Beethoven, le nove sinfonie all’Accademia di Santa Cecilia
La stagione sinfonica 2015-2016
dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia è iniziata il 3 ottobre con un ciclo
di cinque concerti (due dei quali presentati anche a La Scala di Milano ed al
Regio di Parma) che durerà fino al 3 novembre. E’ intitolato “Beethoven ed i
Contemporanei”. È un titolo ambiguo: comporta l’integrale delle nove sinfonie
di Beethoven affiancate ad opere di contemporanei sia dei nostri giorni
(Francesconi, Sollima, Nieder) sia dell’epoca di Beethoven ma italiani e molto
differenti da lui (i “compositori imperiali” Spontini e Cherubini).
GUARDA LE FOTO SCATTATE DA RICCARDO
MUSACCHIO
La proposta coniuga le aspirazioni
degli abbonati (che avevano espresso riserve nei confronti del programma
2014-2015, da molti giudicato troppo «novecentesco») con l’esecuzione di opere
prime (commissionate dalla stessa Accademia di Santa Cecilia) di compositori
italiani viventi – i cui lavori vengono suonati più spesso nel resto del mondo
che in Italia – o di compositori, anch’essi italiani, che hanno prodotto molto
all’estero (Francia, Prussia) e le cui opere sono in repertorio di teatri
stranieri, ma che da noi sono raramente eseguite.
Occorre dire che pastiche di questa
natura non sono insoliti a Antonio Pappano, direttore musicale e dell’Accademia
e dei cinque concerti: la scorsa stagione ha presentato Il prigioniero di
Dallapiccola, inserito (senza intervalli o altra soluzione di continuità) in
due brani del Fidelio di Beethoven. Erano frequenti in epoca barocca e lo sono
ancora spesso nei programmi musicali della Gran Bretagna (dove Pappano è nato e
cresciuto) e degli Stati Uniti (anche alla tradizionalista Metropolitan Opera
House).
La prima parte della serata del 24
ottobre (con repliche il 27 ed il 28 ottobre) comprende una nuova composizione
di Giovanni Sollima: Ludwig Frames per coro ed orchestra e la sinfonia n.8 in
do maggiore di Beethoven. La seconda la notissima sinfonia n.6 Pastorale in fa
maggiore, nota anche in quanto utilizzata dal film di Walt Disney Fantasia.
La combinazione di musica
contemporanea con due esempi fulgidi della ‘prima scuola di Vienna’ ha un
significato perché i tre lavori sono accumunati dal senso delle natura e delle
gioie semplici, espresse in Sollima in una serie di ‘cammei’costruiti su
frammenti e su tracce di composizione , ‘una costellazione di brandelli’ –
afferma Sollima – ricavati in gran misura dal catalogo Biamonti; parte sono
accenni preparatori di quella che avrebbe dovuto essere una decima sinfonia,
forse iniziata ma in effetti mia esistita. Non si tratta, però, di un collage.
Le citazioni beethoveniane sono poche e possono essere colte esclusivamente da
un musicologo specializzato.
Siamo in pieno universo
post-romantico (più novecentesco che contemporaneo) con grande organico (dove i
violoncelli con il loro afflato di mestizia hanno un ruolo importante) ma con
un forte senso timbrico e richiami anche al jazz. Importante l’apporto del
coro. In breve, 15 minuti affascinanti e coinvolgenti.
L’ottava e la sesta sinfonia
appartengono all’ultimo periodo di Beethoven, aperto a nuovi percorsi quali la
‘musica a programma’. Pappano in questo concerto enfatizza i tomi intimi, la
dolcezza, il richiamo alle danze contadine, la tenerezza. Ancora una volta,
grande successo.
Ad una prima valutazione
complessiva, l’operazione appare riuscita. L’accostamento tra contemporaneo (in
due dei cinque concerti si trattava di contemporanei di Beethoven come Spontini
e Cherubini) funziona egregiamente e può essere una leva per aprire il pubblico
tradizionalista della sinfonica dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia a
partiture moderne.
GUARDA LE FOTO SCATTATE DA RICCARDO
MUSACCHIO
(foto di copertina e gallery:
Riccardo Musacchio)
Nessun commento:
Posta un commento