Urge intaccare il debito pubblico. La lezione di White
Nei saloni di Palazzo Sciarra, con il presidente della
Fondazione Roma Emmanuele
Emanuele che
faceva gli onori di casa, l’economista William
R. White ha
tenuto, il 20 ottobre, l’annuale Marco
Minghetti Lecture, a ricordo del
ministro delle Finanze del nascente (e economicamente dissestato) pareggio di
bilancio nel 1875. Come ogni anno, la lecture è promossa dall’Istituto Bruno
Leoni (Ibl).
Comprensibile che dell’esecutivo non
fosse presente neanche un sottosegretario: stanno ancora redigendo la Legge di
stabilità, formalmente approvata il 15 ottobre. Un vero peccato, però, che non
ci fosse nessuno degli economisti che lavorano a o per Palazzo Chigi. William
R. White, nato in Gran Bretagna e naturalizzato canadese, è figura di non poco
rilievo, che vanta una brillante carriera alla Bank of England, alla banca
centrale del Canada (di cui fu vice governatore), nonché alla Banca dei
Regolamenti Internazionali ed all’Ocse. Ha predetto, con anni di anticipo, la
crisi finanziaria scoppiata nel 2007. Persona, quindi, che vale la pena
ascoltare nel modulare la politica economica.
L’aspetto centrale della lecture, che
verrà pubblicata dall’Ibl, è una rigorosa critica all’utilizzo della mano
monetaria per stimolare la ripresa. Sino a qui nulla di nuovo, si potrebbe
dire. White non si limita a criticare: propone una ricetta che si può
riassumere in quattro punti.
Per riprendere a crescere, il primo
punto è la ristrutturazione del debito sovrano, una vera e propria palla di piombo
al piede dell’Eurozona. White fornisce varie indicazioni su come farlo ed
aggiunge che la strategia “taglia debito” deve essere accompagnata dalla
ricapitalizzazione di numerose banche di grandi dimensioni.
In secondo luogo, occorre perseguire
con determinazione “riforme strutturali” (ossia che incidano sulle strutture
economiche per aumentare produttività e competitività). Tali riforme riguardano
principalmente il settore dei servizi e le professioni. I Paesi con surplus
strutturali nella bilancia commerciale (tra essi non c’è solo la Germania ma
anche l’Italia) sono quelli dove riforme microeconomiche per accentuare la
concorrenza sono più urgenti e necessarie.
In terzo luogo, sono urgenti
investimenti in infrastrutture. Tali investimenti, precisa White, devono
attrarre anche capitali privati visto che la spesa pubblica in conto capitale è
al lumicino: i “mercati finanziari devono capire che spesa pubblica per
investimenti ben concepiti, ben preparati e ben valuti è molto differente da un
mero aumento degli impegni dei Governi per attività correnti”. Occorre, poi,
capire perché gli investimenti privati in Paesi avanzati ad economie di mercato
sono giunti a livelli così bassi (rispetto al passato) e proporre misure per
aumentarli (ad esempio in materia di tariffe).
In quarto luogo, i governi devono
utilizzare le risorse ancora a loro disposizione per aumentare la domanda
aggregata. “Alcuni, pochi, hanno spazio di manovra nelle loro politiche di
bilancio”. Tali spazi possono essere ampliati con strategie di comunicazione
che dimostrino che si sta seriamente e decisamente affrontando il nodo del
debito.
Sono politiche difficili da
perseguire ed attuare, poiché occorre scontrarsi con interessi anche legittimi,
ma particolaristici e molto radicati. Le alternative, però, rischiano di
peggiorare e non di migliorare il futuro.
22/10/2015
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