lunedì 17 maggio 2010

Il successo di Seimur Pirgu, tenore in “transizione” Il Velino 17 maggio

CLT - Lirica/ Il successo di Seimur Pirgu, tenore in “transizione”


Tirana, 17 mag (Il Velino) - Pubblico delle grandi occasioni ieri sera al Teatro dell’Opera di Tirana per il concerto del giovane tenore albanese Seimur Pirgu. In sala, il presidente del Consiglio con la “first lady”, la presidente del Parlamento e numerosi ambasciatori in occasione della decima edizione di una serie di celebrazioni per la ricorrenza del Trattato di Roma (l’Albania è associata all’Unione Europea e aspira a diventarne membro effettivo). Pirgu era accompagnato dall’orchestra sinfonica stabile del teatro diretta da Zhani Ciko, che è anche sovrintendente del Teatro, una struttura di circa mille posti con una balconata ed una galleria. Preso tra una replica e l’altra di “La Traviata” al Covent Garden, il 29enne tenore ha mantenuto fede ai ruoli belcantistici o quasi (Donizetti, Mozart) ma ha anche affrontato Verdi, Massenet, Cilea e un compositore albanese Jakova. Col suo timbro chiarissimo ha eseguito “Un furtiva lacrima” e “Un’aura amorosa” da manuale . Ha posto l’accento sul volume in “Ah, la parerna mano” e “Parmi veder le lacrime”. E si è mostrato abile tenore “di grazia” in “Le Lied d’Osssian” e “Il lamento di Federico”. Il vero test è stato però “Fuor dal mare” da “Idomeneo” in cui non solo ha leggermente brunito il timbro ma è dovuto scendere in tonalità gravi da bari-tenore. In breve, al pari del suo quasi coetaneo Francesco Meli, Pirgu appare in transizione verso ruoli da tenore lirico spinto.

Cornice dell’esibizione, il Teatro dell’Opera della capitale, che sorge tra la Banca centrale e il Museo nazionale, in perfetto stile “socialismo reale”. La struttura ha un numero di titoli e di balletto in cartellone analogo quello di Bologna e molto superiore a quello di Bari: la stagione è stata inaugurata infatti da un nuovo allestimento di Manon Lescaut, a cui hanno fatto seguito il balletto albanese “Delina”, “Rigoletto”, “Carmen”, “La vita è un Sogno” (opera del compositore contemporaneo albanese, David Tucik), “Anna Bolena”, “Zorba”, “I racconti di Hoffman”, il balletto albanese “Sangue e Oro” dell’italiano Toni Candeloro, “Otello”, “La bella addormentata”, “La vedova allegra”. A questo cartellone di dodici titoli per cinque serie di abbonamenti si aggiungono 20 concerti, per un totale di 80 alzate di sipario: il doppio quasi di quelle di un teatro italiano di medie dimensioni (come per l’appunto il Comunale di Bologna), il 150 per cento di quelle della fondazione Teatri di Bari. Molti artisti sono italiani: l’Otello, per esempio, è co-prodotto con il Teatro Verdi di Trieste, ci sono concerti di Michele Campanella e Uto Ughi e una serata è curata dal Teatro Regio di Torino e offre rappresentazioni semi-sceniche di lavori di Monteverdu, Haendel, Vivaldi e Mozart. Limitato l’organico: circa 100 persone, orchestra compresa. Il resto è a scrittura. Quasi un esempio, per le fondazioni lirico-sinfoniche italiane in subbuglio, che negli ultimi dodici anni hanno accumulato oltre 200 milioni di euro di debiti, in cui il personale assorbe il 70 per cento della spesa e pur essendo formalmente private sono finanziate al 90 per cento dal settore pubblico.

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