In che modo la partecipazione dei lavoratori agli utili (e di converso alle perdite) dell’impresa può contribuire a uscire dalla crisi economica ed ad definire un più efficiente e più efficace quadro di relazioni industriali per l’Italia del “dopo-crisi”?
In varie guise e maniere, la partecipazione dei lavoratori (quale che sia il livello) ai profitti dell’impresa è in vigore in vari Paesi. E’ stata per decenni una delle caratteristiche dell’”economia sociale di mercato” tedesca, dove è stata una leva del miracolo economico negli anni 50 e 60 e lo strumento principale per risolvere i problemi di una delle maggiori industrie metal meccaniche (la Volkswagen) a cavallo tra la fine degli anni 80 e l’inizio degli anni 90. Si tratta , in gran misura, di Paesi dove la contrattazione nazionale è meno corposa che in Italia (principalmente per quanto riguarda i contenuti economici – salari e stipendi) e la contrattazione aziendale è, invece, di grande rilievo e collega , in vario modo, i salari e gli stipendi “totali” all’andamento della produttività ed al conto profitti e perdite della singola impresa.
In Italia, proposte in questo senso sono state formulate più volte da esponenti tanto del centro-destra quanto da centro sinistra. Fu anche una delle tesi portanti di un convegno programmatico negli Anni 60 tenuto dalla DC a San Pellegrino. Se ne è fatto poco o nulla principalmente in quanto spesso il sindacato ha temuto che si trattasse di un modo per annacquare la contrattazione collettiva nazionale , e il potere politico che essa comporta.
Adesso, il clima generale è cambiato. Principalmente se si riflette su quella che sarà l’economia del “dopo-crisi”. Occorre, però, sottolineare che nel contesto italiano un nesso tra utili aziendali e salari effettivi esiste giù nelle piccole e medie imprese, nei distretti e nelle imprese-rete; in queste imprese, in caso di perdite aziendali, i salari effettivi subiscono di fatto una contrazione (in quanto cessano gli straordinari). La proposta , quindi, riguarda principalmente le grandi imprese. Le reazioni del “grande sindacato” a riguardo non sono state molto chiare.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento