Il
Teatro dell’Opera rinnova il sodalizio tra Weill e Brecht
06 - 10 - 2015Giuseppe Pennisi
Aufstieg
und Fall der Stadt Mahagonny (Ascesa e caduta della città di Mahagonny) di Kurt
Weill, libretto di Bertolt Brecht, arriva oggi 6 ottobre al Teatro
dell’Opera. E’ una coproduzione importante in co-produzione con il Teatro La
Fenice di Venezia ed il il Palau de les Arts Reina Sofía di Valencia. E, dopo
l’opera di John AdamsI was Looking at the Ceiling and Then I Saw the Sky, il
secondo titolo di un trittico di opere moderne che ci chiuderà con Bassaridis
di Hanz Werner Henze che il 27 novembre aprirà la nuova stagione 1965-66.
La
regia, è di Graham Vick, regista tra i più inventivi nel panorama odierno che
per l’Opera di Roma ha recentemente firmato Die Entführung aus dem Serail
(2011). Debutta alla direzione dell’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma il
Maestro John Axelrod, Direttore Principale Ospite della Sinfonica “Giuseppe
Verdi” di Milano.
Aufstieg
und Fall der Stadt Mahagonny, dopo L’opera da tre soldi, è il secondo
capolavoro del sodalizio che legò Weill a Bertolt Brecht, di cui il
compositore tedesco aveva sposato pienamente le idee portando nel teatro musicale
temi d’attualità e soggetti a sfondo sociale.
Andata in scena all’Opera di Roma una sola volta, nel 2005, “Ascesa e caduta della città di Mahagonny” torna dopo dieci anni in un nuovo allestimento che vede le scene e i costumi di Stuart Nunn, i movimenti coreografici di Ron Howell e le luci Giuseppe Di Iorio.
Andata in scena all’Opera di Roma una sola volta, nel 2005, “Ascesa e caduta della città di Mahagonny” torna dopo dieci anni in un nuovo allestimento che vede le scene e i costumi di Stuart Nunn, i movimenti coreografici di Ron Howell e le luci Giuseppe Di Iorio.
Nel
ruolo dei tre fuggiaschi fondatori di Mahagonny, la città dell’oro dove tutto è
possibile, vedremo Iris Vermillion (Leokadja Begbick), Dietmar Kerschbaum
(Fatty, der “Prokurist”) e Willard White (Dreienigkeitsmoses). Measha
Brueggergosman sarà Jenny Hill, una delle ragazze chiamate ad allietare la vita
della nuova città. Nei panni delle vittime di questa trappola vedremo Brenden
Gunnell (Jim Mahoney), Christopher Lemmings (Jack O’Brien, anche nel ruolo di
Tobby Higgins), Eric Greene (Bill, gennant Sparbückenbill) e Neal Davies (Joe,
gennant Alaskawolfjoe). Accanto agli interpreti principali, un gruppo di 25
giovani attori sarà parte fondamentale della messa in scena. Maestro del Coro
Roberto Gabbiani.
L’ultima
volta che vidi Aufstieg und Fall der Stadt Mahagonny, circa tre anni fa a
Berlino, fu alla deliziosa Komische Oper, a pochi passi dalla Porta di
Brandeburgo, nota perché i lavori vengono allestiti in modo molto innovativo. A
Roma manca dal 2005, quando venne proposto un allestimento di Daniele Abbado,
un sforzo comune dell’Opera di Roma, dei Teatri di Reggio Emilia e del
Petruzzelli di Bari. Ricordo un cast internazionale di ottimo livello.
Specialmente brava l’orchestra, diretta da Jonathan Webb.
Aufstieg
und Fall der Stadt Mahagonny può essere considerata l’unica opera in senso
stretto (ossia interamente in musica con pochissimi numeri parlati) di Kurt
Weill su libretto di Bertolt Brecht. È un lavoro del 1930 che destò così tanto
scalpore che i nazisti ne fecero bruciare tutte le copie della partitura; una,
si dice, venne trafugata negli Stati Uniti dove Weill e Brecht la misero in
scena in inglese.
È
un apologo dell’ascesa e del crollo del capitalismo che allora era molto più
graffiante di oggi. Tre malviventi in fuga creano una città dove tutto è
permesso tranne non avere denaro; la nuova città (Mahagonny) attira
delinquenti, prostitute, avventurieri, cercatori d’oro, e via discorrendo; Jim
Mahoney è condannato all’impiccagione non per avere assassinato e derubato ma
per non avere saldato un debito di gioco; ma proprio il giorno
dell’impiccagione, un tifone spazza via Mahagonny e i suoi abitanti.
Soltanto
nel 1988 è stata pubblicata un’edizione critica (basata in gran misura sulla
partitura miracolosamente ritrovata a Lipsia). Ed è quella in scena da un
decennio alla Komische Oper di Berlino e che ritengo verrà proposta a Roma. Lo
spettacolo di Berlino segue puntualmente l’edizione critica (in tedesco) del
1988 e le istruzioni drammaturgiche di Brecht, ma scene e costumi sono portati
ai giorni nostri.
Aufstieg
und Fall der Stadt Mahagonny, nella sola edizione presentata in Italia prima di
adesso (in italiano e basata sulla prima versione del lavoro) è stata letta
come una dura satira del capitalismo americano (che né per esperienza diretta
né per lettura dei testi Brecht e Weill conoscevano).
A
mio avviso, invece, la sua fonte principale è “Gli uccelli di Aristofane” –
critica severissima dell’utopia, molto poco politically correct e con più di una
punta omofoba (con buona pace di chi erroneamente crede che i greci antichi
praticassero l’amore gay o almeno lo tollerassero). Come ne Gli uccelli, un
gruppo di socialmente esclusi (nel caso specifico, banditi, lenoni e
prostitute) costruiscono, e distruggono, la “città ideale” dove tutto è
permesso (e dove tutto, dal sesso ai peccati di gola, è estremo), basta avere i
soldi. Nel 1928-30 Brecht e Weill erano due giovani trentenni che assistevano
al disfacimento della Repubblica di Weimar. Il loro rappresentare tale
disfacimento (con una musica, tra l’altro, piena di accenti timbrici ricavati
dallo studio del “jazz” americano) non piaceva ai nazisti, che quindi ne
impedirono la messa in scena
Nessun commento:
Posta un commento