Perché interessarsi a Jesi, una città di quarantamila
abitanti nel cuore delle Marche? Florida un tempo per l’agricoltura e
considerata simbolo di un distretto industriale efficiente imperniato sulla
Indesit (travolta dalla crisi di questo primo scorcio di terzo millennio)
,luogo di nascita non solo di Federico Secondo ma anche di importanti musicisti
quali Giambattista Pergolesi e (nella
contigua piccola Maiolati) di Gaspare Spontini.
Da nove anni, la Fondazione Pergolesi Spontini (anima
musicale non solo della città ma anche del suo vasto hinterland di piccoli
centri dotati di squisiti teatrini) chiude in bilancio pareggio: nove Stagioni Liriche di Tradizione del
Teatro Pergolesi di Jesi e quattorcini edizioni del Festival Pergolesi Spontini
per un volume d’affari complessivo di circa 55 milioni e 200 mila euro, senza
alcun deficit. Da alcuni anni, la fondazione segue la buona prassi di
pubblicare un Bilancio Sociale da cui
si ricavano gli effetti del suo lavoro sul territorio e le attività per
incoraggiare la frequentazione di giovani al bel Teatro Pergolesi che troneggia
nella piazza centrale
Questi risultati sono stati ottenuti tramite una
decennale attività di coproduzione. In una prima fase , i tentativi sono stati
con i teatri delle Marche, come il Teatro Rossini di Pesaro, il Teatro della
Fortuna di Fano, il Teatro delle Muse di Ancona, il Teatro dell’Aquila di
Fermo, il Teatro Vintidio Basso di Ascoli Piceno. Gli esiti non sono stati
interamente positivi, principalmente a ragione di campanilismi locali. Si è poi
tentato un rapporto con Teatri dell’altra sponda dell’Adriatico, senza grandi
esiti. Nel frattempo, Jesi si è dotata di un laboratorio per scene e costumi.
Poco a poco , la tenacia con cui è stata perseguita la strada della
coproduzione ha funzionato. Da alcuni anni,è in atto una stretta collaborazione
con il ‘circuito lombardo’( Teatro “G. Donizetti” di Bergamo, Teatro
Sociale di Como, Teatro “A. Ponchielli” di Cremona, Teatro “G. Fraschini”
di Pavia ) ed ora anche con una rete di Teatri francesi(Centre lyrique Clermont-Auvergne (Opéra
de Saint-Etienne, Opéra de Limoges, Opéra du Grand Avignon, Opéra de Massy,
Opéra de Reims, Opéra de Rouen, Opéra de Vichy). Quindi un totale di 12
teatri questa ‘stagione’ per un Don Pasquale (le cui scene ed i cui costumi sono
stati manufatti dai laboratori jesini) , una commedia ‘romana’ ma di gusto
francese (la prima ebbe luogo e Parigi il 3 gennaio 1843 e venne seguita da
numerosissime repliche.
La cooperazione con il ‘circuito lombardo’ e la ‘rete
francese’, ha avuto l’effetto di riattivare parte di quella marchigiana. Pesaro
ed Ancona. In tale modo, Jesi ha una stagione lirica di 7 titoli (tutti
coprodotti).
E’ una storia che merita di essere conosciuta perché
l’unico modo di far sopravvivere la lirica. Lo dovrebbero fare le fondazioni ,
dando vita ad un ‘cartellone nazionale’ almeno per i titoli rappresentanti più
frequentemente.
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