UN POKER PER IL LAZIO
Giuseppe Pennisi
Come tutti i consuntivi, quello 2009del Business Innovation Centre (BIC) del Lazio -l centro di creazione d’impresa e di supporto all’innovazione locale creato con il supporto della Commissione Europea e della Regione - può essere letto in vari modi. Da un lato, si può mettere l’accento sulle difficoltà incontrate in un anno in cui il Pil dell’Italia ha subito una contrazione del 5,1%: le richieste dei servizi di consulenza e formazione hanno segnato una riduzione (dell’11%) rispetto al 2008. Da un altro si possono sottolineare gli aspetti positivi: l’aumento dei business plan preparati(492 rispetto a 448 l’anno precedente) ed un tasso di mortalità delle imprese create del 5% negli ultimi tre anni (rispetto al 30% circa di quelle sostenute dalle normative sull’imprenditoria giovanile e su quella femminile). Da un altro ancora, si possono indicare le determinanti che hanno reso meno incisiva l’azione del BIC, prima tra tutti lo scarso coordinamento con altre agenzie e società regionali (Sviluppo Lazio, Filas) che operano su materie affine od analoghe , a volte con sovrapposizione di funzioni.
Più significativa di queste chiavi di lettura è vedere, nei dati (nel complesso soddisfacenti), le opportunità che si aprono in vista dell’obiettivo del Rapporto Marzano di incoraggiare la trasformazione della specializzazione produttiva di Roma e del suo hinterland verso l’alta tecnologia. E’ un obiettivo che Il Tempo ha proposto, per la Capitale, sin dal lontano 2004 (commentando iniziative in tal senso prese in sede ANCI) e centrale alla strategia dell’attuale Amministrazione comunale.
E’ un obiettivo oggi molto più a portata di mano di quanto non lo fosse sei anni fa non solamente per il progresso effettuato dalla digitalizzazione della pubblica amministrazione , a livello tanto centrale quanto locale, ma anche a ragione di due determinanti specifiche a carattere organizzativo l’una e politico l’altra. Sotto il profilo organizzativo, BIC, Sviluppo Lazio , Filas stanno progettando una “cabina di regia” per rendere più incisivi i loro interventi evitando duplicazioni e sovrapposizioni. Sotto quello politico, c’è una condivisione non solo di intenti ma di vero e proprio disegno di politica industriale tra Commissione Europea, Stato, Regione e Comune – una quadriga per fare avanzare Roma e Lazio sulla strada dell’innovazione.
Pochi hanno notato il ruolo dell’innovazione tecnologica nella politica industriale su cui è imperniato il documento “Europa 2020” con cui, circa un mese e mezzo fa, è stata sostituita, in sede Ue, la “strategia di Lisbona” del marzo 2000. In aggiunta, la responsabilità per l’attuazione di “Europa 2020” il Vice Presidente della Commissione Europea (titolare del portafoglio europeo per la politica industriale) Antonio Tajani , romano e sempre attento allo sviluppo della Capitale. L’uniformità di orientamento politico tra Governo nazionale, Regione e Comune sono una leva importante per assicurare alta qualità dei programmi e dei progetti, soprattutto di quelli da realizzarsi con finanziamento europeo.
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