mercoledì 12 maggio 2010

IL NODO E’ LA SPESA ALLORA QUALIFICHIAMOLA Avvenire 12 maggio

IL NODO E’ LA SPESA ALLORA QUALIFICHIAMOLA
Giuseppe Pennisi
Le prime stime parlano di una manovra di aggiustamento di 25 miliardi di euro da varare in estate al fine di rientrare dal disavanzo delle pubbliche amministrazioni e cominciare a ridurre il fardello del debito pubblico. L’aggiustamento dei conti pubblici è parte della strategia concordata in seno all’Eurogruppo, per difendere un’unione monetaria giovane e non priva di problemi. L’aggiustamento annunciato è pari all’80% di quello dell’autunno del 1996, ultimo tassello – si disse – della strategia per entrare nella moneta unica. Nel frattempo il Pil è aumentato complessivamente quasi del 6% - al netto della contrazione del 5% registrata nel 2009. Nel 1996, il Governo puntò sull’aumento delle entrate – introducendo anche un’eurotassa. Adesso, ciò non è possibile non solamente perché dal 1994 il Presidente del Consiglio in carica promette una riduzione del carico tributario, ma in quanto un ulteriore aumento della pressione fiscale farebbe scivolare di nuovo in recessione un’economia che, secondo i 20 maggiori istituti internazionali, esporrà una pallida crescita ( 0,7% nel 2010 e 1,2% nel 2011).
Sarà, quindi, una manovra di contenimento della spesa. Ciò che sta avvenendo nel comparto delle fondazioni lirico- sinfoniche è un anticipo di misure più generalizzate. Non è difficile prevedere differimenti nella conclusione dei contratti del pubblico impiego, una maggiore oculatezza nei trasferimenti agli individui ed alle imprese, liquidazione di enti considerati, a torto od a ragione, inutili. E’ auspicabile che la spesa in conto capitale non sia drasticamente ridotta di due terzi (come avvenne nel 1993-2000), ma sia selezionata secondo standard di valutazione di livello internazionale per dare la priorità agli investimenti ad alto rendimento economico e sociale, posporre quelli meno redditizi ed accantonare quelli non ancora pronti o di scarso valore. Infine, sarebbe opportuno azzerare, come fece il Governo Amato, le “contabilità speciali”, una piaga in cui si annidano resti effettivi di cassa che possono dare vita ad un Himalaya di erogazioni da un momento ad un altro.
C’è da augurarsi che non ci si limiti ad un’operazione incisiva ma di breve respiro. E che a dare alla strategia di bilancio una virata innovativa non sia unicamente l’Italia ma l’intero Eurogruppo. Se è essenziale una politica di bilancio armonizzata perché l’euro risponda alle aspettative create alla sua istituzione, tale armonizzazione deve riguardare i contenuti, non solamente i parametri numerici relativi al disavanzo annuo ed al debito pubblico. Anche perché il secondo può essere fuorviante: ai fini dell’affidabilità di un Paese, ciò che conta è il debito totale (di individui, famiglie, imprese, pubbliche amministrazioni) rispetto al Pil (negli Usa supera il 350%).
Da alcuni anni, l’Austria ha introdotto una nuova classificazione della spesa pubblica nel bilancio quadriennale: a) spese per il passato (ad es., interessi sul debito, pensioni), b) spese per l’esistente (stipendi e acquisti di beni e servizi per la p.a.); c) spese per il futuro (infrastrutture, istruzione, ricerca). Il programma contiene obiettivi annuali sia per restare nei vincoli europei sia soprattutto per aumentare c), contenendo invece a) e b). Qualsiasi emendamento viene immediatamente quantizzato in termini di implicazioni sulle tre grandi categorie in modo che coloro che vogliono privilegiare l’esistente od il passato se ne assumono, in piena trasparenza, la responsabilità. E’ uno strumento non solo di comunicazione ma di contenuto e di progetto. Utile ad un Paese che voglia tornare a crescere in maniera sana.

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