OPERA/ Beethoven e i contemporanei
Pubblicazione:
martedì 13 ottobre 2015
Antonio Pappano
Approfondisci
OPERA/ Mahagonny, ovvero il fallimento dell'utopia secondo Brecht e Weill
Chemical Free (?)/ Nasce l'Opera ecologica
NEWS Musica
OPERA/ Beethoven e i contemporanei
EMMA MARRONE/ News: la cantante salentina sul set del nuovo video, foto (oggi, 13 ottobre 2015)
JUSTIN BIEBER/ News: la popstar canadese in studio in California, video (oggi, 13 ottobre 2015)
TAKE THAT / Concerto di Milano ad Assago. Info e scaletta (13 ottobre 2015)
ONE DIRECTION / News: colpo basso di Zayn Malik alla band? (Oggi, 13 ottobre 2015)
Emma Marrone/ News: Pause dal set, Foto (oggi, 12 ottobre 2015)
La stagione sinfonica 2015-2016 dell’Accademia Nazionale di Santa
Cecilia è iniziata con un ciclo di cinque concerti (due dei quali presentati
anche a La Scala di Milano ed al Regio di Parma). Il ciclo cominciato il
3 ottobre durerà fino al 3 novembre ed è intitolato il titolo Beethoven
ed I Contemporanei. E’ un titolo volutamente ambiguo: comporta
l’integrale delle nove sinfonie di Beethoven affiancate ad opere di
contemporanei sia dei nostri giorni (Francesconi, Sollima, Nieder) sia
dell’epoca di Beethoven ma italiani e molto differenti da lui (i
“compositori imperiali” Spontini e Cherubini).
La proposta coniuga le aspirazioni degli abbonati (che
avevano espresso critiche nei confronti del programma 2014-2015, da molti
giudicato troppo «novecentesco») con l’esecuzione di opere prime (sovente commissionate
dalla stessa Accademia di Santa Cecilia) di compositori italiani viventi – i
cui lavori vengono suonati più spesso nel resto del mondo che in Italia – o di
compositori, anch’essi italiani, che hanno prodotto molto all’estero (Francia,
Prussia) e le cui opere sono in repertorio di teatri stranieri ma che da noi
sono raramente eseguite.
Occorre dire che pastiche di questa natura non sono
insoliti a Antonio Pappano, direttore musicale e dell’Accademia e dei cinque
concerti: la scorsa stagione ha presentato Il prigioniero di
Dallapiccola, inserito (senza intervalli o altra soluzione di continuità) in
due brani del Fidelio di Beethoven. Erano frequenti in epoca barocca e
sono ancora spesso nei programmi musicali della Gran Bretagna (dove Pappano è
nato e cresciuto) e degli Stati Uniti (anche alla tradizionalista Metropolitan
Opera House).
I primi due concerti sono stati un successo. Il 3 ottobre,
nonostante fosse un sabato e quindi il concerto si svolgesse nel tardo
pomeriggio, i circa tremila posti della Sala Santa Cecilia erano gremiti e
c’erano anche spettatori in piedi. Il lavoro di Luca Francesconi , su testi di
Mandela, Bread Water and Salt, è stato applaudissimo e la nona
sinfonia di Beethoven ha avuto un accoglienza trionfale. Avendolo recensito
altrove, mi soffermo sul secondo ascoltato il 10 ottobre, eseguito alla Scala
l’11 ottobre, e replicato a Roma il 12 e 13 ottobre.
Il programma includeva la ouverture di Olympie di Gaspare
Spontini e due tra la sinfonie più note di Beethoven, la seconda e la quinta.
Appropriatamente, il programma di sala ricorda che Gaspare Spontini nei dieci
anni passati a Roma dopo un lunghisimo soggiorno prima a Parigi e poi a Berlino
(e prima di ritirarsi nella natia Maiolati), il compositore ebbe un ruolo
cruciale nello sviluppo e nell’internazionalizzazione dell’Accademia, di cui
era stato eletto ‘membro onorario’. Purtroppo, le opere più importanti di
Spontini vengono rappresentate raramente in Italia dato il dispiego di forze
(grandi voci, doppio coro, corpo di ballo) in quanto destinate a teatri
‘imperiali’.
Ricordo una magnifica Agnese di Hohenstaufen al Teatro
dell’Opera di Roma nel 1986. Da allora, salva un’apparizione alla Scala (La
Vestale , diretta da Riccardo Muti nel 1993) ed il coraggio del Festival
Pergolesi-Spontini di Jesi (dove sono stati messe in scena i tre lavori più
semplici, e meno costosi, del compositore) è raro vedere nei cartelloni un
autore venerato e considerato come il loro modello da Berlioz e Wagner, tra gli
altri. La ouverture di Olympie (una tragedie lyrique ambientata
ai tempi di Alessandro Magno come potevano percepiti a Parigi ad inizio
Ottocento) abbiamo essenzialmente una breve sinfonia di dieci minuti in tre
tempi: allegro marcato, andantino religioso e allegro
molto agitato. Non mancano punti di contatto con la quasi contemporanea
con la terza sinfonia in mi bemolle di Beethoven (L’Eroica)- Pappano
dà sfoggio della sua innata teatralità; sarebbe auspicale ascoltare l’opera
completa (semmai in forma di concerto) da lui diretta.
La seconda sinfonia in re
maggiore e, ancor più, la quinta sinfonia in do minore di
Beethoven sono notissime anche in quanto loro brani sono spesso utilizzati in
colonne sonore di film. In breve, della seconda sinfonia (pur composta in uno
dei momenti più drammatici della vita di Beethoven – sordità acuta e delusioni
sentimentali - Pappano e l’orchestra enfatizzano l’energia e la serenità. Nella
quinta sinfonia, gli accordi iniziali sul ‘destino che bussa sempre alla porta’
sono l’annuncio del termine dell’avventura terrena, e l’allegro , che
in varie modalità permea tutta la sinfonia acquista tinte drammatiche , ove non
tragiche.
Applausi davvero sentiti.
© Riproduzione Riservata.
Nessun commento:
Posta un commento