Poste, Eni,
Enel, il risiko delle altre nomine
GIUSEPPE
PENNISI
ROMA
Tra le cose
da fare per il nuovo governo Gentiloni c’é un convitato di pietra: la nomina
alla guida delle principali società a partecipazione statale ed enti in cui lo
Stato ha la voce in capitolo. In breve, in primavera vengono a scadenza i
presidenti, i Consigli di amministrazione e gli amministratori delegati di gran
parte dell’economia italiana in cui la mano pubblica conta ancora: Eni, Enel,
Terna, Leonardo (ex Finmeccanica), Poste, nonché Agenzia delle Entrate, Agenzia
del Demanio, numerose piccole istituzioni e quasi tutto l’apparato di quello
che un tempo veniva chiamato 'sottogoverno'. La legge numero 444 del 15 luglio
1994 consente la prorogatio degli organi dello Stato, degli enti pubblici o a
partecipazione pubblica, per i 45 giorni successivi alla scadenza; durante
questo periodo possono esse- re adottati atti di ordinaria amministrazione e
atti urgenti ed indifferibili, con indicazione dei motivi di urgenza e di
indifferibilità. Un periodo di tempo troppo breve, con vincoli molto specifici,
per poter rinviare la partita a dopo eventuali elezioni, in tarda primavera o
anche in autunno.
La volta
precedente che si presentò una tornata di nomine di queste dimensioni, il
ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni (il MEF è l’azionista di
riferimento) face fare un bando pubblico in Gazzetta Ufficiale e anche sui
principali quotidiani e periodici. Due società internazionali specializzate predisposero
una prima cernita delle canditure. La procedura non venne conclusa, perché
cadde il governo e si tornò alle prassi di negoziati tra partiti e correnti.
Tra le voci
che girano nei corridoi del Palazzo, Matteo Renzi avrebbe voluto la permanenza
al governo di Maria Elena Boschi e del suo fidatissimo Luca Lotti proprio per
presidiare le nomine. Al di là dei lati più squisitamente politici, c’é un
aspetto giuridico-istituzionale molto più profondo: può un governo destinato a
predisporre le elezioni, andare al di fuori dei propri confini e tracciare il
futuro del settore a partecipazione pubblica per i prossimi anni? Numerosi
giuristi hanno espresso dubbi e perplessità. Più complesso l’altro: quale
metodo adottare per fare sì che si mettano la persone giuste ai posti giusti?
In Stati Federali, come gli Stati Uniti e la Repubblica Federale Tedesca, gran
parte delle 'partecipate' sono a livello degli Stati Unione o dei Länder e le
procedure sono regolamentate a quel livello, dove, tra l’altro, è possibile esercitare
una buona dose di controllo sociale. In Francia, vige di fatto un sistema di
cooptazione tra settore privato, alta amministrazione ed industria pubblica:
una cooptazione facilitata dal fatto che quasi sempre i candidati sono
espressione de les grandes écoles, istituti d’eccellenza statali, e
conoscono pregi e difetti di ciascuno di loro sin da quando avevano 18 anni. In
Gran Bretagna (ed in misura minore, anche a causa delle lingue, nei Paesi
scandinavi) è ormai prassi quella dei concorsi pubblici internazionali con
mandati a termine: Il governatore della Bank of England è un canadese e per
diversi anni un italiano è stato alla guida del ministero dell’Impiego. In
Italia, invece, un metodo univoco ancora non c’é.
©
RIPRODUZIONE RISERVATA
GIUSEPPE
PENNISI
ROMA
Tra le cose
da fare per il nuovo governo Gentiloni c’é un convitato di pietra: la nomina
alla guida delle principali società a partecipazione statale ed enti in cui lo
Stato ha la voce in capitolo. In breve, in primavera vengono a scadenza i
presidenti, i Consigli di amministrazione e gli amministratori delegati di gran
parte dell’economia italiana in cui la mano pubblica conta ancora: Eni, Enel,
Terna, Leonardo (ex Finmeccanica), Poste, nonché Agenzia delle Entrate, Agenzia
del Demanio, numerose piccole istituzioni e quasi tutto l’apparato di quello
che un tempo veniva chiamato 'sottogoverno'. La legge numero 444 del 15 luglio
1994 consente la prorogatio degli organi dello Stato, degli enti pubblici o a
partecipazione pubblica, per i 45 giorni successivi alla scadenza; durante
questo periodo possono esse- re adottati atti di ordinaria amministrazione e
atti urgenti ed indifferibili, con indicazione dei motivi di urgenza e di
indifferibilità. Un periodo di tempo troppo breve, con vincoli molto specifici,
per poter rinviare la partita a dopo eventuali elezioni, in tarda primavera o
anche in autunno.
La volta
precedente che si presentò una tornata di nomine di queste dimensioni, il
ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni (il MEF è l’azionista di
riferimento) face fare un bando pubblico in Gazzetta Ufficiale e anche sui
principali quotidiani e periodici. Due società internazionali specializzate predisposero
una prima cernita delle canditure. La procedura non venne conclusa, perché
cadde il governo e si tornò alle prassi di negoziati tra partiti e correnti.
Tra le voci
che girano nei corridoi del Palazzo, Matteo Renzi avrebbe voluto la permanenza
al governo di Maria Elena Boschi e del suo fidatissimo Luca Lotti proprio per
presidiare le nomine. Al di là dei lati più squisitamente politici, c’é un
aspetto giuridico-istituzionale molto più profondo: può un governo destinato a
predisporre le elezioni, andare al di fuori dei propri confini e tracciare il
futuro del settore a partecipazione pubblica per i prossimi anni? Numerosi
giuristi hanno espresso dubbi e perplessità. Più complesso l’altro: quale
metodo adottare per fare sì che si mettano la persone giuste ai posti giusti?
In Stati Federali, come gli Stati Uniti e la Repubblica Federale Tedesca, gran
parte delle 'partecipate' sono a livello degli Stati Unione o dei Länder e le
procedure sono regolamentate a quel livello, dove, tra l’altro, è possibile esercitare
una buona dose di controllo sociale. In Francia, vige di fatto un sistema di
cooptazione tra settore privato, alta amministrazione ed industria pubblica:
una cooptazione facilitata dal fatto che quasi sempre i candidati sono
espressione de les grandes écoles, istituti d’eccellenza statali, e
conoscono pregi e difetti di ciascuno di loro sin da quando avevano 18 anni. In
Gran Bretagna (ed in misura minore, anche a causa delle lingue, nei Paesi
scandinavi) è ormai prassi quella dei concorsi pubblici internazionali con
mandati a termine: Il governatore della Bank of England è un canadese e per
diversi anni un italiano è stato alla guida del ministero dell’Impiego. In
Italia, invece, un metodo univoco ancora non c’é.
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