lunedì 31 agosto 2009

UNA STRATEGIA GIA’ USATA AMPIAMENTE NEI PAESI EUROPEI Il Tempo 31 AGOSTO

In che modo la partecipazione dei lavoratori agli utili (e di converso alle perdite) dell’impresa può contribuire a uscire dalla crisi economica ed ad definire un più efficiente e più efficace quadro di relazioni industriali per l’Italia del “dopo-crisi”?
In varie guise e maniere, la partecipazione dei lavoratori (quale che sia il livello) ai profitti dell’impresa è in vigore in vari Paesi. E’ stata per decenni una delle caratteristiche dell’”economia sociale di mercato” tedesca, dove è stata una leva del miracolo economico negli anni 50 e 60 e lo strumento principale per risolvere i problemi di una delle maggiori industrie metal meccaniche (la Volkswagen) a cavallo tra la fine degli anni 80 e l’inizio degli anni 90. Si tratta , in gran misura, di Paesi dove la contrattazione nazionale è meno corposa che in Italia (principalmente per quanto riguarda i contenuti economici – salari e stipendi) e la contrattazione aziendale è, invece, di grande rilievo e collega , in vario modo, i salari e gli stipendi “totali” all’andamento della produttività ed al conto profitti e perdite della singola impresa.
In Italia, proposte in questo senso sono state formulate più volte da esponenti tanto del centro-destra quanto da centro sinistra. Fu anche una delle tesi portanti di un convegno programmatico negli Anni 60 tenuto dalla DC a San Pellegrino. Se ne è fatto poco o nulla principalmente in quanto spesso il sindacato ha temuto che si trattasse di un modo per annacquare la contrattazione collettiva nazionale , e il potere politico che essa comporta.
Adesso, il clima generale è cambiato. Principalmente se si riflette su quella che sarà l’economia del “dopo-crisi”. Occorre, però, sottolineare che nel contesto italiano un nesso tra utili aziendali e salari effettivi esiste giù nelle piccole e medie imprese, nei distretti e nelle imprese-rete; in queste imprese, in caso di perdite aziendali, i salari effettivi subiscono di fatto una contrazione (in quanto cessano gli straordinari). La proposta , quindi, riguarda principalmente le grandi imprese. Le reazioni del “grande sindacato” a riguardo non sono state molto chiare.

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