CLT - Roma, all’Auditorium i “latini” di Bogotà suonano l’Oriente
Roma, all’Auditorium i “latini” di Bogotà suonano l’Oriente
Roma, 4 gen (Velino) - Al ritorno di una tournée di un mese in Cina, si è fermata a Roma Orchestra Filarmonica di Bogotà, per la prima volta nella capitale italiana. I due concerti (il primo si è tenuto ieri, il secondo stasera) hanno avuto luogo nel quadro della stagione concertistica dell’Orchestra sinfonica di Roma (Osr), formazione che, senza supporto pubblico ma patrocinata dalla Fondazione Roma e da un gruppo di sostenitori, è diventata il vero competitore dell’Accademia di Santa Cecilia. Nonostante abbia una ormai lunga esperienza e tradizione in America Latina, la Filarmonica di Bogotà (al pari di molte altre orchestre dell’emisfero meridionale) non è nota in Italia. La scarsa conoscenza delle formazioni sinfoniche dell’America centrale e meridionale è una lacuna, specialmente se si pensa il ruolo che hanno avuto nella crescita di grandi direttori d’orchestra italiani (in primo luogo Arturo Toscanini) e il conto in cui sono tenute pure oggi da molti maestri concertatori italiani. Inoltre la Filarmonica colombiana ha presentato un programma molto interessante: interamente di musiche dell’inizio del Novecento di compositori dell’Europa centrale ed orientale. Un modo quindi di vedere come i “cugini” latini leggono l’Est. Unica eccezione, una partitura tradizionale colombiana su un’area nota per la coltivazione di caffè. La storia dell'Orchestra Filarmonica di Bogotà inizia nel 1967 quando venne creata la Fondazione Filarmonica Colombiana, gruppo no-profit di musicisti. Amanti della musica, intellettuali e impresari aderirono in gran numero.
Nel corso della sua storia, l'Orchestra è stata diretta da concertatori importanti, sia colombiani sia stranieri, come Jaime Leon, Dimitar Manolov, Eduardo Carrizoza, Carmen Moral, Francisco Rettig, Irwin Hoffman. Compositori come Luis Antonio Escobar, Jesus Pinzan Urrea, Luis Pulido e il tedesco Borda hanno lavorato a stretto contatto con l'orchestra che il Comune di Bogotà adottò come propria formazione sinfonica e cominciò a finanziare regolarmente. Attualmente è composta di 97 musicisti. Il suo nuovo direttore musicale è Lior Shambadal. Nato a Tel Aviv nel 1950, Lior Shambadal è diventato, a trent’anni, direttore principale dell'Orchestra Sinfonica di Haifa e successivamente della Kibbutz Chamber Orchestra di Tel Aviv. E’ stato uno dei fondatori del gruppo di compositori "Acustic 7/11" e dell'ensemble "Musica Nuova"; è considerato uno dei maggiori compositori di musica contemporanea del Bacino del Mediterranneo. Molto noto in Europa, dal febbraio 1997 ad oggi Lior Shambadal è il direttore principale dei Berliner Symphoniker e, a partire dal 2000, è anche Direttore Principale della Rtv Slovenija Symphony Orchestra.
Il concerto è stato aperto dalla “Sinfonia dal nuovo mondo” di Antonin Dvořák, l’ultima e la più nota opera del maestro ceco, dedicata alla cultura americana dopo la sua nomina a direttore del New York National Conservatory of Music. Nella sinfonia di Dvořák, la matrice classica europea di fine Ottocento-inizio Novecento viene contaminata dalla musica autoctona, come gli spirituals e temi della tradizione indiana, contaminazione che nella lettura della Filarmonica di Bogotà si avverte maggiormente che nelle esecuzioni consuete, proprio a ragione della tinta latina aggiuntiva che vi mettono i musicisti. Notazione analoga merita l’esecuzione del “Capriccio spagnolo” di Nikolaj Rimskij-Korsakov, originariamente concepito come concerto-fantasia per violino e orchestra che poi divenne un brano orchestrale in cui ai vari strumenti è data occasione di mettersi in mostra. Il sangue latino si avverte dalla prima all’ultima battuta (magnifico in particolare il gruppo degli ottoni) che nelle formazioni italiane, come diceva Giuseppe Sinopoli, è spesso troppo bandistici o troppo smorti. Ultimo pezzo del concerto “L'uccello di fuoco”, lavoro tipicamente legato alla tradizione russa in cui la Filarmonica di Bogotà ha posto l’accento sulla lenta maestà dagli archi e sul mesto tema della principessa (clarinetti, flauti e violino a solo o in gruppo), per esplodere poi nel crescendo di fagotti e tromboni che precede il grandioso finale in cui gli archi sono coadiuvati da rulli di grancassa, legni e timpani.
(Hans Sachs) 4 gen 2010 13:22
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