Caccia all'oro/1
Le polemiche sulla gold tax più che politiche sono balneari
Segno dei tempi. Una volta esistevano i Governi Balneari. Adesso, le Polemiche Balneari (con le dovute maiuscole poiché sono una surroga di quelli che furono i “governicchi estivi”). Se gli storici volessero porre una data convenzionale all’inizio delle Polemiche Balneari si dovrebbe pensare al 1993, quando il bipolarismo (e gli Esecutivi durativi) stavano per prendere colpo e, nella calura estiva, scoppiò il caso di Lady Golpe (di cui da anni tutti paiono essersi dimenticati).
Ora, anticipate le polemiche (con la minuscola) su veline ed escort, nella calura estiva ci si addentra su temi più seri e, almeno all’apparenza, con una forte caratura tecnica. Questo è il caso della polemica sulla tassazione o meno delle plusvalenze sull’oro (in Italia detenuto, per legge, unicamente da Bankitalia e, dunque , dalla tassazione o meno su Bankitalia). In inglese shakespeariano si direbbe “Much ado about Nothing”- ossia “Molto rumor per nulla”.
Da un canto, le tesi secondo cui questa eventuale imposta – la normativa richiede il parere dalla Bce - lederebbe all’autonomia di Bankitalia e potrebbe comportare vendita dell’”oro della Patria” non ha base contabile e tributaria. In tutto il mondo, le plusvalenze sono tassate quando appaiono in bilancio; ciò non comporta la vendita di parte del cespite su cui esatta la tassazione. Ciò equivarrebbe a vendere la propria casa ogni volta che ne viene modificata la rendita catastale (a fini di Ici, imposta di registro e simili). Ove, con il supporto di Francoforte, venga applicata una tassazione su plusvalenze auree, Bankitalia salderebbe il proprio debito con l’erario utilizzando altre risorse – verosimilmente liquide o facilmente liquidabili – non ponendo sul mercato internazionale lingotti (che i privati italiani non hanno titolo a detenere). D’altro canto, ammesso, per assurdo, che la Bce interpreti la norma nel senso che Bankitalia debba vendere proprio l’oro (per pagare il fisco), il comportamento di Francoforte sarebbe analogo a quello del marito che si fa castrare per fare un dispetto alla propria moglie: nell’unione monetaria, l’oro detenuto dall’insieme del Sistema Europeo delle Banche Centrali è una risorsa e linea di difesa comune. Quindi, la Bce indebolirebbe sé stessa tanto quanto Bankitalia.
Ben differente era la proposta del Governo Prodi (inverno 1996-97) di costringere Bankitalia a vendere oro per ridurre indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni e stock di debito pubblico al fine di centrare (artificialmente) i parametri di Maastricht ed entrare nel gruppo di testa dell’euro. Si sarebbe non solo leso all’autonomia della Banca centrale ma effettuata una di quelle “una tantum” che tanto piacciano al professore emerito dell’ateneo di Bologna (la cui condanna da parte della Corte di Giustizia viene taciuta da gran parte della stampa nonostante riguardi l’essenza stessa della questione morate ed altrove avrebbe comportato l’esclusione da pubblici uffici). Che la Polemica Balneare sull’oro di Bankitalia serva a distogliere l’attenzione dalla condanna a risarcimento dei danni e pagamento delle spese giudiziarie comminata, in ultima istanza di giudizio, all’ex-Presidente della Commissione Europea?
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