Chi ha letto”le carte”, ha difficoltà a comprendere perché in questo primo scorcio d’estate i gruppi variopinti che compongono “l’universo no-global” siano giunti a Heiligendamm, il più antico resort balneare tedesco, situato sul Mar Baltico, per dimostrare contro i Capi di Stato e di Governo del G8, lì riuniti dal 6 all’8 giugno. La documentazione di questo appuntamento annuale viene preparata con grande anticipo ed alla vigilia il comunicato conclusivo è stato ampliamente negoziato, nei dettagli più minuti, dalle diplomazie internazionali e la riunione è, in gran misura, a carattere cerimoniale. La Germania assume per la quinta volta la presidenza di turno e il Cancelliere, Angela Presidente Merkel ha indicato in "crescita" e "responsabilita'" i due temi centrali del summit. In particolare, la presidenza tedesca ha focalizzato l'agenda della riunione su come indirizzare la globalizzazione e su come promuovere il processo di sviluppo in Africa – due temi che dovrebbero essere molto vicini al cuore dei “no global” i quali dovrebbero essere lieti che i “grandi”, in tante faccende affancendati, trovino il tempo ed il modo per occuparsene. Anche se è difficile che, nonostante, la loro buona volontà siano in grado di fare qualche passo avanti verso la loro soluzione.
E’ utile ricordare che i rappresentanti di Usa, Giappone, Germania, Regno Unito, Francia e Italia (G6) si incontrarono per la prima volta a Rambouillet in Fancia nel 1975 e con l'aggregazione del Canada nell'anno successivo crearono un forum (definito G7) per discutere dell'economia mondiale e di come affrontare i suoi maggiori nodi. La Comunità Europea ha poi partecipato a tutti i lavori a partire dal 1981. La Russia entra nel club nel 1997, facendolo così diventare l’attuale G8. A cui si giustappone, però, un G20 di cui fanno parte anche i maggiori Paesi in via di sviluppo (Cina, Brasile, India, Messico, Sud Africa e via discorrendo).
Negli Anni 70 – quando l’appuntamento annuale venne istituzionalizzato -l'economia mondiale era dominata da alcuni aspetti sistemici fondamentali: il confronto tra le economie occidentali di mercato e quelle del blocco sovietico, la recente crisi petrolifera e, soprattutto, la fine del sistema di cambi fissi di Bretton Woods. Il coordinamento delle politiche economiche dei “grandi” su rivelò come una risposta efficace all'instabilità delle monete, all'inflazione e ai nuovi squilibri del commercio internazionale.
Lo è ancora oggi? La macchina è costosa. E, soprattutto, pare avere perso i suoi obiettivi originari ed essere ogni anno alla ricerca di nuove etichette per dare un tema di fondo all’appuntamento. A Heiligendamm, gli argomenti posti sul tavolo dalla Presidenza tedesca (nell’ambito del più vasto tema “crescita” e “responsabilità”) riguardano la proprietà intellettuale e l’ambiente (in particolare, il riscaldamento della calotta terrestre). Sul primo tema, però, manca, al tavolo delle riunione, il vero protagonista: la Cina, maestra assoluta delle contraffazioni, nonché tra dieci anni la maggiore economia mondiale e già adesso il maggior Paese esportatore dell’economia internazionale. Sul secondo, l’attenta opera di mediazione condotta dalla diplomazia tedesca è stata mandata gambe all’aria pochi giorni fa con la presentazione di una contro-proposta Usa. E’ verosimile che le cronache da Heiligendamm porranno l’accento (oltre che sugli scontri tra no-global e forze dell’ordine) sul confronto tra Germania (e gran parte del resto dell’Europa) e Stati Uniti sull’ambiente (regalando alla Russia di Putin le luci della ribalta come eventuale mediatore).
Più concrete le discussioni di contorno che riprendono (con gli aggiornamenti del caso) temi centrali negli Anni 70: squilibri commerciali (il disavanzo della bilancia dei pagamenti Usa sfiora i 900 miliardi di dollari), tassi d’interesse, tassi di cambio. Sarebbe errato, però, nutrire troppe illusioni sui risultati effettivi. Da un lato, ancora una volta, la Cina (con 800 miliardi di dollari di riserve di valuta estera nella cassaforte della propria banca centrale) è il convitato di pietra. Da un altro, come ha detto già 20 anni Marc Blondel (a lungo leader carismatico del sindacato francese “Force Ouvrière”), a ragione dell’integrazione economica internazionale, i governi sono diventati “subappaltanti dei mercati”. Ancora più difficile comprendere perché i no global si inalberino per un vertice di subappaltanti che in effetti ha meno poteri di un’assemblea di condominio.
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1 commento:
Dopo lo scontro Bush-Putin, penso che il prossimo summit sarà G7.
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