Come si fa e come si gestisce
il Festival di Salisburgo
Giuseppe
Pennisi e Patrice Poupon Easy
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Ma che cosa
è un festival? Siamo alla vigilia di Natale e stanno iniziando ad un uscire i
programmi di festival estivi, grandi ed estivi, e spesso in forma preliminare.
Abbiamo avuto l’occasione di chiederlo a Helga Rabl-Stadler e Markus
Hinterhäuser che, da cinque anni, impostano e gestiscono insieme uno dei
Festival più noti e di maggior prestigio al mondo, quello di Salisburgo nelle
sue edizioni di Pentecoste d’Estate; sono rispettivamente il Presidente ed il
Segretario Generale della manifestazione. Collaborano strettamente con loro Bettina
Hering, da quest’anno direttore della drammaturgia e Florian
Wiegand, direttore della sinfonica.
Cos’è
il Festival?
E’ una
questione che si sono posti nel 1920, i fondatori del Festival di Salisburgo
quanto si posero il problema di una creare “una drammaturgia di Salisburgo che
fosse unica al mondo” ed il cui brevetto esclusivo venisse rinnovato ogni anno,
Hugo von Hofmannsthal e Max Reinhard lo scrissero cento anni fa
nella loro proposta, rivolta al mondo intero: Festspiele in Salzburg – A
Festival in Salzburg. Una proposta equivalente ad un manifesto programmatico di
obiettivi e programmi. L’idea di base era allora e lo è anche oggi: trovare un
luogo ideale lontano dalla vita quotidiana e le occupazioni, delle grandi
città, ed entrare in nuovo contesto di esistenza. I festival devono farci
uscire dall’ordinario e porci in un differente contesto di esistenza. Devono
creare una costellazione artistica straordinaria (nel senso di “fuori
dall’ordinario”) e dare una loro ospiti non solo distrazione dal quotidiano ma
anche e soprattutto occasione per riflettere. Il Festival che noi dirigiamo ha
l’ambizione di essere l’epicentro dello straordinario.
Non è una
missione semplice. Come pensate di articolarla?
Sappiamo che
è un compito durissimo. Ma è quello che ci impone la nostra ‘unicità’ in mondo
in cui cresce la competizione con altri festival. Abbiamo con Bettina Hering e
Florian Weigand una nuova squadra che ci affianca e ci rinnova . L’arte ha
sempre posto gli interrogativi dell’esistenza e della onnipotenza della morte.
Quest’anno possiamo toccarlo con mano nei lavori di Monteverdi, di Mozart,
di Shostakovic e di Gérard Grisey. Lo vediamo in Hugo
von Hofmannsthal e di Frank Wedekind. Lo sperimentiano
nell’Aida di Shrin Neshat e nel Wozzeck di Willian Kentridge. Ci
riallacciamo alla grande tradizione di Salisburgo che da preminenza al visivo.
Esaminiamo il nesso tra arte e società utilizzando come esempio le grandi
fenomenologie del potere. Tutte la opera in programma da La Clemenza di Tito
e Re Lear di Aribert Reinman, i drammi come Rose Bernd di Hauptmann
e Lulu di Wedekind ed i concert, pongono interrogativi profondi sulle
strategie per il potere, la perdita di connessioni umane e gli effetti sulle
strutture sociali.
In breve.
Svegliare le
orecchie, gli occhi, il pensiero e l’intelligenza umana: La massima di Luigi
Nono: la testimonianza di orecchi, occhi e coscienza ci ha accompagnata nel
riprogrammare i nostri processi interiori. Tuttavia il successo di un festival
richiede controparti: un pubblico che deve contenere il meglio “per dare
vita al miracolo perfetto che nelle serate fortunate il teatro può creare” come
diceva Max Reinhardt.
Il Festival
estivo 2017 include, nell’arco di 41 giorni, 195 rappresentazioni in 15 teatri
o spazi scenici. Cinque nuove produzioni di opera, due di opera in versione di
concerto, tre opere in versione semi-scenica, ed una ripresa dal Festival di
Pentecoste. Per un totale di 40 rappresentazioni. Quattro nuove produzioni di
prosa, una nuova versione di Jedermann, quattro riprese, tre letture di
54 rappresentazioni, 79 concerti, ed una serata di Gala.
Sono in
vendita 222,500 biglietto i cui prezzi variano da 5 a 450 euro; circa la metà
costano da 5 a 105 euro.
24/12/2016
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