mercoledì 27 giugno 2007

ADESSO IL PREMIER SI SCUSI E CERCHI DI ESSERE SERIO

Il Presidente del Consiglio Romano Prodi ripete ossessivamente (da quando oltre due anni fa è entrato in campagna elettorale) che “occorre fare le cose seriamente” e che bisogna “essere seri”. Utilizza il tono del parroco di campagna o dei maestrini del libro “Cuore” di Edmondo De Amicis. Ora sul nodo Alitalia, sta a lui “fare le cose seriamente” ed “essere serio”. Ciò vuole dire evitare un imbarazzo internazionale all’Italia, chiedere scusa per il modo scombinato con cui ha prima confuso un beauty contest con un’asta ed infine fatto sì che in gara sia rimasto un concorrente solo. L’accusa fatta dai russi di Aeroflot (nel rinunciare a partecipare ulteriormente alla contesa) è gravissima: non avrebbero avuto accesso ai dati tecnici e finanziari, messi invece a disposizione dell’altra parte in causa (che pare abbia amici nei Palazzi). Si è arrivati a questo punto dopo che il gruppo guidato da Air One avrebbe addirittura proposto di fare tornare l’Italia indietro di 35 anni – ai tempi delle cordate (benedette da Ettore Bernabei) tra Italstat, principali imprese private del settore delle costruzioni, e grandi cooperative come la CMC (Cooperativa Muratori e Cementieri, protagonista delle grandi dighe in Africa nell’epoca d’oro della cooperazione allo sviluppo fatta all’italiana): fare una una cordata unica (con le banche che appoggiano le due compagnie) e presentare il 12 luglio un solo piano e industriale e finanziario. Ancora una volta, l’obiettivo sarebbe stato quello di non fare funzionare il mercato e la concorrenza (nonostante le prediche dell’Antitrust) e di aggiudicarsi la spoglie di quel che resta di Alitalia, mantenendo se possibile un elevato sussidio pubblico annuale ed ancora meglio rivendendone le quote acquistate dopo qualche anno (specialmente se, a ragione delle pressioni europee, si sarà riusciti a ristrutturarla, tagliando i rami secchi e rendendo ancora più stretto il pugno sulle tratte redditizie).
Dopo il ritiro di Aeroflot, è impensabile aggiudicare l’Alitalia ad una cordata che, secondo quel che si è compreso dal piano industriale, non sborserebbe un soldo, manderebbe a casa un paio di migliaia di dipendenti (ed almeno altrettanti nell’indotto), ridurrebbe drasticamente la manutenzione e non avrebbe la capacità di gestire rotte intercontinentali. Chiunque potrebbe fare ricorso alla Corte di Giustizia Europea ed ottenere l’annullamento.
A questo punto, Presidente, salviamo almeno la faccia: Il Tempo è stato, lo scorso gennaio, il primo giornale a dire che il bando era per un beauty contest e non per l’asta di cui Ella concionava. Siamo seri e comportiamoci seriamente, come ripeto i Suoi sermoni. Si annulli tutto e si metta in piedi una vera asta seguendo procedure internazionali. Si lanci – lo ripetiamo ancora una volta - una vera e propria “asta alla Vickrey” (dal nome del Premio Nobel che la ha teorizzata) con un capitolato dettagliato d’appalto e l’aggiudicazione a chi offre di più ma al prezzo del secondo concorrente in graduatoria (in modo da assicurare efficienza e trasparenza). Comportiamoci , oltre che da persone serie, da adulti.

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