mercoledì 28 ottobre 2015

Il modello virtuoso di Jesi perché non seguirlo in Rivista Musica novembre



Perché interessarsi a Jesi, una città di quarantamila abitanti nel cuore delle Marche? Florida un tempo per l’agricoltura e considerata simbolo di un distretto industriale efficiente imperniato sulla Indesit (travolta dalla crisi di questo primo scorcio di terzo millennio) ,luogo di nascita non solo di Federico Secondo ma anche di importanti musicisti quali Giambattista  Pergolesi e (nella contigua piccola Maiolati)  di Gaspare Spontini.
Da nove anni, la Fondazione Pergolesi Spontini (anima musicale non solo della città ma anche del suo vasto hinterland di piccoli centri dotati di squisiti teatrini) chiude in bilancio pareggio:  nove Stagioni Liriche di Tradizione del Teatro Pergolesi di Jesi e quattorcini edizioni del Festival Pergolesi Spontini per un volume d’affari complessivo di circa 55 milioni e 200 mila euro, senza alcun deficit. Da alcuni anni, la fondazione segue la buona prassi di pubblicare un Bilancio Sociale da cui si ricavano gli effetti del suo lavoro sul territorio e le attività per incoraggiare la frequentazione di giovani al bel Teatro Pergolesi che troneggia nella piazza centrale
Questi risultati sono stati ottenuti tramite una decennale attività di coproduzione. In una prima fase , i tentativi sono stati con i teatri delle Marche, come il Teatro Rossini di Pesaro, il Teatro della Fortuna di Fano, il Teatro delle Muse di Ancona, il Teatro dell’Aquila di Fermo, il Teatro Vintidio Basso di Ascoli Piceno. Gli esiti non sono stati interamente positivi, principalmente a ragione di campanilismi locali. Si è poi tentato un rapporto con Teatri dell’altra sponda dell’Adriatico, senza grandi esiti. Nel frattempo, Jesi si è dotata di un laboratorio per scene e costumi. Poco a poco , la tenacia con cui è stata perseguita la strada della coproduzione ha funzionato. Da alcuni anni,è in atto una stretta collaborazione con il ‘circuito lombardo’(  Teatro “G. Donizetti” di Bergamo, Teatro Sociale di  Como, Teatro “A. Ponchielli” di Cremona, Teatro “G. Fraschini” di Pavia )  ed ora anche con una rete di Teatri francesi(Centre lyrique Clermont-Auvergne (Opéra de Saint-Etienne, Opéra de Limoges, Opéra du Grand Avignon, Opéra de Massy, Opéra de Reims, Opéra de Rouen, Opéra de Vichy). Quindi un totale di 12 teatri questa ‘stagione’ per un  Don Pasquale (le cui scene ed i cui costumi sono stati manufatti dai laboratori jesini) , una commedia ‘romana’ ma di gusto francese (la prima ebbe luogo e Parigi il 3 gennaio 1843 e venne seguita da numerosissime repliche.
La cooperazione con il ‘circuito lombardo’ e la ‘rete francese’, ha avuto l’effetto di riattivare parte di quella marchigiana. Pesaro ed Ancona. In tale modo, Jesi ha una stagione lirica di 7 titoli (tutti coprodotti).
E’ una storia che merita di essere conosciuta perché l’unico modo di far sopravvivere la lirica. Lo dovrebbero fare le fondazioni , dando vita ad un ‘cartellone nazionale’ almeno per i titoli rappresentanti più frequentemente.  


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