lunedì 4 dicembre 2017

MARIONETTE CHE PASSIONE/ "Il girello" di Jacopo Melani il IlSussidiario dl 5 dicembre



MARIONETTE CHE PASSIONE/ "Il girello" di Jacopo Melani
Il Girello debuttò in una sede aristocratica, il salone di Palazzo Colonna a Roma nel 1668, ma il successo fu tale che entrò presto nella programmazione di molti teatri. GIUSEPPE PENNISI 05 dicembre 2017 Giuseppe Pennisi
Foto: Imaginarium Creative Studio
Marionette che Passione! è il titolo del  lavoro del 1917 di Rosso di San Secondo che, sotto molti aspetti, anticipò Pirandello, il quale ne promosse la rappresentazione e divulgazione. Non ci riferiamo a questo testo ma alla vera e propria passione che alcuni di noi .compreso l’autore di questa nota, hanno per il teatro in musica concepito esplicitamente per essere messo in scena con i cantati in buca e le marionette sul palcoscenico. Si può gustare in Austria, Germania e numerosi Paesi dell’Europa centrale ed orientale, nonché in Asia (soprattutto in Giappone ed in Indonesia), ma è praticamente sparito in Italia.
Per questa ragione è particolarmente meritoria la ripresa, dopo più di tre secoli, de Il Girello di Jacopo Melani, su libretto di Filippo Acciaioli, realizzata da AUSER Musici in collaborazione con la Compagnia Marionettistica Carlo Colla & Figli. Purtroppo è andato in scena solo a Pistoia (luogo natale di Melani) ed a Pisa. Varrebbe la pena riprenderlo in teatri di piccole e medie dimensioni, presenti in tutte la città italiane.
Il Girello debuttò in una sede aristocratica, il salone di Palazzo Colonna a Roma nel 1668, ma il successo fu tale che entrò presto nella programmazione di teatri commerciali a Macerata, Lucca, Milano, Siena, Livorno, Napoli, Bologna, Ferrara, Modena e Firenze (per non citare che le rappresentazioni di cui si ha documentazione). Gli autori (il prologo si deve ad Alessandro Stradella) lo chiamarono dramma burlesco per musica. In effetti, anticipa di almeno centocinquanta anni ‘l’opera semiseria’. E', per certi aspetti, una farsa (con un intreccio piuttosto complesso) ma ha intenti moralistici. Il coro finale di tutta la compagnia è ‘Se maga virtù/trovò l’invenzione/ che muta padrone/ chi servo già fu/ resti sì bella moda / ai bassi, ai grandi/ e una volta per un/ ciascuno comandi’
In estrema sintesi, Girello è un povero giardiniere a Palazzo Reale e deve subire angherie di ogni sorta dall’aristocrazie e soprattutto dalla saccente burocrazia (tra cui maschere della Commedia dell’Arte(come Tartaglia ‘guardiano’della carceri). Un Mago ha pietà del poveretto e fa sì che Girello possa acquisire vesti e fattezze di Re Edoardo. Ne nascono equivoci di ogni sorta, spesso molto divertenti. Una volta considera Re, Girello diventa arrogante e presuntuoso come Re Edoardo. Sino a quando la presenza dei due Re in scena, e l’arrivo provvidenziale del Mago, fa si che la matassa venga dipanata e tutti ne traggano le conseguenze.
La scrittura musicale è semplice. La scrittura orchestrale è pensata per pochi elementi (nella versione degli AUSER musici) si utilizzano strumenti d’epoca o il più simile possibile a quelle del tardo seicento. I due registri comico/drammatico sono ben distinti in termine di metro ritmico binario/ternario e tonalità maggiore/minore. Il gran numero di personaggi sono interpretati da cantanti in buca (un cantante da voce a più di un personaggio). L’orchestra è concertata da Carlo Ipata, creatore e leader di AUSER Musici, ne escono suoni rotondi che riempiono il Teatro Verdi di Pisa, Tra le voci spiccano il contro-tenore Riccardo Angelo Strano, il soprano Jennifer Schitting  ed il basso Giorgio Marcello. Meno entusiasmanti i tenori.
Ma la vera gioia dello spettacolo sono le marionette con i loro fastosi costumi, i loto abili movimenti e le sontuose scene dipinte che cambiano rapidamente . Il Girello merita di essere visto e rivisto.
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