lunedì 17 agosto 2009

BANCA DEL SUD , NON E’ TUTTA DA REINVENTARE, Il Tempo 17 agosto

Giuseppe Pennisi

Alla ripresa autunnale, la Banca per il Mezzogiorno sarà uno degli argomenti centrali del dibattito politico. E’ tema di politica nazionale che riguarda non solamente il Sud e Roma –sino a qualche lustro fa l’azione della Cassa per il Mezzogiorno arrivava a sfiorare la provincia di Latina- ma anche aree della Penisola, come l’Abruzzo, il Molise e la Sardegna, che per non più incluse nella nomenclatura europea come Regioni “obiettivo 1” (ossia in ritardo di sviluppo) hanno una struttura economica fragile. La nuova Banca, soprattutto, se verrà istituita, non dovrà guardare principalmente al futuro prossimo venturo ma al post-2013, quando verosimilmente l’apporto dei fondi strutturali europei non riguarderà l’Italia che in misura molto modesta.
Ad una Banca per il Mezzogiorno, si lavorò, con alla guida l’allora Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Giuliano Amato, alla fine degli Anni 80 quando, in seguito ad un incidente parlamentare, la Cassa chiuse i battenti. Da allora, molto è cambiato. Tuttavia, può essere utile riprendere in mano parte delle analisi fatte all’epoca.
Ci sono due aspetti in particolare che, anche alla luce della fine dei “banchi” meridionali – quello di Napoli e quello di Sicilia – e dell’evoluzione (pure tecnico-metodologica) dell’ultimo quarto di secolo meritano di essere esaminati con cura: a) il merito ed il rischio di credito dei soggetti e b) la valutazione dei progetti.
Senza dubbio le casse di risparmio e le banche popolari di credito cooperativo che , con la loro vasta rete, sarebbero elemento centrale del nuovo istituto, hanno esperienza di analisi di merito e di rischio. Portano un bagaglio ricco di culture differenti, più spesso in materia di analisi di merito ma meno profondo in campo di rischio. Sarebbe utile, ove non essenziale, mettere in atto un programma organico di seminari e di corsi di formazione sia per trarre il meglio dal ricco bagaglio sia per definire parametri di valutazione dei potenziali creditori e criteri di scelta uniformi sia per irrobustire le analisi di rischio.
E’ auspicabile che dal merito e dal rischio del soggetto si vada alla valutazione dell’oggetto – il progetto. In questa materia, ha avuto per anni esperienza la Cassa Depositi e Prestiti che, pur entrando in funzione molto minoritaria nel nuovo istituto, alla metà degli Anni 80 aveva creato nel proprio seno un gruppo di valutazione che utilizzava metodi e procedure semplificate ma rigorose per esaminare proposte d’investimento dei Comuni. Il gruppo ha operato,con alterne vicende, sino a qualche anno fa quando si è sfarinato per vari motivi (pensionamenti, poco interesse da parte del management). Occorre ripristinarlo. Oppure creare una struttura del genere in Città Italia (il centro studi Anci) o alla Svimez oppure altrove. Non si può eludere il problema. E tornare a progetti fasulli o inesistenti o a basso rendimento economico e sociale. Ne andrebbe della reputazione della Banca e dello sviluppo del Sud e delle Isole.

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