A Cagliari un Trovatore cupo e
compatto
VERDI Il trovatore R. Frontali, D. Schillaci, E.
Shkoza, M. Giordani, L. Dall’Amico, L. Rotili, M. Secci, F. Leone, M. Puggioni;
Orchestra e coro del Teatro Lirico, direttore Giampaolo Bisanti regia,
scene, costumi e luci Stefano Poda
Cagliari,
Teatro Lirico, 16 dicembre 2016
Il Teatro
Lirico di Cagliari chiude con Il Trovatore (in scena dal 16 al 30
dicembre) una stagione che, dopo un lustro, suona come quella della rinascita
dell’unica fondazione lirica della Sardegna. In una città di 135.000
abitanti (ma il Lirico cagliaritano serve gran parte della Sardegna), il teatro
ha ben 9.000 abbonati in dieci turni (includendo i due per i giovani); la
stagione 2017, che aprirà il 3 febbraio con La bella dormiente nel bosco di
Respighi, comprenderà sette titoli di opera e uno di balletto, un programma per
ragazzi che coinvolge 30.000 studenti, 32 serate di concerti (tra sinfonica e
cameristica). Il cartellone offre ogni stagione una o due novità o riscoperte
accanto ad opere di repertorio. Il management e la direzione artistica tengono
i costi bassi grazie ad un ampia rete di collaborazioni (specialmente con gli
Stati Uniti, dove la lirica è privata e riceve poche sovvenzioni pubbliche)
Il Trovatore è la prima opera di Verdi che non
nasce in seguito ad una commissione di un teatro o di impresario, ma dalla sua
volontà di tradurre per il teatro in musica il romanzo di Gutiérrez (autore che
ispirò anche Simon Boccanegra): lo sottolinea acutamente il musicologo
francese Jacques Bourgois in una massiccia biografia del compositore. Fu
poi proprio Verdi che insistette perché l’opera venisse accettata dal Teatro
Apollo a Tor di Nona di Roma. Una vera e propria provocazione. La censura
papalina non si accorse dei contenuti rivoluzionari dell’opera, tanto sotto il
profilo drammaturgico quanto sotto quello musicale.
La fosca
vicenda di amore, guerra e morte in un’incredibile Spagna medioevale voleva
dire parlare di rivoluzione e Risorgimento: Verdi andava dritto al cuore del
movimento di unità nazionale (pur utilizzando un apologo su un’astrusa vicenda
di scambi di infanti in fasce, stregoneria, duelli tra fratelli). Massimo Mila
ne vede “alti e bassi sconcertanti”. Ma – come ha notato tra gli altri Claudio
Casini – Il Trovatore è la chiave di volta per comprendere il passaggio
dalla prima fase verdiana (ancora ricca di influenze donizettiane) ad una
seconda che prepara i drammi in musicadelle sue ultime opere.
Regia,
scene, costumi e luci sono firmati da Stefano Poda che riprende, in gran
misura, la produzione presentata ad Atene, al Teatro di Erode Attico: una
scena unica, altamente astratta per dare un’atmosfera unitaria alle
quattro parti ed otto quadri di cui si compone il libretto. Per
contenere i costi di allestimento, solo alcune componenti sceniche sono state
costruite nei laboratori dell’ente cagliaritano (poiché costava meno che
trasportarle): un’immensa sfera — la luna — ed un tronco d’albero diventano il castello
del Conte di Luna, i giardini del palazzo di Leonora, la montagna dei gitani,
il convento dove Leonora si è rifugiata, l’accampamento degli armigeri del
Conte di Luna, la prigione e così via. Le luci danno un tono cupo in linea con
il romanzo di Antonio Garcìa Gutiérrez da cui Salvatore Cammarano ha tratto il
libretto. Stefano Poda opera con una regia essenziale ed astratta, senza
un’ambientazione temporale e spaziale precisa. Il pubblico di Cagliari (dove
l’opera non si vedeva da anni) ha apprezzato questa scelta, eppure a mio parere
il palcoscenico era troppo buio; se ciò da un lato enfatizzava il carattere
cupo del dramma, dall’altro poneva problemi di comprensione ad un’azione che
non è tra le più semplici.
La direzione
musicale di Giampaolo Bisanti ha due tratti salienti: ciascuno degli otto
quadri è trattato come un numero musicale a sé, dando modernità alla partitura;
all’interno di ciascun “quadro-numero” si sottolinea la radice belcantistica.
Inoltre la concertazione è stringata, come conviene ad una complicata vicenda
di amore e morte. L’intero spettacolo (intervallo compreso) dura poco più
di due ore e mezzo ed ha un andamento cinematografico.
Il
Trovatore richiede,
come è noto, cinque grandi voci, che la diligente bacchetta di Giampaolo
Bisanti ha sostenuto dando un buon equilibrio tra palco e buca. I due
rivali per l’amore di Leonora sono voci notissime: Roberto Frontali (un
veterano del ruolo del Conte di Luna) e Marcello Giordani, un Manrico di casa
al Metropolitan di New York, il quale canta tutto in tono, con grande cura per
le mezzevoci, senza pensare troppo al lungo e difficile do della pira con cui
termina il terzo atto. Daniela Schillaci ha debuttato nel ruolo di Leonora con
grande successo (applauditissima la sua aria nella prima parte); con lei
l’albanese Enkelejda Shkoza, un’Azucena, giovane ma già dal ricco curriculum e
Luca Dell’Amico, che con il coro prepara efficacemente, nella prima scena,
l’atmosfera ossessivamente cupa del resto del resto dell’opera.
Giuseppe
Pennisi
©Priamo Tolu
Cagliari, Teatro
Lirico, 16 dicembre 2016
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