Tutti giocano a definire le regole
In tempi di crisi economica gli sherpa pullulano ma le soluzioni mancano di
Giuseppe Pennisi
13 Gennaio 2010
Venerdì 8 gennaio, nella fredda e non necessariamente allegra Basilea, la consueta riunione mensile dei Governatori delle Banche centrali di quelli che erano il G10 (ossia i dieci Paesi più importanti della comunità internazionale) presso la Banca dei Regolamenti Internazionali (Bri) è stata ampliata ai Presidenti/Direttori delle autorità di vigilanza allo scopo di contribuire a formulare una proposta di riordino del sistema finanziario mondiale.
La Bri può sostenere a ragione di avere più di un titolo in materia: nata nel maggio 1930, quindi di diritto primogenita (pur se ora poco nota) tra le istituzioni finanziarie internazionali, i suoi rapporti annunciavano sin dal 2006 che si era stati troppo trasgressivi e che sarebbe presto venuto il giorno del giudizio. Per venerdì 22 gennaio, nella Sala d’Ercole di Palazzo Farnese, viene il documento "La relance de la croissance dans le contexte d'une nouvelle gouvernance de l'économie mondiale : une contribution franco-italienne", da Rainer Masera, Paolo Scaroni e Gilles Briatta, tutte persone di rango e non prive di esperienza ma, pur se la riunione si tiene nella salone più prestigioso dell’Ambasciata di Francia a Roma, a quel che si sappia, nessuno con veste ufficiale di rappresentante del Governo della Repubblica o della Banca centrale.
In effetti, da quando circa un anno e mezzo fa, l’Italia, ha proposto un vasto negoziato internazionale per la definizione di global rules che facilitino l’uscita delle crisi in essere ed evitino (nei limiti del possibile) la ricaduta in una ad essa analoga, c’è una vera proliferazione di gruppi e comitati impegnati a stendere proposte in concorrenza l’una con l’altra (nella speranza di ottenere se non un Nobel almeno qualche medaglietta). A livello intergovernativo, pullulano i G: G20, G14, G8 ed il rinato (dopo un lungo letargo) G77 creato nel lontano 1964 da quelli allora considerati Paesi a basso reddito ed in via di sviluppo. A livello delle istituzioni internazionali, si agitano il Fondo monetario (che alla vigilia della crisi sembrava prossimo a ricevere all’estrema unzione ma che, come sempre, grazie ai guai altrui, ha trovato nuova vita) ed il neonato Financial Stability Board , che vuol fare scambiare i suoi vagiti da “do di petto” dei tenori del tempo in cui con una nota si facevano tremare i lampadari dei teatri Pullulano inoltre gruppi privati grandi e piccoli: la stessa italiana Assonime ha inviato ai “Grandi” del mondo una propria proposta redatta con il supporto del think-tank di Bruxelles Center for European Policy Studies.
Un proverbio inglese dice che quando troppi cuochi mestolano lo stesso probo c’è il pericolo che la minestra venga male. In effetti, non crediamo che ci sia tale pericolo; infatti, sino ad ora, tanta agitazione pare abbia prodotto, shakesperianamente parlando, “tanto rumor per nulla”, Politici, sherpa, barracuda-esperti, autoproclamatesi demiurghi delle monete e della finanza corrono di qua e di là ma di nuove global rules non si vede traccia; nel contempo, pare si stia uscendo dalla crisi principalmente grazie ai motori di una Cina il cui pil, secondo il veterano Angus Maddison, è ormai pari all’80% di quello Usa. E’ in agguato, però, una nuova bolla degli assetts ( a ragione della liquidità iniettata nei Paesi Ocse nel 2007-2009) e non siamo attrezzati a contrastarla meglio di quanto fossimo nel luglio di due anni e mezzo fa.
Che indicazioni fornire ai lettori di questo “orientamento quotidiano”? Il nuovo sistema monetario internazionale multipolare – si veda il bel saggio di Mansoor Dailami e Paul Masson nel World Bank Policy Research Paper n. 5147 – è molto più complicato di quanto non fosse il sistema frammentato dell’immediato dopo-guerra su cui negli anni 40 e 50 si è costruito quello di Bretton Woods. Definire le global rules è, quindi, compito quanto mai arduo. E specialistico. Il Fondo monetario sarebbe potuto essere la sede appropriata ma la sua struttura decisionale è fortemente squilibrata a favore dei Paesi vincitori della seconda guerra mondiale – caratteristica non accettata dal resto della comunità internazionale. La Bri pare avere le caratteristiche di organo tecnico atto a fare la proposta da portare alla considerazione dei Governi.
Un proverbio italiano dice che gallina vecchia fa buon brodo. Sempre che il caos non impedisca alla cucina di avere il minimo grado di efficienza funzionale.
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