venerdì 1 dicembre 2017

Vi spiego i 3 dilemmi di Fintech per la politica monetaria in Formiche 1 dicembre



Vi spiego i 3 dilemmi di Fintech per la politica monetaria

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Vi spiego i 3 dilemmi di Fintech per la politica monetaria
L'articolo dell'economista Giuseppe Pennisi
Si susseguono i convegni sul Fintech , il coniugarsi tra finanza e tecnologia che sta dando una nuova colorazione ai mercati mondiali. Non è tema nuovo; ad esempio, una quindicina di anni fa quella che allora era la Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione SSPA (oggi Scuola Nazionale d’Amministrazione, SNA) organizzò una tre giorni alla Reggia di Caserta (in collaborazione con la Commissione Economica dell’Europa delle Nazioni Unite, UNECE) in cui si affrontava il tema allora sul nascere.
Il Fintech non solo porta i capitali al di fuori dei normali canali bancari, ma rende difficile la gestione della politica monetaria tanto da parte di singoli Paesi quanto di aree monetarie come l’eurozona. Rafforza quello che possiamo chiamare un trilemma. Rende irraggiungibili quelli che sono i normali obiettivi di politica monetaria di un Paese o di un’area monetaria. Di solito, schematizzando al massimo, i tre obiettivi sono: a) tassi di cambio stabili; b) mobilità internazionale dei capitali; c) una politica monetaria autonoma orientata a raggiungere gli scopi di politica interna del Paese oppure dell’area monetaria.
Già la globalizzazione delle attività bancarie (considerata, a torto o a ragione, una delle determinanti della crisi scoppiata nel 2007-08) ha un effetto sul trilemma: la riduzione delle frizioni nei flussi di capitale ha un’implicazione in quanto rafforza i co-movimenti dei tassi di interesse tra Paesi ed aree monetarie, limitando l’autonomia delle singole autorità monetaria nonché delle politiche e strategia bancarie. Solo se il contenuto informativo delle politiche, delle strategia delle banche globali è molto forte il trilemma può essere ammorbidito, invece che rafforzato ed aumenta l’autonomia delle autorità monetarie. Test empirici effettuati negli ultimi quindici anni confermano questa ipotesi, nonché quella, ad essa gemella, che a ragione del trilemma , le previsioni di politica monetaria e , quindi, di andamento dell’economia reale diventano più difficili e che i regimi di cambio diventano elemento cruciale dell’autonomia della politica monetaria.
Tutto quanto si è riassunto nel paragrafo precedente può sembrare astratto e teorico, ma credo indichi in modo eloquente perché autorità come la Banca centrale europea (Bce) abbiano le mani legate. Ne ha meno la Federal Reserve americana proprio perché gli Stati Uniti godono di autonomia assoluta in materia di tassi di cambio. Sappiamo che la Bce sta lavorando a regole specifiche per il FinTech.
Chris Brummer della Georgetown University e Yesha Yaday della Vanderbilt Law School (un economista ed un giurista) hanno completato un utile documento (Vanderbilt Law Researh Paper No17-46) in cui si dimostra come il Fintech ha aggravato il trilemma . Tuttavia, anche solo redigere una mappa delle regole finanziaria attualmente in vigore per adattarle ai nuovi ecosistemi tecnologici è molto difficile: la sfida essenziale è nel trade off tra il complesso lavoro su tecnologie che possono aiutare o danneggiare i consumatori e i partecipanti ai mercati tecnologici e finanziari. Inoltre il Fintech può essere vista come un capitolo di una storia che ha contrassegnato da sempre l’innovazione finanziaria. Però, ha un suo proprio trilemma che si aggiunge a quello della globalizzazione bancaria e finanziaria. Quando si cerca di formulare regole chiare e trasparenti, mantenere e, se possibile, rafforzare l’integrità dei mercati ed incoraggiare l’innovazione finanziaria, le autorità regolatorie sono state in grado di raggiungere, al più, due dei tre obiettivi. Per di più di questi tempi, le innovazioni rendono più complessi i trade offs tra gli obiettivi.
E’ necessario riconcettualizzare la strategia regolatoria, ma ciò non può essere fatto solamente a livello europeo, come proposto in un recente Forum organizzato da Il Sole 24 Ore. Il problema è mondiale. Quindi occorre rivolgersi ad istituzioni finanziarie mondiali come il Fondo monetario internazionale e la Banca dei Regolamenti Internazionali. Può offrire un contributo interessante anche l’Ocse, specialmente nell’analisi degli effetti di nuove regole sull’economia reale.
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