martedì 4 luglio 2017

Solo con esportazioni e fra tante incertezze la crescita non decolla in Avvenire 4 luglio



Solo con esportazioni e fra tante incertezze la crescita non decolla
Si comincia a respirare aria di ripresa. A dare l’annuncio, non è stato tanto l’Istat quanto due documenti diramati la settimana scorsa rispettivamente dal Centro Studi Confindustria (Csc) e dall’Assolombarda. Ambedue stimano che si sarebbe raggiunta una crescita del Pil dell’1,3% nel 2017 e nel 2018. Ciò avverrebbe tramite la leva delle esportazioni, specialmente delle medie imprese. È facile (e poco utile) ironizzare che gli azionisti di maggioranza della casa madre sono i medesimi ed hanno nel loro corpo una ricca rappresentanza di medie imprese. Più interessante analizzare cosa vuol dire un tasso di crescita dell’1,3% e quali sono le probabilità che esso venga raggiunto e superato.
In primo luogo, si uscirebbe dalla crescita piatta (a livello zero) che, accompagnata da due recessioni, ha contrassegnato gli ultimi dieci anni .In secondo luogo, pochi ricordano che dieci anni fa un gruppo di lavoro composto da esperti di Banca mondiale, Banca centrale europea, Commissione europea e Ocse conclusero che, date la demografia, le caratteristiche della struttura produttiva e le dimensioni medie di impresa del nostro Paese un aumento del Pil dell’1,3% deve essere considerato «il tasso di sviluppo naturale» dell’Italia. Quindi, se non intervengono riforme strutturali che incidano in misura cogente sulla produttività dei fattori di produzione è arduo che la crescita superi i livelli attuali negli anni futuri. Infine, sul futuro pende una forte dose d’incertezza. Per gli economisti, l’incertezza è molto difficile da stimare, a differenza del rischio (per valutare il quale si fa ricorso al calcolo delle probabilità). Le metodologie e tecniche per derivare l’incertezza facendo ricorso al calcolo delle 'opzioni reali' sono poco conosciute ed ancor meno praticate. Data l’attuale situazione internazionale, affidarsi all’export vuol dire aumentare l’incertezza. Nel lontano 2009, Pier Carlo Padoan (non ancora ministro) e Paolo Guerrieri pubblicarono un saggio intitolato 'L’Economia Europea' in cui non si parlava di incertezza ma si giungeva alla conclusione che per l’Italia una crescita basata sull’export aveva il fiato corto e si sosteneva la necessità di cambiate marcia orientandosi su investimenti e consumi interni con particolare attenzione ai 'beni collettivi'. A distanza di 8 anni la teoria sembra ancora valida.
Giuseppe Pennisi
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