Su un punto concordano uno dei più resistenti, marxisti del secolo scorso, Noam Chomski battagliero ultra ottantenne del M.I.T., e Gérard Mulliez, on più di 80 primavere sulle spalle, fondatore del gruppo Aucham che ha portato in Europa la grande distribuzione: “lo sola strategia per affrettare i tempi ed i modi dell’uscita dalla crisi consiste nello smettere di farci paura”. Il pericolo di scivolare di nuovo nello scoraggiamento è forte, nonostante i segnali di ripresa captati dall’Ocse , dal Fondo monetario, dalle autorità di politica economica di molti Paesi (nonché dai 20 maggiori privati centri di ricerca econometrica, “il gruppo del consensus”). Basta prendere troppo alla lettera le parole di Nouriel Roubini (autoproclamatosi “profeta della crisi”) il quale parla di “fantasma della ripresa”. Per Roubini, il ciclo si presenta a W , in parole povere, toccato il fondo, c’è una ripresa, seguita, però, da un altro tonfo prima che, sistemati alcuni nodi fondamentali (il tasso di risparmio negli Usa, i malanni del sistema bancario, investimenti privati anemici), si possa ripartire pr davvero.
Ho esaminato in dettaglio le stime diramate dal “consesus” la notte tra il 21 ed il 22 agosto (dopo la chiusura di Wall Street). In effetti, tutte indicano – chi più chi meno – alcuni mesi contrazione nel 2010, dopo una certa baldanza tra la fine dell’anno in corso e l’inizio del prossimo. La ripresa vera e propria si manifesterebbe dal 2011. La “caduta” della primavera-estate 2010 è la fase più delicata per chi fa politica economica sotto il profilo della sostanza, della tempistica e della comunicazione. Occorrerà una manovra molto ben temperata e modulata ed ancor meglio spiegata a individui, famiglie ed imprese che, dopo i segnali di miglioramento di queste settimane (destinati a rafforzarsi nei prossimi mesi), temeranno che si sia scivolati in una recessione peggiore di quella da cui si è pensato di essere appena usciti.
All’interno dell’unione monetaria,il modo di affrontarla varierà da Paese a Paese perché differenti sono i vincoli di ciascuno in termini di politica di bilancio e di politica dei prezzi e dei redditi. La Banca centrale europea non ha fatto mancare liquidità al sistema e non lo farà nell’eventualità (probabile) di una caduta primaverile.
Per evitare di farci paura (alla flessione successiva ai primi segni di ripresa), la politica di bilancio deve essere lineare e comprensibile: ciò vuol dire una bella pulizia delle numerose “contabilità speciali” che rendono difficile capire cosa è investimento vero e cosa mero artificio creativo e che, in parallelo, danno vita ad un Himalaya di residui (con implicazioni gravi in termini di fabbisogno di ricorso al mercato). In tal modo, il Ministero dell’Economia e delle Finanze avrà gli strumenti per meglio qualificare la spesa e tenerla nell’alveo del patto di crescita e di stabilità. Per quanto attiene la politica dei prezzi dei redditi, occorre attuare quanto proposto nel recente documento sul welfare. In settembre, un programma dettagliato di misure potrebbe fare molto nel prevenire nuovi scoraggiamenti.
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