Roma.
“Senza sangue”, ecco il perdono secondo Eötvös
Peter Eötvös è uno dei
maggiori compositori e direttore d’orchestra contemporanei: fonde la
cultura musicale ungherese (soprattutto Bartók) con quelle tedesca e
francese; il suo teatro in musica, molto rappresentato all’estero,
rinuncia a tentazioni de-costruzioniste per recuperare i principali
modelli della tradizione novecentesca con
particolare attenzione a Berg, Zimmermann e Ligeti. Si è dedicato alla
musica dello spirito come indicato dal suo grandioso Halleluja, Oratorio Balbubum,
presentato in prima mondiale l’estate scorsa al Festival di
Salisburgo, e al concerto di proprie composizione sacre nella Chiesa
dell’Università sempre a Salisburgo.
I lavori teatrali di Eötvös hanno relativamente
poca circolazione in Italia, dove la musica contemporanea ha poco
spazio al di fuori dei festival ad essa dedicati. È un buon augurio ,
quindi, che, nella stagione sinfonica in abbonamento, l’Accademia
Nazionale di Santa Cecilia abbia inserito Senza Sangueun’opera in un atto per orchestra e due solisti su libretto di Mari Mezei, tratta da un racconto di Alessandro Baricco. L’opera, che
ha debuttato a Colonia nel 2015, è stata vista, tra l’altro, ad
Avignone, a New York, Budapest ed Amburgo quasi sempre in forma
scenica. La vicenda è semplice. Cinquant’anni prima dell’alzata del
sipario, durante una guerra civile, una bambina, nascosta in una botola,
è stata risparmiata da uno dei tre componenti di un commando, un
giovane che ha avuto pietà di lei. Nel lungo lasso di tempo, la
donna ha avuto una vita complessa ma realizzata. Gli altri due
componenti del commando sono morti in circostante oscure. La donna,
alla ricerca del terzo componente, lo ritrova, a 72 anni, piccolo
commerciante in un paesino. Gli narra brani della sua vita. L’uomo
pensa che la donna cerchi vendetta. Lei lo perdona. Grande successo. Da
rivedere e meditare.
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All’Accademia di Santa Cecilia è andata in scena l’opera del compositore magiaro tratta dal romanzo di Baricco
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