MONTE DEI PASCHI DI SIENA/
Vincitori e vinti su Mps dopo l'intervento dello Stato
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lunedì 26 dicembre 2016
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NEWS Economia e Finanza
MONTE DEI
PASCHI DI SIENA, MPS NEWS. La pausa natalizia, anche per la stampa cartacea quotidiana, ha consentito
a tutti coloro che ne avessero voglia di leggere con attenzione e studiare i
dettagli di quello che potrebbe essere chiamato “il decreto dell’antivigilia”,
con cui poco prima del Natale lo Stato entra, con la benedizione della
Commissione europea, nel capitale del Monte dei Paschi di Siena per salvare,
dal fallimento, la più antica banca italiana (anche se presentata come la più
antica del mondo, dimenticando che un sistema creditizio, ben regolato,
esisteva anche all’epoca dei Sumeri).
Pochi si
sono chiesti però chi sono i vincitori e chi i vinti dell’operazione, se,
quando e come, Mps ritornerà al mercato e chi paga per i costi dell’operazione.
Non è certo la prima volta che per proteggere il risparmio di numerose migliaia
di cittadini un Governo si trova costretto a entrare del capitale di istituti
di credito. Lo fece la Svezia del 1990; un’operazione analoga, anche se non
direttamente ma tramite istituti controllati dallo Stato, lo facemmo noi in
Italia nel 1992 per la salvare i “banchi meridionali” proprio alla vigilia
dell’entrata in vigore del Trattato di Maastricht che lo avrebbe, se non
impedito, almeno reso difficile. Lo fece, soprattutto, il Segretario al Tesoro
americano Henry Paulson per limitare i danni della crisi finanziaria del
2008-09; Paulson è sempre stato un liberista convinto proveniente dal mondo
bancario di Wall Street, dove è tornato al termine della sua esperienza
ministeriale.
Senza
dubbio, dato che il mercato (si è parlato anche di un fondo del Qatar) non
avrebbe fornito quanto necessario per l’aumento di capitale indispensabile per
evitare il fallimento di Mps, l’intervento dello Stato è la misura di ultima
istanza non solo per impedire danni a milioni di risparmiatori che hanno avuto
fiducia nell’istituto, ma anche per evitare un vasto contagio in Italia e in
Europa. Lo dimostrano chiaramente nel saggio “Crisis Transmission in the
Global Banking Network” (IMF working paper No. 16/91), in cui Galina Hale
(Federal Reserve Board of San Francisco), Tümer Kaplan (Fannie Mae, l’istituto
di riassicurazione di mutui edilizi) e Camelia Minoiu (Fmi) studiano la
trasmissione degli shock bancari internazionali. Ciò indica che le stesse
autorità europee hanno autorizzato un’operazione di aiuti di Stato non solo
nell’interesse dell’Italia, ma in quello del più vasto contesto europeo.
D’altronde,
già lo scorso giugno, nella sua funzione di autorità di vigilanza, la Banca
centrale europea aveva scritto a Mps indicando le misure da prendere per
evitare il collasso dell’istituto. Quindi il negoziato tra il ministero
dell’Economia e delle Finanze e le autorità europee è stato verosimilmente meno
difficile di quanto mostrato sulla stampa. I vincitori sono, in questo
contesto, il ministero dell’Economia e delle Finanze, l’attuale management di
Mps e, soprattutto, i numerosissimi risparmiatori che temevano di essere i veri
e gli unici perdenti di un pasticcio creato da una dirigenza quanto meno incompetente
e cooptata secondo criteri di suscitare perplessità (il resto lo vedranno le
autorità giudiziarie).
I vinti sono
tutti gli italiani che pagano lo scotto di un aumento del deficit di 20
miliardi di euro con le sue inevitabili ripercussioni sul debito pubblico. La
teoria del public choice afferma che quando i costi vengono
spalmati su 60 milioni di individui e i benefici riguardano un paio di milioni
di risparmiatori, i costi individuali pro-capite sui primi sono tali che questi
ultimi quasi non se ne accorgono, mentre lo percepiscono - eccome! - coloro che
l’avevano vista brutta per i loro risparmi. Questi ultimi sarebbero i
vincitori, mentre i primi i vinti.
Si sarebbe
potuto evitare? Certo dando maggiore e tempestiva informazione delle nuove
regole che si stavano negoziando nei tre anni di trattativa sull’unione
bancaria, Ci sono state in quegli anni proposte parlamentari dirette
all’utilizzazione di strumenti come la Pubblicità Progresso della Presidenza
del Consiglio per avvertire gli italiani di cosa comportava il bail-in e
quali fossero i rischi connessi alle obbligazioni subordinate. Non hanno
ricevuto alcuna risposta.
Mentre le
autorità giudiziarie esamineranno quali pene e penali infliggere agli
amministratori che hanno causato forti danni a Mps, a questo secondo gruppo di
responsabili non dovrebbe essere più concesso accesso a incarichi pubblici. Non
c’è qualcuno che ha “minacciato” di ritirarsi a vita privata in caso di
vittoria del No al referendum costituzionale?
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