giovedì 15 dicembre 2016

Poste, Eni, Enel, il risiko delle altre nomine in Avvenire 16 dicembre




Poste, Eni, Enel, il risiko delle altre nomine
GIUSEPPE PENNISI
ROMA
Tra le cose da fare per il nuovo governo Gentiloni c’é un convitato di pietra: la nomina alla guida delle principali società a partecipazione statale ed enti in cui lo Stato ha la voce in capitolo. In breve, in primavera vengono a scadenza i presidenti, i Consigli di amministrazione e gli amministratori delegati di gran parte dell’economia italiana in cui la mano pubblica conta ancora: Eni, Enel, Terna, Leonardo (ex Finmeccanica), Poste, nonché Agenzia delle Entrate, Agenzia del Demanio, numerose piccole istituzioni e quasi tutto l’apparato di quello che un tempo veniva chiamato 'sottogoverno'. La legge numero 444 del 15 luglio 1994 consente la prorogatio degli organi dello Stato, degli enti pubblici o a partecipazione pubblica, per i 45 giorni successivi alla scadenza; durante questo periodo possono esse- re adottati atti di ordinaria amministrazione e atti urgenti ed indifferibili, con indicazione dei motivi di urgenza e di indifferibilità. Un periodo di tempo troppo breve, con vincoli molto specifici, per poter rinviare la partita a dopo eventuali elezioni, in tarda primavera o anche in autunno.
La volta precedente che si presentò una tornata di nomine di queste dimensioni, il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni (il MEF è l’azionista di riferimento) face fare un bando pubblico in Gazzetta Ufficiale e anche sui principali quotidiani e periodici. Due società internazionali specializzate predisposero una prima cernita delle canditure. La procedura non venne conclusa, perché cadde il governo e si tornò alle prassi di negoziati tra partiti e correnti.
Tra le voci che girano nei corridoi del Palazzo, Matteo Renzi avrebbe voluto la permanenza al governo di Maria Elena Boschi e del suo fidatissimo Luca Lotti proprio per presidiare le nomine. Al di là dei lati più squisitamente politici, c’é un aspetto giuridico-istituzionale molto più profondo: può un governo destinato a predisporre le elezioni, andare al di fuori dei propri confini e tracciare il futuro del settore a partecipazione pubblica per i prossimi anni? Numerosi giuristi hanno espresso dubbi e perplessità. Più complesso l’altro: quale metodo adottare per fare sì che si mettano la persone giuste ai posti giusti? In Stati Federali, come gli Stati Uniti e la Repubblica Federale Tedesca, gran parte delle 'partecipate' sono a livello degli Stati Unione o dei Länder e le procedure sono regolamentate a quel livello, dove, tra l’altro, è possibile esercitare una buona dose di controllo sociale. In Francia, vige di fatto un sistema di cooptazione tra settore privato, alta amministrazione ed industria pubblica: una cooptazione facilitata dal fatto che quasi sempre i candidati sono espressione de les grandes écoles, istituti d’eccellenza statali, e conoscono pregi e difetti di ciascuno di loro sin da quando avevano 18 anni. In Gran Bretagna (ed in misura minore, anche a causa delle lingue, nei Paesi scandinavi) è ormai prassi quella dei concorsi pubblici internazionali con mandati a termine: Il governatore della Bank of England è un canadese e per diversi anni un italiano è stato alla guida del ministero dell’Impiego. In Italia, invece, un metodo univoco ancora non c’é.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
http://avvenire.ita.newsmemory.com/newsmemvol1/italy/avvenire/20161216/p081612pol2.pdf.0/img/Image_4.jpg



GIUSEPPE PENNISI
ROMA
Tra le cose da fare per il nuovo governo Gentiloni c’é un convitato di pietra: la nomina alla guida delle principali società a partecipazione statale ed enti in cui lo Stato ha la voce in capitolo. In breve, in primavera vengono a scadenza i presidenti, i Consigli di amministrazione e gli amministratori delegati di gran parte dell’economia italiana in cui la mano pubblica conta ancora: Eni, Enel, Terna, Leonardo (ex Finmeccanica), Poste, nonché Agenzia delle Entrate, Agenzia del Demanio, numerose piccole istituzioni e quasi tutto l’apparato di quello che un tempo veniva chiamato 'sottogoverno'. La legge numero 444 del 15 luglio 1994 consente la prorogatio degli organi dello Stato, degli enti pubblici o a partecipazione pubblica, per i 45 giorni successivi alla scadenza; durante questo periodo possono esse- re adottati atti di ordinaria amministrazione e atti urgenti ed indifferibili, con indicazione dei motivi di urgenza e di indifferibilità. Un periodo di tempo troppo breve, con vincoli molto specifici, per poter rinviare la partita a dopo eventuali elezioni, in tarda primavera o anche in autunno.
La volta precedente che si presentò una tornata di nomine di queste dimensioni, il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni (il MEF è l’azionista di riferimento) face fare un bando pubblico in Gazzetta Ufficiale e anche sui principali quotidiani e periodici. Due società internazionali specializzate predisposero una prima cernita delle canditure. La procedura non venne conclusa, perché cadde il governo e si tornò alle prassi di negoziati tra partiti e correnti.
Tra le voci che girano nei corridoi del Palazzo, Matteo Renzi avrebbe voluto la permanenza al governo di Maria Elena Boschi e del suo fidatissimo Luca Lotti proprio per presidiare le nomine. Al di là dei lati più squisitamente politici, c’é un aspetto giuridico-istituzionale molto più profondo: può un governo destinato a predisporre le elezioni, andare al di fuori dei propri confini e tracciare il futuro del settore a partecipazione pubblica per i prossimi anni? Numerosi giuristi hanno espresso dubbi e perplessità. Più complesso l’altro: quale metodo adottare per fare sì che si mettano la persone giuste ai posti giusti? In Stati Federali, come gli Stati Uniti e la Repubblica Federale Tedesca, gran parte delle 'partecipate' sono a livello degli Stati Unione o dei Länder e le procedure sono regolamentate a quel livello, dove, tra l’altro, è possibile esercitare una buona dose di controllo sociale. In Francia, vige di fatto un sistema di cooptazione tra settore privato, alta amministrazione ed industria pubblica: una cooptazione facilitata dal fatto che quasi sempre i candidati sono espressione de les grandes écoles, istituti d’eccellenza statali, e conoscono pregi e difetti di ciascuno di loro sin da quando avevano 18 anni. In Gran Bretagna (ed in misura minore, anche a causa delle lingue, nei Paesi scandinavi) è ormai prassi quella dei concorsi pubblici internazionali con mandati a termine: Il governatore della Bank of England è un canadese e per diversi anni un italiano è stato alla guida del ministero dell’Impiego. In Italia, invece, un metodo univoco ancora non c’é.
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