mercoledì 26 agosto 2009

LT - Fine stagione lirica estiva: escort e muse bizzarre e altere

Roma, 26 ago (Velino) - Patrizia D’Addario, poco più di un nome nell’elenco del telefono di Bari e dintorni sino a qualche mese fa ed ora una celebrità interna ed internazionale, esce di scena. Non perché sia terminata la serie infinita di registrazioni e fotografie (vere o presunte) per comprovare la sua attività di “escort” (presunta e vera), pure se unicamente per una o due notti, con il presidente del Consiglio. Ma perché, al termine di questa stagione lirica estiva, ha trovato un lavoro “vero” e di lunga durata, non solamente una porticina di un “reality”. Meno precario di quello della “escort” (in tutte le declinazioni, pure religiose e rituali, avute nei secoli passati), o di quello (piuttosto noiosetto e, dalla legislatura appena iniziata, neanche troppo pagato) di parlamentare europeo oppure una candidatura iper-blindata alle prossime Regionali (i maligni dicono che Lona Staller, detta Cicciolina, le avrebbe suggerito di stare lontana dai suoi caduchi intrighi della politica) od ancora l’attività traballante, d’imprenditrice nell’edilizia. È diventata – ma pochi lo sanno – consulente speciale della “musa bizzarra e altera”, termine appropriatissimo con cui il musicologo tedesco Herbert Lindenberger ha definito l’opera lirica in un testo di un paio di lustri ma pur sempre fondamentale per chi si avvicina alla disciplina.

Bizzarra e altera, Patrizia D’Addario lo è. Ed è lieta di esserlo e d’avere le doti di base per accostarsi alla lirica ed iniziarvi un percorso internazionale. Non limitata a Bari e Via del Plebiscito (luogo dove c’è il più alto tasso d’inquinamento atmosferico di Roma e su cui s’affaccia Palazzo Grazioli). I bene informati affermano che, pur non comparendo nei titoli di testa, avrebbe già iniziato la nuova attività nella cattolicissima Macerata, a pochi passi dal Santuario di Loreto, dove dal 23 luglio al 9 agosto è stato in scena “L’inganno”, tema di base del Festival dello Sferisterio (una delle rare manifestazioni artistiche italiane che chiude da tre anni con un leggero attivo finanziario ed ha una forte partecipazione di sponsor locali e internazionali). Con la D’Addario potrebbe fare faville ancora maggiori. “L’inganno” include nuovi allestimenti di tre opere molto note (“Don Giovanni” di Mozart, “Madama Bufferfly” di Puccini e “Traviata” di Verdi) e la prima mondiale di “Le Malentendu” di Matteo D’Amico, nonché un omaggio a Händel, “Il Trionfo del Tempo sul Disinganno” ed uno ad Antonio Di Pietro, una “lettura” di “Corruzione al Palazzo di Giustizia” di Ugo Betti, dramma quasi non più rappresentato in Italia ma molto presente all’estero poiché inganni nei corridoi e nelle aule dei tribunali sono di grande attualità in tutto il mondo.

Non solamente i maligni affermano che di inganni la D’Addario è vera esperta ma il “Don Giovanni” che ha inaugurato il Festival richiede protagonisti giovani, di bello aspetto e buon talento perché si svolge quasi interamente a letto e vi vengono mostrate tutte le arti in cui le geishe giapponesi, le kiseang coreane ed ora le “escort” italiane hanno delicata e consumata esperienza. In un delizioso teatro del Settecento per appena 400 spettatori, fondali pareti e soffitti a specchio rimandano l’immagine dei personaggi in varie prospettive, fanno diventare i palchi del teatro elemento della scena e soprattutto mostrano a tutti (da molteplici punti di vista) cosa avviene sotto e sopra le bianche lenzuola dell’unico elemento di attrezzeria: un enorme letto bianco, dove si consumano inganni ed illusioni dei sette personaggi. Dato che in Europa c’è carenza di geishe e kisaeng, cosa meglio che rivolgersi ad “escort” note per la loro serietà e professionalità?

Scritture starebbero venendo anche dalla calvinista Ginevra dove Chrispopher Py (direttore de l’“Odéon”) di Parigi ha messo in scena una versione de “La Damnation de Faust” di Berlioz in cui l’elemento portante sono i riflettori puntati sui genitali maschili (ovviamente nudi e ben proporzionati), dalla Komische di Berlino (dove in alcuni allestimenti di repertorio, ad esempio quello del mozartiano “Ratto dal Serraglio”, i costumi sono dalla cintola in su - non dalla cintola in giù), ed anche da Francoforte dove Christoph Loy renderebbe trasgressivo pure “I Dialoghi delle Carmelitane” di Poulenc. Essenziale il suo apporto al Teatro Massimo di Palermo dove la primavera prossima sarà in scena la prima italiana “I Predestinati” di Frank Schreker, opera peccaminosissima degli Anni 20 (considerata “degenerata” dal regime tedesco dell’epoca): si svolge in una Genova secentesca dove l’attività principale pare essere coniugare orge con inganni. Od anche a Torre del Lago, dove si confeziona un Puccini per famiglie, ma quest’anno il duetto di “Manon Lescaut” viene accompagnato da una piccola orgia di mimi semi-nudi; si avvertiva la mancanza di consulente esperta, oltre che bizzarra e altera.

(Hans Sachs) 26 ago 2009 12:23

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