello che Richard Gardner chiamò la diplomazia del dollaro e della sterlina grazie al quale, dopo la seconda guerra mondiale, si misero le premesse per superare la frammentazione e gli opportunismi di breve termini caratteristici dell’economia mondiale dall’inizio del 20simo secolo. Non c’è una diplomazia del dollaro e dell’euro o meglio ancora una diplomazia del dollaro, dell’euro e dello yuan che, sulla base, di alcuni principi condivisi possa costruire i pilastri delle global rules. (segue)
Occorre allora rinunciare a quello che è stato, negli ultimi due anni, l’obiettivo di fondo del G20, del G8 e di altri vari G? Non necessariamente. Forse, bisogna mettersi su un percorso differente, forse meno ambizioso ma probabilmente più costruttivo.
Nel “dopo-crisi” saranno necessari grandi, anzi grandissimi, investimenti a lungo termine in campi come l’energia, il capitale umano, le infrastrutture, l’ambiente. Nessuno investitore, pubblico o privato, potrà da solo far fronte a questo compito. Sarà necessaria la collaborazione tra il settore pubblico ed il settore privato a livello non solo interno ma anche internazionale. Questi investimenti avranno bisogno di “regole” di concorrenza, trasparenza, uniformità contabile e via discorrendo. Tali regole potranno essere l’avvio del cammino, non breve e non semplice, verso le global rules.
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