L’economia delle strenne contribuisce ad
aumentare anche il capitale sociale
l periodo delle strenne si estende dalla settimane
immediatamente prima di Natale all’Epifania e gli italiani, notoriamente, amano
scambiarsi doni. Secondo il rapporto Deloitte 'Xstmas Spending' giunto alla sua
ventesima edizione, saremo terzi tra i top spender europei. Preceduti solo
dalla Spagna e dal Regno Unito, che intendono spendere in media rispettivamente
632 euro a testa la prima e 614 euro il secondo: per gli italiani la spesa si
aggirerà invece intorno ai 528 euro circa pro-capite, a paragone dei 506
sborsati lo scorso anno. Un aumento del 4,4% confrontato al 2,7% della media
europea, la cui spesa sfiorerà i 445 euro per le festività 2017. Un fiume di
denaro. Giova o non giova all’economia? Sotto il profilo macro-economico,
contribuisce sicuramente a irrobustire una crescita ancora molto tenue, dopo un
decennio di stagnazione e ben due recessioni tecniche. Più complicata una
valutazione con l’ausilio degli strumenti dell’analisi dei costi e dei
benefici. Il punto principale è che chi dona non conosce mai perfettamente le
preferenze di chi riceve il regalo. Ciascuno di noi ha avuto, in questo
periodo, strenne di cui non sa cosa fare e cerca la prima occasione per
riciclarle. Per anni, le strenne sono state viste come beni che includono una
cosiddetta 'deadweight loss', una perdita da peso morto, ossia una dose di
inefficienza. Cominciò, Joel Waldfogel (nel 1993), che allora insegnava economia
a Yale, e fece un sondaggio tra i suoi studenti: chi riceve una strenna la
valuta mediamente tra un decimo e un terzo in meno di chi la ha acquistata e
donata. A suo avviso, paradossalmente, sarebbe meglio donare contante o fare un
bonifico. Alcuni anni dopo John List dell’Università di Chicago e Jason Shogren
dell’Università dello Wyoming fecero un esperimento analogo utilizzando il
metodo delle aste e non un questionario distribuito agli studenti. Nel computo
aggiunsero uno stima del 'valore sentimentale' al valore di mercato; ad
esempio, se uno zio ti regala una medaglia che ha avuto come onorificenza, il
valore non è solo il peso di oro e di argento moltiplicato per il prezzo
dell’oro e dell’argento, ma anche un segno affettivo. Anche tenendo conto dei
'sentimenti', chi riceve il dono lo valuta tra il 20% ed il 30% di meno di chi
lo ha acquistato per regalarlo. Di recente, tuttavia, l’analisi dei costi e dei
benefici estesa alle opzioni reali e la nuova economia istituzionale hanno
portato a rivalutare le strenne. Uno studio fondamentale è stato condotto da
Vijayendra Ran della Banca Mondiale sulla base dei doni che vengono scambiati
in India durante vari festival (quasi sempre con un contenuto religioso): da un
lato, sono occasioni per rinsaldare i vincoli all’interno della comunità, da un
altro, chi spende in doni acquista uno stato più elevato. In questa ottica, le
strenne sono uno strumento per aumentare il 'capitale sociale', capitale di
difficile quantizzazione, ma tale da incrementare il valore del regalo oltre il
prezzo che
è stato pagato.
Giuseppe Pennisi
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