L’EUROPA APPROFITTI, E’L’ANNO DELLA TIGRE
Giuseppe Pennisi
Secondo il calendario cinese, ogni anno , in un ciclo di 12, è associato ad un animale: il 2010 (che da noi sta per cominciate , ma nel Celeste Impero, inizia a metà febbraio) è l’”anno della tigre”. Nell’iconografia mandarina, la “tigre” è, a sua volta, simbolo di forza e di fertilità. Quindi, nelle volgarizzazioni apparse sulla stampa europea, presagio di crescita dopo la recessione degli ultimi due anni e mezzo. Cerchiamo di quantizzarla con le stime migliori ad oggi disponibili- quelle diramate il 24 dicembre dai 20 centri di analisi previsionali del gruppo del “consensus” (tutti privati, nessuno italiano).
In Estremo Oriente, ci sarà una espansione ma non così forte come ritenuto sino a pochi mesi fa: negli ultimi 12 mesi il pil cinese è aumentato del 6%, per i prossimi si stima il 7% circa – un tasso elevato ma inferiore a fare funzionare l’economia a pieno regime. I dati ufficiali cinesi parlano di 80 milioni di senza lavoro nelle aree urbane; stime di Angus Maddison (un veterano del mestiere che raramente si è sbagliato) pongono i “disoccupati nei settori non agricoli” a ben 150 milioni- un numero da fare paura. Non solo; sempre secondo Maddison, a parità di potere d’acquisto , il pil cinese è pari all’80% di quello Usa. Ne consegue che la Cina deve correre più di prima sia per impedire un’implosione interna sia per fare da traino all’economia internazionale. Il corollario è che non modificherà la politica di cambio; se lo facesse minerebbe il proprio potenziale di crescita con implicazioni gravi sia all’interno sia a livello internazionale.
A ragione di una politica espansionista senza precedenti (lo stock di debito totale interno supera il 300% del pil, il disavanzo dei conti con l’estero è il 3,5% del pil), gli Usa potranno registrare una svolta: da una contrazione del pil del 2,5% nel 2009 ad una crescita del 2,7% nel 2010. Svolta analoga (-2,5% nel 2009, + 2,4 nel 2010) in Canada. Tale svolta ha un prezzo non solo in termini d’inflazione (sul 3% nel Nord America nel 2010) ma anche di mantenimento degli squilibri finanziari tra aree geografiche: forte disavanzo Usa (3,5% del pil, come si è detto) e forte saldo attivo cinese (6% del pil).
In questo contesto, quali le implicazioni dell’anno della tigre per l’Europa? L’onere dello squilibrio finanziario è soprattutto sul continente vecchio il cui potenziale di crescita viene rallentato da una vasta gamma di determinanti internazionali (perdita di quote di mercato, andamento dei tassi d’interesse, flussi degli investimenti dall’estero). Infatti, c’è poco da stare allegri: i 20 centri di analisi stimano, mediamente, una crescita dell’1,2% per l’area dell’euro e dello 0,8% per l’Italia.
Una exist strategy concordata tra le tre grandi aree potrebbe portare ad una ripartizione più equa della ripresa e dei suoi benefici. Ha l’Europa sufficiente voce in capitolo – ed un nocciolo duro di proposte chiare e condivise? Hanno Cina e Usa interesse ad ascoltare quel che dice il continente vecchio – sempre che non si limiti a bisbigliarlo.
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