CLT - Opera, dopo sei anni la “Bohème” di Scaparro e Folon sta bene
Opera, dopo sei anni la “Bohème” di Scaparro e Folon sta bene
Roma, 3 ago (Velino) - Nell’ultimo capitolo delle “Scene di una vita da bohème” di Henry Murger (il romanzo a cui si sono ispirati sia Leoncavallo sia Puccini), è passato un anno dalla morte di Mimì. Tanto il poeta Rodolfo quanto il pittore Marcello (nonché il musicista Colline ed il filosofo Schaunard) hanno fatto fortuna nelle loro rispettive professioni. Si sono pure imborghesiti. Marcello ha appena passato una notte con Musette – ma è stata “una triste notte….non era più lo stesso…niente affatto!”. “La gioventù – conclude con una punta d’amarezza il pittore – ha una stagione sola”. La giovinezza come stagione che non ritorna è ben catturata nell’edizione della “ Bohème di Giacomo Puccini che si replica nel Grande Teatro di Torre del Lago (Lucca), nell’ambito del Festival Puccini 2009, sino al 21 agosto e che è stata curata da Maurizio Scaparro e da Jean-Michel Folon. Questo allestimento debuttò nel 2003. Era difficile allora commentare sulla qualità musicale dello spettacolo: il teatro era ancora su traballanti strutture in legno e tubi di ferro; il vento soffiava dalla parte sbagliata; sia l’autostrada sia i campeggi coprivano l’orchestra (guidata da Alberto Veronesi) e ne compromettevano gli equilibri con le voci (molto buoni sembravano Carlo Ventre e Mayak Dashuk).
Era chiaro che le scene e i costumi del pittore Jean-Michel Folon (colori sgargianti) e la regia di Maurizio Scaparro si ponevano su una strada molto differente da quella seguita da Zeffirelli (la cui inossidabile “Bohème” gira per il mondo dal lontano 1963). La tavolozza-pedana al centro della scena e le proiezioni astratte su un enorme cavalletto ci portano in una fin de siècle in cui i quattro bohèmiens vogliono cambiare le arti e il mondo (senza riuscirci); la chiave della produzione è su questo contesto, più che sull’irrepetibile stagione della giovinezza. Già si parla di una trasferta oltreoceano. Nel 2004, a Parigi, l’acustica era buona e si potevano apprezzare le finezze orchestrali e vocali. Nel 2005, a Torre del Lago venne messe in cartellone una ripresa. Dirigeva una donna, Keri Lynn Wilson, molto brava anche se raramente scritturata in Italia,; cantavano Roberto Aronica, allora sulla cresta dell’onda, e Ruth Kerr. Lo spettacolo fu ancora più affascinante delle volte precedenti. Nell’edzione di quest’anno andata in scena sabato scorso, l’attrattiva è consistita nella direzione musicale e nei ruoli principali affidati a giovani per lo più ignoti alla stampa. Proprio coloro, la cui stagione non ritorna più.
Nella stessa produzione pucciniana, “Bohème” è un’opera unica, dal colore inconfondibile. Eclettica, tale da fondere mirabilmente il melodramma, il romanticismo tedesco, l’opéra lyrique francese e la romanza-canzone da salotto: è il più fulgido esempio italiano di literaturoper. Anche per questo motivo, è memore di Bizet, di Massenet e di Gounod più che della tradizione italiana. Il prodigio dell’allestimento Scaparro-Folon consiste proprio nell’aver saputo cogliere la magia di questo eclettismo e di averne tradotto il colore musicale in colori scenici e in recitazione. E’, quindi, impossibile imitarlo, mentre quello zeffirelliano è stato imitato negli anni Settanta da Giancarlo Menotti, ottenendo peraltro scarso successo.
Marcello Rota, direttore musicale, pare poco più di un ragazzo ma ha scavato i dettagli della partitura – una scrittura molto più complessa di quanto non lascino immaginare le vulgate correnti- e ne ha messo in risalto qualità timbriche, modernissime nel 1896, che spesso rimangono annidate, in quanto quasi oscurate dagli archi. Andrà lontano. Gianluca Terranova è un Rodolfo molto buono nel registro di centro e con una dizione perfetta; deve curare acuti e legati. Cristina Barbieri è una Mimì così splendida nel terzo e quarto quadro da fare dimenticare qualche difficoltà nel primo. Masssimiliano Valleggi e Silvia Della Benetta sono un Marcello e una Musetta di lusso. La squadra è completata da Paolo Pecchioli (Colline) e Alessandro Luogo (Schaunard). Un allestimento del genere vale un viaggio al Festival di Torre del Lago.
(Hans Sachs) 3 ago 2009 10:26
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