Fincantieri, tutti i perché
della macronata di Macron sui cantieri di Saint Nazaire
L'analisi
dell'economista Giuseppe Pennisi
In un
pamphlet del 1852, Victor Hugo chiamò il Presidente Loui-Napoléon Bonaparte
divenuto Imperatore Napoleone III Napoléon Le Petit non per la sua statura ma
per la capacità di prevedere gli esiti delle sue proprie decisioni ed azioni.
Alla vigilia delle elezioni presidenziali francesi, Sofia Ventura dell’Università
di Bologna (probabilmente oggi la maggiore politologa italiana esperta di
politica francese) sottolineò più o meno la stessa cosa (in un seminario
all’Istituto Affari Internazionali) affermando che Emmanuel Macron (in
foto) è simile a Matteo Renzi in termini di narcisismo e di difficoltà a
vedere lontano.
Non voglio
entrare nell’ ‘affaire’ della Libia, ma credo sia il caso di commentare la
vicenda della nazionalizzazione dei cantieri di Saint-Nazaire per poi cercare
di fare un contratto leonino con la Fincantieri o con chi altro voglia entrare
nel gioco. Dopo aver sentito due giuristi italiani specializzati in diritto
internazionale, e parlato con il mio compagno di studi ed avvocato societario
specializzato in temi e problemi internazionali Michel Prouzet, è chiaro che in
punta di diritto la posizione francese è ineccepibile. Il preliminare del
contratto dava tempo sino al 29 luglio al governo francese per esercitare il
diritto di prelazione. E Macron e il suo governo hanno atteso proprio l’ultimo
momento per farlo (dopo aver tentato di giungere ad una ‘mezzadria’ per le
proprietà e la gestione della joint venture).
La mezzadria
sarebbe costata meno all’erario di Parigi; i conti pubblici francesi sono
appena usciti da una procedura d’infrazione dell’Unione europea e stanno per
entrarne in un’altra. Infatti, Macron ed i suoi si sono precipitati a precisare
che si tratterà di una ‘nazionalizzazione’ di breve durate e che sarebbero
lieti di rivendere parte dell’azienda nazionalizzata alla stessa Fincantieri.
In effetti,
i cantieri Saint Nazaire non sono un grande affare, come ben sanno gli
azionisti coreani. Il conglomerato Stx (che ne aveva acquistato il 66% ) era
fallito, l’anno scorso, e il tribunale di Seul aveva messo in vendita la sua
filiale francese (Stx France, i cantieri di Saint-Nazaire, proprio a Parigi, si
era subito pensato che poteva essere l’occasione per ridisegnare lo scenario
della cantieristica in chiave davvero europea. Si sperava che, a farsi avanti,
fosse un gruppo industriale e non un fondo d’investimento qualsiasi. E poi,
attivo nel settore e meglio se pubblico. Detto, fatto: alla fine in lizza era
rimasta solo Fincantieri, che rispettava tutte queste condizioni. La trattativa
riguardava le navi da crociera, fabbricate a Saint-Nazaire, ma sullo sfondo si
profilava anche la cantieristica militare, quella di Naval Group, colosso
pubblico francese. Occorre precisare, che grazie agli ordinativi di questi
ultimi anni, la costruzione di navi da crociera va molto bene e le prospettive sono
che avrà margini operativi lordi interessanti almeno per i prossimi dieci anni.
Ma non sono
le navi da crociera, nelle mani dei cantieri, ad interessare Macron, ma quello
delle navi militari i cui centri di progettazione e di selezione sono al
ministero della Difesa. La mossa del cavallo fatta da Macron, inoltre, punta ad
acquisire crediti nei confronti dei lavoratori prima del varo della nuova Loi
du Travail, togliendo ai sindacati una carta e mostrandosi come un difensore
dell’occupazione.
Sono due obiettivi
di breve periodo e che contribuiscono a frammentare, non ad unificare,
l’Europa. Dopo lo sgarbo fatto a Fincantieri e all’Italia sarà difficile
trovare, quando Macron vorrà ‘denazionalizzare’ Saint-Nazaire acquirenti
potenziali a versare il contante di cui i cantieri hanno bisogno, pur
mantenendo Napoléon Le Petit sul ponte di comando. Per quanto riguarda la parte
occupazionale, i lavoratori di Saint-Nazaire avevano avuto ampie garanzie da
Fincantieri e comunque non sono così numerosi da incidere sulle posizioni
nazionali dei sindacati.
Doppio errore di miopia. Lo dicono già a Berlino dove Napoléon Le Petit viene ormai considerato inaffidabile.
Doppio errore di miopia. Lo dicono già a Berlino dove Napoléon Le Petit viene ormai considerato inaffidabile.