Verdi nel suo Regno è un compositore incolore
Di Giuseppe Pennisi
inscena
Un giorno di Regno, opera con cui si inaugura la stagione del Teatro Regio di Parma, rientra nel progetto che intende presentare entro il 2013, centenario della nascita di Verdi, tutte le 27 opere e di diffonderle in un cofanetto dvd. È la seconda opera del compositore, un commedia comica, genere a cui tornò soltanto 50 anni più tardi con Falstaff. Composta in un periodo al compositore morirono prima i due figli e poi la moglie, l'opera restò un giorno solo alla Scala. È stata ripresa sporadicamente nell'Ottocento. Nonostante negli anni 60 Massimo Mila e Gabriele Baldini l'abbiano rivalutata, la sua messa in scena è davvero una rarità. L'intreccio – tratto da una commedia francese messa in musica più volte – riguarda i tentativi di un nobile spiantato di farsi credere il Re di Polonia allora in esilio. Non mancano situazioni divertenti nel libretto, ma la partitura del 27nne Verdi è piuttosto incolore, specialmente se raffrontata con ciò all'epoca offriva Rossini e con l'eleganza proposta da Donizetti. Non mancano momenti musicali di livello quali il duettino tra i due bassi. Ben caratterizzato il personaggio della Marchesa del Poggio. La regia di Pierluigi Pizzi e la bacchetta di Donato Renzetti fanno del loro meglio per dare lustro all'opera. Buono il cast, tra cui eccelle Anna Caterina Antonacci (che varrebbe la pena ascoltare più spesso in Italia). Le repliche durano fino al 9 febbraio. L'opera è co-prodotta dal Comunale di Bologna. (riproduzione riservata)
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