L’analisi.
Servono nuove regole anche per la tecno-finanza
L’evoluzione tecnologica ha sempre portato a
cambiamenti nei mercati finanziari. Da qualche anno , nel lessico è entrato il
termine inglese FinTech che indica i nessi tra tecnologie dell’informazione e
della comunicazioni e finanza: le cripto monete, di cui il Bitcoin è la più
nota, ma non ne sono che un aspetto. Mancano dati affidabili su quanto sia
diffuso il fenomeno. Un’analisi dell’Università di Hong-Kong sostiene che il
FinTech ha avuto un impulso dalla crisi finanziaria del 2008 (in parte per
sfuggire le nuove regole poste in quelle circostanze) e che le transazioni
finanziarie internazionali tramite Fin-Tech, aumentate da 4 miliardi di dollari
nel 2013 a 12 miliardi di dollari nel 2014, avrebbero da tempo superato i 25
miliardi di dollari l’anno. Oggi si conterebbero 4-5.000 imprese
tecno-finanziarie attive. I servizi a cui può applicarsi la tecnofinanza sono,
sostanzialmente, tutte quelle della finanza tradizionale, dalle transazioni e
pagamenti all’intermediazione finanziaria, fino alla gestione del rischio ed
alle valute elettroniche. Indubbiamente, spesso il FinTech rende le transazioni
meno tracciabili, aggravando problemi di politica tributaria (e non solo).
C’è , però, un aspetto forse più significativo:
rende difficile la gestione della politica monetaria tanto da parte di singoli
Paesi quanto di aree monetarie come l’eurozona. Rafforza il 'trilemma' della
politica mone-taria, come documentato da un lavoro di Chris Brummer della
Georgetown University e Yesha Yaday della Vanderbilt Law School (un economista
e un giurista). Rende irraggiungibili i tre normali obiettivi di politica
monetaria di un Paese o di un’area monetaria. Di solito, essi sono: a) tassi di
cambio stabili; b) mobilità internazionale dei capitali; c) una politica
monetaria autonoma orientata a raggiungere gli scopi di politica interna del
Paese oppure dell’area monetaria. Istituzione come la Banca centrale europea
hanno le mani legate. Ne ha meno la Federal Reserve, perché gli Stati Uniti
godono di autonomia assoluta in materia di tassi di cambio.
La Bce sta lavorando a regole specifiche per il
FinTech. Ma ne srvirebbero di globali. Quindi, meglio rivolgersi al Fmi o alla
Banca dei regolamenti internazionali.
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Il FinTech rende le transazioni meno
tracciabili e difficile la gestione della politica monetaria
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