Vicenza in lirica, tutti i
dettagli
Giunta al
quinto anno, Vicenza, pur schiacciata tra due giganti (l’Arena di Verona, e le
stagioni estive di Venezia) è un piccolo festival che offre eleganza e qualità.
Ne parliamo con il suo fondatore e direttore artistico, il giovane Andrea
Castello.
Quali gli
obiettivi della manifestazione?
“Vicenza in
Lirica”, vuole essere un festival che crea ponti solidi ed abbatte i
muri che spesso “ovattano” il suono o proprio non lo fanno passare. Costruire
ponti solidi, con fondamenta ben posate è il mio obiettivo utile a dare
speranze concrete ai giovani artisti che attraverso un festival possono
debuttare e formarsi maggiormente, utile anche a costruire un rapporto di
dialogo con la città, con il territorio nazionale ed Internazionale. Esportare
musica, cultura e far crescere i giovani e equivalente ad essere: ambasciatori
di cultura. Vicenza che mi ha “adottato” ha creduto in me e lo sta facendo
tutt’ora, ho una grande responsabilità che cercherò di sviluppare ed ampliare,
mantenendo sempre un dialogo con le istituzioni chiunque esse siano, gli
sponsor che crescono di anno in anno ed il pubblico.
Ci può
anticipare il programma di quest’anno?
Il programma
2017 è vasto e vario e vuole comunicare attraverso l’unione di diverse arti: il
canto lirico, la danza, la prosa, anche la pittura, entrambe unite insieme
dalla musica. Attraverso la musica, filo conduttore del festival, comunichiamo
un’emozione durante uno spettacolo, una nozione durante le master class di
canto lirico, un messaggio.
Musica
spesso di repertorio barocco, ma anche belcanto, verismo ed un tocco di
contemporaneo. Il filone barocco negli anni sta ‘occupando’ sempre maggiormente
il festival ,ecco perché per la quinta edizione abbiamo scelto di dare un
sottotitolo “dialoghi barocchi”.
Abbiamo
deciso di inaugurare la quinta edizione con un noto baritono: Leo Nucci,
che proprio quest’anno sta festeggiando i suoi 50 anni di carriera. Un concerto
al Teatro Olimpico il 26 agosto, dove il maestro interpreterà alcune
tra le più celebri arie tratte dal repertorio verdiano e riceverà il premio
alla carriera. Molti altri sono gli appuntamenti di spicco e i personaggi di
fama internazionale che rendono sempre più grande il festival: Carla Fracci,
Barbara Frittoli, Gemma Bertagnolli, due ballerini dal Bolshoi di Mosca, Angelo
Manzotti. L’edizione 2017 presenta una produzione esclusiva de L’Orfeo di
Monteverdi per celebrare i 450 anni dalla nascita del compositore. L’opera
verrà eseguita al Teatro Olimpico il 6 e 7 settembre è una grande produzione
che ritorna all’Olimpico dopo 60 anni (allora prodotta dal Teatro alla Scala)
ambientata nella seconda guerra mondiale. Vedremo quindi una Vicenza
distrutta e poi rinata, il tutto rappresentato attraverso una tecnica
innovativa di video mapping, che riprodurrà alcune foto tratte dall’archivio
Neri Pozza concesso da Angelo Colla e appositamente scelte dal prof. Zocchetta
che curerà la scenografia virtuale. La produzione è affidata al maestro
Francesco Erle con la Schola San Rocco di Vicenza, e con la presenza di
giovani cantanti lirici.
Chi sarà il
regista?
Mi propongo
anche come regista. Non possiamo parlare di vera e propria regia al Teatro
Olimpico, io voglio chiamarla “sostegno scenico al personaggio”. Sto studiano
molto bene l’emozione che devono trasmettere i
personaggi, lasciando libero sfogo alla creatività,
ascoltando i cantanti, dando loro quella tranquillità utile affinché siano
“personaggio”, e no delle macchine spesso in ansia perché devono pensare ad un
gesto piuttosto che ad un altro, fare acrobazie, misurare passi e centimetri.
Voglio che ciascuno di loro sia “personaggio”, nel rispetto del libretto e
delle partitura, solo così possono trasmettere l’emozione e l’intenzione
richiesta.
C’è
interesse da parte dei giovani?
Un festival
è anche motivo di confronto, ascoltare non solo il pubblico specializzato,
appassionato, di settore ma anche la città, quella parte di persone che sono
profane a questo mondo. Noi direttori artistici dobbiamo comunicare
maggiormente se veramente amiamo quest’arte e sostenere i giovani
che sono il futuro della lirica-oggi, i giovani cantanti e musicisti hanno
bisogno di parole concrete, o meglio di certezze. I giovani artisti devono
sempre costruire con cura la propria arte attraverso: i piccoli
ruoli, master class eseguite da cantanti o comunque docenti che abbiano o
stiano vivendo il palcoscenico, ascoltando le grandi voce che hanno e stanno
facendo la storia della musica. In un festival i giovani devono trovare: bravi
docenti, bravi interpreti , un direttore artistico che mette in primo piano
l’ascolto delle voci e non la possibilità di diventare modelli, la
collaborazione, l’entusiasmo!
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