OPERA/ L'anno di Rossini e quel Festival che "rende" all'Italia
Sta per iniziare il 2018, anno
in cui si celebrano i 150 dalla morte di Gioacchino Rossini, cui è dedicato il
ROF, Festival valido anche economicamente. GIUSEPPE PENNISI 31 dicembre 2017 Giuseppe
Pennisi
Un
dettaglio del manifesto del ROF 2009
Sta per iniziare il 2018, anno rossiniano in cui si
celebrano i 150 dalla morte del compositore. Rossini morì, nella sua villa di
Passy, presso Parigi, dopo aver lungamente combattuto contro un cancro al
retto, inutilmente arginato da due operazioni (che causarono, tra l'altro, una
devastante infezione) il 13 novembre 1868, poco prima del suo settantasettesimo
compleanno. Le sue spoglie furono tumulate nel cimitero parigino del Père
Lachaise, per essere poi traslate in Italia nel 1887 nove anni dopo la morte
della moglie, su iniziativa del governo italiano, e riposano definitivamente
nella Basilica di Santa Croce a Firenze.
La bibliografia su Gioacchino Rossini è immensa,
anche e soprattutto grazie, negli ultimi trentasette anni, all'attività della
Fondazione Rossini e del Rossini Opera Festival (ROF). Numerosissime le
biografie. Un suo biografo, ad esempio, fu il suo contemporaneo, Stendhal, il
quale assistette a rappresentazioni di numerose sue opere (anche prime
esecuzioni assolute) ed era affascinato dalla sua musica. In tempi più recenti,
ma prima della Seconda guerra mondiale e quando poche opere di Rossini erano
rimaste in repertorio, Giuseppe Radiciotti pubblicò un lavoro monumentale in
tre volumi sul compositore. Durante la Seconda guerra mondiale, per i tipi
della U.T.E.T. e nella collana I Grandi Italiani
diretta da Luigi Federzoni, fu uno dei maggiori romanzieri e drammaturghi
dell'epoca, Riccardo Bacchelli, a narrare la vita di Rossini. In tempi più
recenti c'è stata una ricca fioritura americana sulle orme di Philip Gossett e
della sua scuola.
Svela lati nuovi il volume del 2009 Rossini,
l'uomo, la musica di Giovanni Carli Ballola. Fondamentali,
i due volumi di Sergio Ragni Isabella Colbran - Isabella Rossini che riguardano unicamente un aspetto della vita del compositore (la
sua relazione con Isabella Colbran, che divenne la sua prima moglie), ma
includono un vastissimo materiale d'archivio, altrimenti di difficile
reperimento (epistolari, articoli di giornale), che aiuta a comprendere
"l'uomo" Rossini.
Rossini era nato nel 1792 quando in Francia la
rivoluzione era già in atto (anzi si stava avvicinando Termidoro e la fine del
Terrore) e morì nel 1868 (decenni prima dei colpi di pistola a Sarajevo), ma
quando già si stava entrando nella fase dell'industrializzazione trionfante,
stava nascendo la prima globalizzazione (1870-1910), si stavano completando le
unificazioni nazionali di Germania e Italia, e due Imperi multinazionali
(quello ottomano e la duplice monarchia austro-ungarica) stavano scricchiolando.
Il Rossini Opera Festival (ROF) è una vera eccezione
nel mondo culturale italiano: non solo perché, lavorando d'intesa con la
Fondazione Rossini, ha riscoperto tante opere dimenticate (quasi tutte le opere
serie e semiserie), nonché alcuni capolavori considerati perduti (come Il
viaggio a Reims), ma in quanto "rende" all'Italia
sotto il profilo economico ed è un ottimo esempio di collaborazione fra
pubblico e privato. Non ha mai chiuso un bilancio in passivo e ha dato un
contributo importante alla comunità territoriale in quel lembo che tocca Marche
e Romagna e all'Italia, pur essendo nato come una piccola iniziativa finanziata
principalmente da enti e imprese a livello locale.
Gli effetti economici del ROF sulle attività
produttive del litorale adriatico negli anni di recessione si sono avvertiti in
positivo in maniera significativa, malgrado l'area abbia avuto una perdita di
attività a ragione specificatamente della crisi della Banca Marche e delle
difficoltà di imprese industriali come la Berloni e la Indesit. Dai bilanci
civilistici e dai bilanci sociali nonché da uno studio degli impatti del ROF
effettuato dall'Università di Urbino emergono questi aspetti salienti:
a) nel periodo del festival, il fatturato del
settore dei servizi di Pesaro aumenta di 11 milioni di euro. In sintesi,
contando l'indotto, un euro di contributo pubblico (al netto dei rientri
diretti agli enti previdenziali e all'erario) ne genera sette di valore
aggiunto a Pesaro e al suo hinterland;
b) nell'arco degli ultimi otto anni, i
costi complessivi della manifestazione sono diminuiti del 25% (da 6,6 a 5
milioni di euro) e il numero di dipendenti fissi è rimasto costante a 12 unità
(gli addetti raggiungono i 235 circa nelle settimane del festival). Dei 5
milioni circa di spese, gli oneri sociali (versati a Enpals, Inps, ecc.) e le
imposte - in breve, il "rientro diretto all'erario" - ammontano a
circa 600 milioni;
c) la biglietteria porta incassi per un
milione circa di euro (non ne può portare di più a ragione della capacità
fisica dei teatri); due terzi degli spettatori sono stranieri molto
fidelizzati. Gli sponsor privati - imprese, banche, fondazioni - contribuiscono
per circa un milione di euro l'anno. Il resto proviene da Enti pubblici (Stato,
Regione e Comune), da coproduzioni e da vendite di allestimenti.
Inoltre, il ROF è l'unico festival italiano che dal
2016 ha dato impulso a: Rossini in Wildbad (Belcanto Opera Festival), un festival di musica lirica che si tiene
in estate a Bad Wilbad, una stazione termale tedesca nella Foresta Nera, dove
nel 1856 Rossini ha trascorso un periodo di riposo. Rossini in
Wildbad e il ROF hanno ciascuno la propria
programmazione, collaborano tra di loro. Invece, lo Spoleto Festival Usa, a
Charleston South Carolina, creato da Giancarlo Menotti nel 1977, dal 1993 non
ha più alcun rapporto con il Festival dei Due Mondi che si svolge nella città umbra.
© Riproduzione Riservata.
Nessun commento:
Posta un commento